Nuovo studio fa luce sugli effetti del Covid sul cuore


Gli effetti del Covid sul cuore, dopo la guarigione, sono diversi, per questo è importante effettuare dei controlli. Ecco quali sono i più indicati

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L’infezione da Sars-Cov2 può causare manifestazioni psicologiche e cliniche, anche importanti, a mesi di distanza dalla guarigione. Si parla, appunto, di Long Covid come di una sindrome post-virale a sé. È l’insieme dei disturbi che persistono settimane dopo la negativizzazione e l’eliminazione del virus dall’organismo.

Il Prof. Gianfranco Parati, Direttore Scientifico dell’Istituto Auxologico Italiano (IRCCS) e del Dipartimento Cardio-Neuro-Metabolico di Auxologico San Luca, spiega le conseguenze post-acute del Covid-19 sul cuore in un’intervista rilasciata alla giornalista Viviana Franzellitti su www.sanitainformazione.it.

COS’È IL LONG COVID E QUALI EFFETTI HA SUL CUORE?

Per Long Covid si intende quello che succede dopo 12 settimane almeno dalla malattia acuta. Da un lato ci sono le conseguenze delle alterazioni vissute in fase acuta. Fenomeni infiammatori, legati ad alterazioni della coagulazione o alla possibilità di eventi ischemici. Questi pazienti possono avere nel lungo periodo dolore al petto, lo riferiscono in molti ma non sempre si trova una corrispondenza con gli esami che si fanno. E poi palpitazioni e alterazioni del battito – per cui influisce anche la componente psicologica – stanchezza, indebolimento generale, affaticabilità e difficoltà respiratorie.

Ci sono poi alcuni guariti che presentano fenomeni specifici di interessamento cardiaco. Si tratta di pericarditi o miocarditi sviluppate nella fase acuta che possono continuare nel tempo o insorgere successivamente. Quello che si è visto dai primi dati raccolti è una ridotta distensibilità del cuore che diventa meno “elastico” e questo, in futuro, potrebbe predisporre una maggiore facilità allo scompenso cardiaco. In aggiunta, ci sono le aritmie, legate a esiti infiammatori o fibrotici, che possono comparire a distanza di tempo. Per quanto riguarda il lungo periodo, dai dati raccolti finora, non sembra esserci un aumento della mortalità per cause cardiache, rischio dei primi 90 giorni dal contagio. Spesso la risonanza magnetica e cardiaca, nel lungo periodo mostra alterazioni, presenza di cicatrici fibrose sul cuore che rispecchiano ciò che è accaduto nella prima fase.

LE CONSEGUENZE INTERESSANO ANCHE I GIOVANI?

Sulla base di quello che sappiamo ora, nel lungo periodo sicuramente qualcosa sul cuore resta. Non sappiamo ancora quanto grave, se questi effetti si risolveranno nel tempo, se lasceranno cicatrici indelebili o comporteranno e un peggioramento delle condizioni di salute. Soprattutto negli adulti. I giovani sfuggono ai dati degli ospedali e sono rintracciabili solo se cercati in modo specifico.


ESAMI DI CONTROLLO CONSIGLIATI A 3 MESI DALL’INFEZIONE

Chiunque abbia avuto una forma di Covid importante deve fare una visita di controllo a tre mesi dall’infezione nei centri che hanno ambulatori Long Covid, anche se non ci sono sintomi. Chi ha sintomi persistenti deve fare esami anche successivi, a 6 mesi e oltre, dipende da quali sono i risultati dei primi effettuati.

FARMACI ANTIPERTENSIONE CON EFFETTO PROTETTIVO SUL CUORE

Nella prima fase della pandemia si è discusso tanto della possibile pericolosità di alcuni farmaci per l’ipertensione. A gennaio 2022 è uscito un lavoro in collaborazione con l’ospedale di Bergamo. Dai dati raccolti su 1400 pazienti colpiti da Covid-19 nei primi mesi del 2020 è emerso, al contrario, l’effetto protettivo dei farmaci anti RAAS nei soggetti più anziani e con mortalità più elevata. In relazione al Long Covid e alle ripercussioni sul cuore, si è visto che questi farmaci, in specifiche situazioni cliniche, possono dare una continua protezione. È fondamentale, quindi, per tutti, continuare le terapie.

IL PROGETTO ISS-MINISTERO DELLA SALUTE

Per introdurre strategie di gestione clinica degli effetti del Long Covid è nato il progetto ISS-Ministero della salute. L’obiettivo è raccogliere più dati in modo organizzato e sistematico. Preparare una scheda di raccolta dati condivisa e omogenea ci consentirà di avere un numero elevato di osservazioni. E di dare indicazioni più stringenti e solide basate su maggiori evidenze.