Diabete: con insulina icodec ipoglicemia sotto controllo


Nei pazienti con diabete di tipo 2, l’insulina basale sperimentale icodec a somministrazione settimanale non ha portato a un aumento dell’ipoglicemia

Insulina Novo Nordisk, diabete

Nei pazienti con diabete di tipo 2, l’insulina basale sperimentale icodec a somministrazione settimanale non ha portato a un aumento dell’ipoglicemia rispetto all’insulina glargine U100 una volta al giorno, anche con dosi intenzionalmente raddoppiate e triplicate di entrambi gli agenti, secondo i dati di uno studio presentati al congresso dell’American Diabetes Association (ADA).

L’insulina icodec agisce legandosi in modo reversibile all’albumina, rallentando così il rilascio dell’analogo attivo dell’insulina. Ha un’emivita di circa 1 settimana, durante la quale ha una distribuzione quasi uniforme dell’effetto ipoglicemizzante. Per alcuni esperti il nuovo farmaco potrebbe rappresentare un potenziale punto di svolta nella terapia insulinica, riducendo l’onere del trattamento e migliorando la compliance.

I dati di fase II per insulina icodec, che mostrano efficacia e sicurezza paragonabili a insulina glargine U100 una volta al giorno, sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine nel settembre 2020 e presentati al congresso EASD (European Association for the Study of Diabetes) 2020. Tuttavia alcuni medici hanno espresso preoccupazione per il fatto che un’insulina che rimane nel sistema per un’intera settimana possa aumentare il rischio di ipoglicemia.

Uno studio per correggere le percezioni errate
Il nuovo studio crossover, randomizzato, in aperto, a due periodi, ha incluso 43 pazienti con diabete di tipo 2 che stavano assumendo insulina basale con o senza agenti ipoglicemizzanti orali. I soggetti arruolati avevano un’età media di 56 anni e per il 72% erano uomini.

Tutti gli agenti orali tranne la metformina sono stati sospesi durante il periodo di run-in di 7 settimane e le dosi basali di insulina sono state ottimizzate. I partecipanti sono stati quindi randomizzati a ricevere icodec una volta alla settimana per 6 settimane o glargine U100 giornaliere per 11 giorni. Dopo un periodo di washout, i pazienti sono passati all’altro regime.

Una doppia dose di icodec è stata somministrata 2 settimane dopo l’inizio dello studio e una tripla alla settimana 5. Per glargine, sono state somministrate dosi doppie nei giorni 3 e 10. Le infusioni di glucosio sono state iniziate alle 8:30 per mantenere l’euglicemia. Alle 15:00 sono stati sospesi insulina e glucosio e sono state misurate le risposte glicemiche. Se la glicemia di un paziente scendeva a 45 mg/dl, veniva somministrato glucosio per mantenere quel livello di ipoglicemia.

Eventi ipoglicemici non differenti tra le due insuline
Le percentuali di pazienti che hanno raggiunto un’ipoglicemia clinicamente significativa (definita come <54 mg/dl) con la dose di insulina raddoppiata erano del 40% con icodec rispetto al 36% con glargine, una differenza non significativa (odds ratio, OR, 1,28, P=0,63). Con la dose tripla le proporzioni erano del 53% con icodec rispetto al 70% con glargine e non erano significativamente differenti (OR 0,48, P=0,14).

Anche i nadir medi della glicemia non differivano con la dose doppia (58 mg/dl con icodec vs 59 mg/dl con glargine, rapporto di trattamento 0,97, P=0,07) ma lo erano con la dose tripla (rispettivamente 56 vs 52 mg/dl, rapporto di trattamento 1,07, P<0,001).

Le proporzioni di pazienti che hanno raggiunto un nadir di glucosio plasmatico <54 mg/dl o che hanno manifestato sintomi ipoglicemici erano del 53% con icodec rispetto al 70% con glargine.

Non sono state osservate differenze negli eventi ipoglicemici tra le due insuline, anche se sono state riscontrate alcune differenze in altre risposte ormonali, ha affermato il relatore Thomas Pieber, a capo della divisione di endocrinologia e metabolismo della Medical University di Graz, in Austria.

Le risposte del glucagone e dell’ormone della crescita erano comparabili tra le due insuline durante l’ipoglicemia, ma con icodec si è verificata una risposta all’adrenalina significativamente maggiore e una tendenza verso una maggiore risposta alla noradrenalina rispetto a glargine.

Alla domanda sul perché della differenza di adrenalina, Pieber ha affermato che non era chiaro, ma che un fenomeno simile era stato osservato in uno studio sull’insulina degludec nel diabete di tipo 1. «Può darsi che il profilo piatto abbia un impatto sul sistema nervoso autonomo o che la segnalazione nel cervello sia diversa per le due insuline. Per avere una risposta certa servono ulteriori studi» ha detto.

Commenti positivi, ma ancora qualche dubbio
«Il disegno dello studio è stato geniale, nel senso che ha affrontato alcune delle percezioni errate che le persone possono avere con le insuline settimanali, dimostrando che si sbagliavano» ha commentato Julio Rosenstock che ha condotto un precedente studio di fase II con insulina icodec.

Non convinto, Rajesh Garg, professore di medicina e direttore del diabete clinico presso l’Università di Miami, in Florida, ha fatto presente che «le insuline una volta alla settimana sono piuttosto eccitanti, ma l’ipoglicemia è la preoccupazione più grande e questo studio secondo me non l’ha risolta»

«Le valutazioni con le dosi raddoppiate e triplicate riguardavano solo periodi di 24 ore e resta la preoccupazione per quanto potrebbe accadere il giorno successivo. L’effetto dell’insulina a lunga durata d’azione sovradosata continuerà nei giorni a seguire, mentre quello della glargine sarà già terminato» ha affermato.

In risposta Pieber ha fatto presente che i pazienti sono stati monitorati nell’unità di ricerca clinica per 4 giorni dopo l’aumento della dose, durante i quali hanno indossato monitor continui del glucosio e hanno ricevuto carboidrati extra. «Ci sono stati pochissimi eventi di ipoglicemia lieve, che sono stati facilmente compensati con carboidrati per via orale» ha detto.

Bibliografia

ADA 2022 Scientific Sessions. Presented on June 5, 2022.