Il granchio blu ora fa paura anche all’Emilia-Romagna


In Regione Emilia-Romagna il Pd chiede che il granchio blu sia riconosciuto specie invasiva, anche per poterlo commercializzare

Granchio reale blu venezia

Il granchio blu in Adriatico spaventa l’Emilia-Romagna. E così in Regione il Pd si muove per chiedere che la specie, originaria dell’Oceano Atlantico, sia riconosciuta a livello nazionale e comunitario come specie esotica invasiva. Questo aprirebbe la porta anche alla possibilità di pescarlo per metterlo in commercio. E portarlo sulle tavole. “In molti Paesi- sottolinea la consigliera regionale dem, Nadia Rossi- il granchio reale blu è considerato una specie pregiata e ha un costo che si aggira sui 150 euro al chilo”. Fino a quando, però, il granchio blu non sarà inserito dalla Ue tra le specie esotiche invasive, “decisione che al momento risulta al vaglio della Commissione europea- spiega Rossi- non sembra possibile commercializzarlo. Aumentare la domanda e sviluppare un commercio di questo prodotto invece è fondamentale per combatterne la proliferazione dannosa”.

“LA REGIONE SOLLECITI LA UE”

Per questo, la consigliera dem chiede alla Regione Emilia-Romagna un impegno “per sollecitare il riconoscimento a livello comunitario” del granchio blu come specie ‘aliena’ e dannosa. Allo stesso tempo, sostiene Rossi, serve anche a “un’azione di informazione e sensibilizzazione sull’esistenza di queste specie, anche mettendo in rete le società cooperative, le imprese della pesca e tutti i possibili soggetti coinvolti nella filiera. Promuovere accordi tra loro che abbiano come obiettivo sviluppare progetti con finalità positive per l’ambiente e l’ecosistema e al contempo per la tutela del sistema socioeconomico ed imprenditoriale locale, anche attraverso un calmieramento dei prezzi del prodotto, è la chiave per ottenere il miglior risultato possibile per tutti”, insiste Rossi.

IN ADRIATICO MINACCIA LE ALTRE SPECIE

In assenza di predatori marini in Adriatico in grado di contrastare il granchio blu, spiega ancora la consigliera dem, “la sua diffusione sta impattando sull’intero ecosistema minacciando alcune specie autoctone come cozze, seppie, spigole, orate e pesce azzurro di cui il granchio blu è particolarmente vorace. Una situazione che può danneggiare l’attività dei piccoli pescatori locali, già in difficoltà a causa della pandemia e del rincaro del gasolio”.

POTREBBE DIVENTARE UN’EMERGENZA

In Italia e in Emilia-Romagna, segnala Rossi alla Dire (www.dire.it), “si stanno attivando progetti innovativi che coinvolgono giovani start-up, industrie alimentari, ristoratori e società cooperative del settore pesca con la finalità di pescare, lavorare e utilizzare attraverso la cucina e la ristorazione queste particolari specie aliene”. A Rimini, ad esempio, nella recente edizione di ‘Al Meni’ era presente una start-up chiamata ‘Blueat’, che intende appunto “occuparsi della proliferazione delle specie aliene lavorando al contempo alla sopravvivenza delle risorse autoctone”. Senza però un intervento a livello europeo, ribadisce Rossi, il granchio blu “potrebbe diventare un’emergenza. Serve l’intervento delle Istituzioni nazionali ed europee per definire azioni a tutela dei nostri mari e delle attività che si sviluppano attorno a essi”.