Nasce il National Biodiversity Future Centre


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Con la firma dell’atto costitutivo, prende corpo un ambizioso progetto la cui proposta è stata coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche: il National Biodiversity Future Centre (NBFC) attrae una una rete di 48 partner attorno al prioritario tema della biodiversità, e prevede un finanziamento di oltre 320 milioni di euro per i primi tre anni (2023-2025), con il coinvolgimento di oltre 1300 ricercatori degli Enti partner e di qualche centinaio di neoassunti.

La proposta, che mira a mettere in campo la più poderosa iniziativa di ricerca e innovazione sulla biodiversità mai tentata in Italia, si fonda su virtuose sinergie tra Università, Organismi di Ricerca, Fondazioni e Imprese scelti in base alla loro comprovata leadership scientifica, tecnologica, etica e di mercato, è nata in risposta all’Avviso pubblico per la presentazione di Proposte di intervento per il Potenziamento di strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali” di R&S su alcune Key Enabling Technologies, da finanziare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 4 Componente 2 Investimento 1.4, finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU.

Il Centro sarà strutturato secondo l’impostazione Hub&Spoke, ovvero con un punto centrale a Palermo e 8 nodi distribuiti su tutto il territorio nazionale, a garanzia di quel riequilibro territoriale che è tra le priorità del PNRR.

L’HUB con sede a Palermo (ospitato presso Università degli Studi di Palermo) è stato concepito per mettere a sistema forti capacità di gestione e sarà chiamato ad affrontare e migliorare il networking internazionale e le iniziative congiunte nell’area dello sviluppo, della protezione e del ripristino della biodiversità.  Gli Spoke si avvalgono della partecipazione dei partner affiliati ed insieme rappresentano i nodi dell’HUB.

“L’atto formale di costituzione del Centro National Biodiversity Future Centre è un passo decisivo, conquistato grazie al grande lavoro di tutti i partner coinvolti e delle alte professionalità messe in campo”, ha commentato  la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza. “Il Centro potrà rappresentare, negli anni a venire, un punto di riferimento per la comunità globale, chiamata a reagire ed agire di fronte alle imponenti sfide imposte dal cambiamento climatico. Quello cui puntiamo è un obiettivo ambizioso e altamente significativo per il comparto della ricerca, con ricadute positive sul ruolo del nostro Paese sulla scena internazionale e sulle azioni di rilancio dell’economia nazionale”.

La biodiversità svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del Pianeta e la conseguente fornitura di beni e servizi, con un impatto diretto sul benessere della collettività e del singolo.

L’incremento progressivo della popolazione – raddoppiata a livello globale solo negli ultimi 50 anni – unito alle legittime aspirazioni per livelli sempre maggiori di standard di qualità della vita, hanno determinato una pressione costante e crescente sulla biodiversità, che si è tradotta in sovra-sfruttamento degli ecosistemi, alterazione climatica globale ed estinzione delle specie. Per contrastare lo stato “di fatto” emergenziale attuale e per riportare l’azione dell’uomo ad un livello di sostenibilità, è necessario intervenire con strumenti appropriati, basati su solide conoscenze scientifiche e tecnologiche, e capaci di ottemperare alle disposizioni europee previste per il 2030: ridurre la perdita di biodiversità del 30% e recuperare per almeno il 15% gli equilibri ecosistemici mediante azioni di ripristino ecologico degli habitat.

Vi è quindi la necessità di agire velocemente sui diversi livelli di organizzazione biologica che comprendono i processi, le funzioni e le interazioni essenziali tra gli organismi e il loro ambiente. In questa idea moderna di biodiversità funzionale gli esseri umani devono essere componente integrante e non preponderante degli ecosistemi. Il PNRR offre una grande opportunità per rendere concreta questa visione in un Paese come l’Italia, che è parte dell’Hot Spot di biodiversità del Mediterraneo, data la ricchezza in specie endemiche e la grande variabilità ecologica e di habitat.

Nonostante questa ricchezza, il nostro Paese ha subito consistenti perdite e fenomeni di erosione della biodiversità nei confronti di numerosi taxa (45% delle specie animali e quasi il 55% delle specie vegetali sono a rischio di estinzione) e habitat (circa il 30%), soprattutto a causa di fattori antropici e ambientali connessi. L’elevato tasso di estinzione di specie, abbinato alla perdita e frammentazione di ambienti critici, come la macchia mediterranea in ambito terrestre e le praterie di fanerogame in ambito marino, sono fenomeni irrecuperabili e hanno un impatto devastante anche sulle risorse naturali e i cicli degli elementi. Questi fattori minano l’efficacia dei servizi ecosistemici fondamentali per la resilienza degli ecosistemi e per il benessere dell’uomo.

National Biodiversity Future Centre è nato con la finalità di aggregare la ricerca scientifica nazionale di eccellenza e le moderne tecnologie per supportare interventi operativi volti a:

– monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani della Penisola;

– valorizzare la biodiversità e renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile.

NBFC consentirà di raggiungere i seguenti risultati:

– fornire strumenti innovativi ed efficaci ai decisori politici per contrastare l’erosione della biodiversità (conservazione e ripristino), quantificare i servizi ecosistemici e realizzare azioni volti alla conservazione e ripristino della biodiversità in tutto il Mediterraneo;

– individuare soluzioni tecnologiche innovative per raggiungere i target del Green Deal legati alla capacità di sequestro di Carbonio degli ecosistemi e alla conservazione della biodiversità e ai principi dell’economia circolare;

-formare una nuova classe di ricercatori con competenze multidisciplinari capaci di affrontare temi complessi come quello dell’ambiente e della biodiversità;

– posizionare l’Italia come paese di riferimento per lo studio e la conservazione della Biodiversità anche attraverso la formazione di nuovi professionisti e green job;

creare nella società civile una consapevolezza e partecipazione nei confronti della tutela e valorizzazione della biodiversità.

Sono coinvolti, in qualità di partner, oltre al Cnr: l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi del Molise, l’Università degli Studi della Tuscia, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Pavia, l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, l’Università degli Studi di Sassari, l’Università degli Studi di Salerno, l’Università degli Studi di Siena, l’Università degli Studi di Udine, l’Università degli Studi di Verona, l’Università degli Studi Roma Tre, l’Università del Salento, l’Università di Bologna. l’Università di Genova, l’Università di Padova, l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Torino, Aboca SPA Società Agricola, CINECA, CMCC – Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, CORILA, CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Dompé farmaceutici S.p.A., ENEA, ENEL, ERSAF – Ente di Ricerca Scientifica ed Alta Formazione, Fondazione CIMA – Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, Fondazione IMC Centro Marino Internazionale ONLUS, Fondazione Ri.MED, FS Sistemi Urbani, HUMANITAS UNIVERSITY, Infrastrutture S.p.A., Innomed srl, Istituto Italiano di Tecnologia, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Novamont S.p.A., Università Campus Bio-Medico di Roma, Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna e Università Cattolica del Sacro Cuore.