Hybris debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto


“Hybris”, il nuovo spettacolo di Rezza e Mastrella debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto: appuntamento dal 7 al 10 luglio 2022

hybris

Debutto assoluto di HYBRIS nel contesto di Spoleto Festival dei Due Mondi. Il nuovo spettacolo di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, combinato artistico inimitabile del panorama teatrale contemporaneo –  Leoni doro alla carriera per il Teatro 2018 –  sarà  in scena dal 7 al 10 luglio 2022.

Inoltre nel Museo di Palazzo Collicola, diretto da Marco Tonelli, sarà allestita fino al 25 settembre, la mostra Euforia Carogna dedicata al lavoro di 35 anni di Flavia Mastrella e Antonio Rezza.

Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista?

La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva.
Che lui stesso rappresenta. Senza rancore.

La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla.

Divide quello che non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori.

L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara.
Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità.

La porta attraversata dal corpo senza organi, che nel nostro caso è anche privo del cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose.

La spina dorsale si allunga e si anima: finalmente si divide.

Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel punto. Ci si conosce sotto i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono: e dove stanno non si vede bene perché ci sono i piedi sopra. I rapporti finiscono perché nascono sotto i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte.

Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori chieda “chi è?”. Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno, si tratta di famiglie di due o tre elementi, piccoli centri di potere chiusi a chiave. Dovremmo imparare a bussare ogni volta che usciamo, perché fuori ci sono tutti, l’esterno è proprietà riservata, condominio esistenziale, casa aperta. L’educazione va sfoggiata in mezzo agli altri e non pretesa quando ci si spranga insieme al parentato. La famiglia la sera chiude fuori tutta l’umanità, che senso ha accogliere il diverso quando ogni notte ci barrichiamo dichiarando l’invalicabilità della nostra dimora? Infimi governanti delle pareti domestiche, come le bestie. L’uomo diventa circense, domatore della proprietà privata.