Demenza: un aiuto da intelligenza artificiale e musica


Una piattaforma di streaming musicale basata sull’intelligenza artificiale potrebbe aiutare i pazienti con demenza a ridurre l’ansia

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Una piattaforma di streaming musicale basata sull’intelligenza artificiale potrebbe aiutare i pazienti con demenza a ridurre l’ansia e, anche non risolvendo la condizione neurodegenerativa, potrebbe migliorarne la qualità di vita.

La musica può evocare una vasta gamma di sensazioni e gli effetti di una singola canzone possono mantenersi per tutta la vita, rinnovandosi a ogni ascolto, con una potenziale grande utilità nelle persone che soffrono di alcune delle malattie più debilitanti che compromettono la funzione cognitiva.

«Nelle persone con malattia di Alzheimer le aree del cervello coinvolte nell’elaborazione della musica sono quelle che si degenerano per ultime» ha detto Borna Bonakdarpour, professore associato di neurologia presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University. «Le persone perdono prima la memoria verbale, poi quella visiva e solo verso la fine la memoria musicale».

La musica “risveglia” i pazienti con malattie neurodegenerative
Bonakdarpour dirige anche il programma di musica e medicina della Northwestern, che studia l’impatto della musicoterapia come trattamento per malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e demenza.

Nel corso del suo lavoro ha scoperto che i pazienti sottoposti a trattamenti basati sulla musica hanno avuto risultati incredibilmente promettenti e potenti. «In qualche modo la musica li sveglia. Entra immediatamente nei loro sistemi motori e i pazienti vorranno ballare, suoneranno strumenti a percussione e parteciperanno alla musica».

Il trattamento può avvenire in vari modi. Come la riproduzione di musica preregistrata o dal vivo per alleviare lo stress e l’ansia, oppure la musicoterapia, ossia la pratica clinica che utilizza la musica per curare i pazienti. Gli studi hanno suggerito che queste due metodologie possono essere incredibilmente utili per i pazienti con demenza, che riferiscono stati d’animo migliori, meno ansia e migliori relazioni con i caregiver.

Anche se è stato dimostrato che questi trattamenti possono essere di aiuto, alcune barriere logistiche non sempre possono essere superate. Per esempio può essere difficile trovare un musicoterapeuta o un medico che può assistere con l’intervento musicale, specialmente se si vive in zone poco servite o non si possono sostenere i relativi costi. Un altro problema è la disponibilità del terapeuta, che non può prestare assistenza tutti i giorni e a qualsiasi orario.

La startup tecnologica canadese per la salute digitale LUID ha cercato di risolvere quest’ultima difficoltà, grazie a una piattaforma di streaming musicale dotata di intelligenza artificiale, che combinerebbe l’apprendimento automatico con le neuroscienze per aiutare a ridurre l’ansia.

Un primo test sulla riduzione dell’ansia nelle persone sane
L’azienda ha condotto uno studio clinico controllato che ha coinvolto oltre 160 partecipanti con ansia auto-riferita, divisi dai ricercatori in quattro gruppi. Un gruppo ha ascoltato una playlist di musica e battiti binaurali, un’illusione uditiva che si verifica quando si suonano toni diversi in ciascun orecchio, gestita dall’intelligenza artificiale; due gruppi hanno ascoltato solo musica o solo ritmi e l’ultimo gruppo ha ascoltato il rumore rosa, un particolare tipo di rumore in cui le componenti a bassa frequenza hanno potenza maggiore, a differenza del rumore bianco in cui la potenza è uguale per qualsiasi frequenza.

Ne è risultato che il gruppo sottoposto alla playlist di musica e ritmi basata sull’intelligenza artificiale ha ottenuto una riduzione significativa dell’ansia. La musica somministrata in questo modo è unica per ogni ascoltatore, così da fornire un’esperienza completamente personalizzata in base alle esigenze e all’umore del paziente al momento dell’ascolto.

Il prossimo obiettivo è ridurre l’ansia nella demenza
LUCID sta lavorando per sviluppare e perfezionare il suo prodotto per le persone con demenza, con una terapia digitale denominata LUC-101 che dovrebbe vedere la luce entro il 2023. L’obiettivo molto più ambizioso rispetto al trattamento di adulti sani che soffrono di ansia, infatti malattie come l’Alzheimer privano il paziente delle capacità cognitive e questo rappresenta un grande ostacolo per lo sviluppo di trattamenti digitali per chi ha problemi neurodegenerativi.

«Penso che i motivi alla base dell’ansia nelle persone sane e in quelle con demenza non siano così diversi» ha affermato Frank Russo, direttore scientifico di LUID e coautore dello studio. «L’incertezza sul futuro o l’affrontare il momento presente sono fattori che scatenano l’ansia, attingendo allo stesso hardware biologico che si è evoluto per mantenerci prosperi e al sicuro. Quindi riteniamo che gli interventi che aiutano le persone sane a ridurre lo stress e l’ansia possono fare lo stesso anche in quelle affette da demenza».

Bonakdarpour spera che un trattamento come questo possa essere di beneficio per i pazienti, ma avverte che non dovrebbe in alcun modo sostituire la musicoterapia clinica. «La musicoterapia deve coinvolgere un musicoterapeuta qualificato e certificato. Questi specialisti spesso compongono sul momento e questo consente loro di interagire con il paziente per vedere cosa sta funzionando ed eventualmente di adattarsi immediatamente. La musica preregistrata ha meno flessibilità» ha ammonito.

La demenza resta demenza, ma si regala un po’ di gioia ai pazienti
Tuttavia vede molte promesse in una piattaforma di streaming musicale basata sull’intelligenza artificiale che può aiutare ad alleviare l’ansia dei pazienti quando sono al di fuori di un ambiente clinico o lontano dal loro musicoterapeuta. Un’aspettativa coerente con la sua ricerca sull’utilizzo della musicoterapia anche per i pazienti con demenza. La musica a cui i suoi pazienti rispondono meglio spesso proviene dalla loro infanzia, fino ai vent’anni, semplicemente perché ricorda loro i tempi in cui erano più felici.

«Nei pazienti con demenza si conserva la memoria a lungo termine della musica» ha spiegato. «Ascoltare la musica che piaceva loro quando erano più giovani riporta alla mente ricordi a lungo termine di un periodo della vita in cui si sentivano al sicuro, dato che nella loro vita attuale si sono persi»

In ogni caso un potenziale prodotto a cui si può accedere praticamente ovunque comporta diversi vantaggi. In futuro LUC-101 potrebbe presentarsi sotto forma di un’app in grado di fornire trattamenti personalizzati comodamente da casa. Nel migliore dei casi sarebbe abbinata all’assistenza clinica insieme al trattamento di un musicoterapeuta, ma può comunque aprire l’accesso all’intervento musicale a milioni di persone che soffrono di malattie come l’Alzheimer.

E anche se non risolverebbe il problema della neurodegenerazione, potrebbe aiutare a fornire ai pazienti e ai loro caregiver un po’ di gioia e leggerezza negli ultimi giorni della loro vita, offrendo perlomeno una buona ragione per cantare e ballare.

Bibliografia

Mallik A, Russo FA. The effects of music & auditory beat stimulation on anxiety: A randomized clinical trial. PLoS One. 2022 Mar 9;17(3):e0259312. 

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