West Nile Virus: in Veneto tornano le zone a colori


In Veneto tornano le zone a colori per contrastare il West Nile. Nella regione, dove ci sono stati 227 casi e 14 decessi, stanziato un milione di euro per il piano straordinario contro il virus

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Alla luce dei 227 casi e dei 14 decessi riscontrati, la Regione Veneto mette in campo un piano straordinario da un milione di euro per contrastare la diffusione del West Nile virus. Lo annunciano a Palazzo Balbi, a Venezia, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. Il piano, condiviso con il ministero della Salute e con l’Istituto superiore della Sanità, si aggiunge alla usuale attività di contenimento delle zanzare e mette in campo una serie di azioni da effettuare di qui al 10 settembre, mirate a ridurre le nuove infezioni tra la popolazione a rischio.

IL PIANO DELLA REGIONE VENETO CONTRO IL WEST NILE

Nello specifico il piano prevede il potenziamento della diagnostica di laboratorio per permettere l’individuazione e conferma tempestiva dei casi; l’identificazione dei Comuni dove si potrebbe diffondere di più usando un nuovo strumento di valutazione integrata del rischio che prevede la suddivisione in aree di rischio (bianca, gialla, arancione, rossa) sulla base dei dati di sorveglianza epidemiologica e la pianificazione degli interventi mirati in funzione del rischio assegnato.

E ancora si prevedono interventi straordinari larvicidi nei Comuni a medio ed alto rischio, interventi straordinari adulticidi nei siti sensibili come parchi pubblici, strutture socio-sanitarie e ospedali dei Comuni ad alto rischio (aree rosse) o nei comuni a medio rischio (aree arancioni) in stretta continuità urbana con i Comuni ad alto rischio e campagne comunicative per accrescere la percezione del rischio nella popolazione, favorendo l’adozione di misure di protezione individuale e di misure di contrasto in aree pubbliche e private.

LA DIFFUSIONE DEL WEST NILE VIRUS DIPENDE ANCHE DAL CLIMA

Nel piano è poi compresa un’analisi epidemiologica con valutazione e monitoraggio, l’individuazione di zone tampone o ‘buffer’ cioè aree classificate a medio rischio ma che sono in continuità urbana o di frequentazione con quelle ad alto rischio, così da introdurre misure di prevenzione più efficaci. Il piano emergenziale nasce per fronteggiare l’aumento della diffusione del virus, che la direzione prevenzione della Regione giustifica con le particolari condizioni climatiche di quest’anno. La mancanza di piogge ha causato infatti il rallentamento dello scorrere dell’acqua di fiumi e canali e la formazione di ristagni che sono l’ambiente ideale per le zanzare. Questi insetti, trovando meno acqua nelle zone poco abitate, si avvicinano alle abitazioni dove è più facile si possano presentare ristagni dove riprodursi. Inoltre il clima e le temperature primaverili hanno consentito alle zanzare di iniziare molto presto a riprodursi.

LE ZONE PIÙ A RISCHIO WEST NILE

Secondo la mappatura della Regione, le zone più a rischio sono quelle delle province di Venezia, Padova, Vicenza e Rovigo, mentre la provincia di Belluno risulta sostanzialmente esente dal problema. Ad oggi, la maggior parte dei casi si è verificata in provincia di Padova (122 su 227). I 14 deceduti avevano un’età media di 83,6 anni ed erano nell’85,7% dei casi uomini.

I CONSIGLI PER EVITARE IL WEST NILE

Il consiglio, specialmente per la popolazione più a rischio e quindi anziani e soggetti con comorbilità, è di “uscire, se proprio necessraio, coprendo gran parte del corpo con abiti chiari, e di usare repellenti“, spiega il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il piano “è organico, studiato anche con l’Iszve (Istituto sperimentale zooprofilattico delle Venezie), per andare avanti a falange macedone con prevenzione, larvicidi e insetticidi, e con la parte diagnostica e clinica”, conclude Zaia come riferisce la Dire (www.dire.it).