Nuovo studio sui farmaci per la tachicardia genetica nei bimbi


Tachicardia genetica: Auxologico ha partecipato a uno studio che ha confrontato i singoli farmaci β-bloccanti in gruppi di pazienti per capire quali fossero i più efficaci

Malattie cardiache congenite: nuova dichiarazione scientifica dell'American Heart Association (AHA) pubblicata online sul "Journal of American Heart Association"

I bambini sintomatici con tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica (CPVT) sono a rischio di eventi aritmici ricorrenti. La malattia è causata da mutazioni sul gene RyR2 che alterano il controllo del calcio intracellulare e favoriscono l’insorgere di aritmie estremamente pericolose ogni volta che aumenta l’attività nervosa simpatica (sforzi fisici, spaventi, forti emozioni, rabbia). I farmaci β-bloccanti riducono questo rischio, ma mancavano studi che confrontassero i singoli β-bloccanti in coorti (gruppi di pazienti) considerevoli.

Un ampio studio internazionale, a cui ha partecipato Auxologico, ha preso in esame i farmaci β-bloccanti più adatti per curare e per salvare la vita ai bambini affetti da questa patologia cardiaca di origine genetica. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista medica mondiale “Circulation”.

Spiega il Prof. Peter Schwartz, tra gli autori dello studio e della pubblicazione, direttore del Centro Aritmie Genetiche di Auxologico,

«I nostri dati confermano quanto avevamo già visto per la sindrome del QT lungo cioè che i farmaci più efficaci sono β-bloccanti non selettivi, in particolare il nadololo. Il nadololo, o propranololo se il nadololo non è disponibile, dovrebbe essere il β-bloccante preferito per il trattamento di bambini sintomatici con CPVT. I β-bloccanti β1-selettivi (come l’atenololo, il metoprololo, e il bisoprololo) non devono essere usati nei pazienti con CPVT perché non danno una protezione sufficiente. Questo studio da una parte indica quale siano i β-bloccanti da usare e dall’altra impone di ricordare due altri nostri importanti studi sulla CPVT: uno che indica come i defibrillatori da soli non siano la soluzione in quanto il dolore e la paura provocata dagli shock  fanno iniziare nuove aritmie generando un devastante ciclo di shock, e uno – sempre su Circulation – in cui abbiamo dimostrato come per i pazienti con CPVT non protetti dai beta-bloccanti la miglior soluzione sia rappresentata dalla denervazione cardiaca simpatica di sinistra (un intervento eseguito in 45’ senza aprire il torace). Nei pazienti che hanno già avuto un arresto cardiaco, la triplice terapia (beta-bloccanti, denervazione, e defibrillatore – come rete di sicurezza) è la più ragionevole».

FONTE: AUXOLOGICO

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34874747/