Vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio efficace sugli anziani


I vaccini antinfluenzali con alto dosaggio hanno un contenuto di antigene 4 volte superiore rispetto al vaccino standard e una capacità maggiore di proteggere gli anziani

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“I vaccini antinfluenzali con alto dosaggio hanno un contenuto di antigene 4 volte superiore rispetto al vaccino standard e una capacità del 24% di proteggere le persone anziane dalle complicanze dell’influenza che possono portare a ricoveri e decessi”. Lo ha spiegato Stefania Maggi, dirigente di ricerca del CNR – Istituto di Neuroscienze e invecchiamento di Padova, intervenendo, a Cividale del Friuli, ad un convegno.

L’influenza, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, provoca ogni anno tra 8.000 e 17.000 decessi annuali in eccesso correlabili all’influenza e alle sue complicanze e in quasi 9 casi su 10 dei casi riguarda i soggetti con più di 65 anni. A fronte della ridotta efficacia dei vaccini attualmente in uso per la popolazione anziana, è stato messo a punto un vaccino ad alto dosaggio, ovvero con un contenuto maggiore di antigene, studiato per migliorare la risposta immunitaria ai soggetti con condizioni di plurimorbidità. “Si è dimostrato essere in grado – ha spiegato – di prevenire complicanze che portano a ospedalizzazioni e decessi. Nel trial su oltre 32.000 soggetti anziani, pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM), ha mostrato un’efficacia del 24% superiore rispetto al vaccino standard. Anche una larga revisione di letteratura, che ha incluso studi randomizzati su oltre 34 milioni di persone, ha mostrato che il vaccino potenziato è in grado di ridurre del 27% le ospedalizzazioni per polmonite e del 18% quelle per effetti cardiocircolatori rispetto al vaccino standard. Sono evidenze scientifiche solide inconfutabili sull’efficacia nel prevenire le complicanze della influenza”. Infine, uno studio randomizzato condotto in 823 Rsa in tutti gli Stati Uniti ha dimostrato il vaccino a alto dosaggio ha una riduzione, rispetto a quello standard, “di circa il 21% di ricoveri per polmonite e quasi 13% dei ricoveri per malattia respiratoria”.