Intervento coronarico percutaneo: più benefici con DAPT per 1 mese


Nei pazienti con alto rischio di sanguinamento sottoposti a intervento coronarico percutaneo complesso, la DAPT per 1 mese ha comportato benefici maggiori

Ridotto rischio di sanguinamento maggiore in chirurgia non cardiaca con l'uso di acido tranexamico secondo lo studio POISE-3

Nei pazienti con alto rischio di sanguinamento sottoposti a intervento coronarico percutaneo (PCI) complesso, la doppia terapia antipiastrinica (DAPT) per circa 1 mese ha ridotto il sanguinamento rispetto a una durata della DAPT leggermente più lunga, secondo nuovi dati emersi dallo studio MASTER DAPT e presentati all’euroPCR di Parigi.

In particolare, la strategia DAPT di 1 mese non ha conferito un rischio ischemico elevato rispetto a quella con DAPT di 3 mesi nei pazienti con PCI complesso; i risultati, inoltre, sono stati simili nei pazienti con PCI non complesso.

Sottostudio prespecificato di MASTER DAPT
Nei principali risultati di MASTER DAPT, presentati al congresso ESC 2021, l’uso della DAPT per 1 mese dopo PCI ha abbassato i tassi di sanguinamento ed è stato non inferiore per eventi ischemici rispetto a una DAPT di 3 mesi in pazienti ad alto rischio di sanguinamento.

Per l’attuale sottostudio prespecificato, i ricercatori hanno studiato i 1.196 pazienti di MASTER DAPT sottoposti a PCI complesso con uno stent polimerico biodegradabile a eluizione di sirolimus e li hanno confrontati con i 3.383 pazienti della popolazione dello studio che avevano ricevuto un PCI non complesso.

«Come è noto, i pazienti che devono sottoporsi a PCI complesso presentano una malattia coronarica avanzata e soffrono di un rischio più elevato di eventi ischemici a breve e lungo termine» ha dichiarato Marco Valgimigli, vicedirettore della Cardiologia presso l’Istituto Cardiocentro Ticino di Lugano (Svizzera). «Pertanto, era molto importante valutare la coerenza dell’effetto del trattamento nel PCI complesso».

Pazienti sottoposti a impianto di stent polimerico biodegradabile
Gli endpoint primari, tutti a 1 anno, erano eventi clinici avversi netti, definiti come morte per tutte le cause, infarto del miocardio (IM), ictus e sanguinamento BARC (Bleeding Academic Research Consortium)di tipo 3 o 5; eventi avversi maggiori cardio-cerebro vascolari (MACCE), definiti come morte per tutte le cause, IM e ictus; e sanguinamento maggiore o clinicamente rilevante non maggiore, definito come BARC di tipo 2, 3 o 5.

Il PCI complesso è stato definito come rispondente ad almeno uno dei seguenti criteri: malattia dei tre vasi, almeno tre stent impiantati, almeno tre lesioni trattate, biforcazione con almeno due stent impiantati, lunghezza totale dello stent superiore a 60 mm, una lesione bersaglio con occlusione totale cronica, stent principale sinistro o stenting dell’innesto.

Non vi è stata alcuna differenza tra i gruppi in termini di eventi clinici avversi netti nella popolazione con PCI complesso (HR = 1,03; IC 95%, 0,69-1,52; P = 0,9) e in quella con PCI non complesso (HR = 0,9; IC 95%, 0,71-1,15; P = 0,42; P per interazione = 0,6), ha riferito Valgimigli.

Allo stesso modo, ha aggiunto, non c’era differenza sotto il profilo dei MACCE nelle popolazioni, rispettivamente, con PCI complesso (HR = 1,24; IC 95%, 0,79-1,92; P = 0,35) e non complesso (HR = 0,91; IC 95%, 0,61-1,21; P = 0,52; P per interazione = 0,26).

L’endpoint di sanguinamento maggiore o clinicamente rilevante non maggiore – ha proseguito l’autore principale di MASTER DAPT – ha favorito il gruppo DAPT a 1 mese in entrambe le popolazioni, con PCI complesso (HR = 0,64; IC 95%, 0,42-0,98; P = 0,04) e non complesso (HR = 0,7; IC 95%, 0,55-0,89; P < 0,001; P per interazione = 0,72).

Prassi di sovratrattamento evidenziata retrospettivamente
«Nei pazienti ad alto rischio di sanguinamento che erano stati sottoposti a impianto di stent polimerico biodegradabile, indipendentemente dalla complessità del PCI, l’interruzione della DAPT a una mediana di 34 giorni in confronto alla continuazione del trattamento a una mediana di 193 giorni post-PCI era associata costantemente a tassi simili di eventi clinici avversi netti e MACCE e un tasso inferiore di sanguinamento maggiore» ha affermato Valgimigli.

Valgimigli, inoltre, ha detto che i risultati erano coerenti quando è stata utilizzata una definizione alternativa di PCI complesso e quando la sindrome coronarica acuta è stata inclusa o meno come criterio per PCI complesso.

Ha osservato, infine, che i pazienti che necessitavano di un PCI complesso in precedenza erano trattati con DAPT prolungata dopo la procedura, ma i dati di studi recenti come MASTER DAPT suggeriscono che si è trattato di un errore. «Retrospettivamente, è giustificato affermare che questi pazienti sono stati chiaramente sovratrattati» ha concluso Valgimigli.

Fonte:
Vranckx P, et al. New Insights from Clinical Trials in Coronary Artery Disease. Presented at: EuroPCR; May 17-20, 2022; Paris (hybrid meeting).