L’anguilla del Po è a rischio estinzione: scatta l’allarme


Anguilla del Po a rischio estinzione, in Emilia-Romagna scatta l’allarme. Rete Civica chiede alla Regione azioni di tutela

anguilla del po

L’anguilla del Po rischia l’estinzione. Colpa del cormorano, ma anche e soprattutto dei pescatori di frodo. A lanciare l’allarme è Marco Mastacchi, consigliere regionale di Rete Civica in Emilia-Romagna, che chiede alla Giunta Bonaccini di attivarsi per tutelare la specie animale e la biodiversità del bacino del grande fiume. A partire dagli anni ’70, spiega Mastacchi, “si è assistito in tutta Europa al fenomeno della diminuzione di anguille. Dal 1970 ad oggi si stima che la popolazione di anguilla europea sia diminuita di circa il 95%, collocandola tra le specie in pericolo di estinzione e inserita nella lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura e delle risorse naturali”.

COLPA DELLA PESCA ILLEGALE E DEL CORMORANO

Le cause sono soprattutto legate alla “pesca illegale”, afferma il consigliere, ma “un peso non indifferente hanno anche la riduzione dei loro habitat e gli ostacoli artificiali posti lungo i fiumi, che impediscono la risalita del novellame e la discesa degli esemplari maturi”. Allo stesso tempo, sottolinea Mastacchi, “anche la predazione da parte del cormorano e di altri uccelli ittiofagi ha un impatto tale da rendere improduttiva qualsiasi attività di acquacoltura e da rendere necessario mettere in campo azioni urgenti a tutela dell’anguilla“.

“LA REGIONE INTERVENGA”

Per questo, il consigliere chiede alla Regione di incrementare con urgenza i “guardiani vallivi per scongiurare episodi di frodo”. Inoltre, Mastacchi propone alla Regione di mettere in campo “ristori per le attività di acquacoltura colpite dalla drastica diminuzione delle anguille, causata anche dalla eccessiva predazione da parte del cormorano”.

IL PROGETTO “LIFEEL”

A tutela dell’anguilla europea, tra l’altro, come spiega la Dire (www.dire.it), è in corso il progetto ‘Lifeel’ che fino al 2024 vedrà la collaborazione tra il mondo della pesca e le università. Sono previste azioni per “facilitare la migrazione delle anguille sia negli stadi giovanili sia nello stadio riproduttivo- spiega Mastacchi- il rilascio di individui maturi in mare e la realizzazione di dispositivi di dissuasione per impedire l’impatto letale delle turbine degli impianti idroelettrici”. Tra gli interventi è prevista anche la selezione e il rilascio degli esemplari “più promettenti” dal punto di vista riproduttivo.