Epatite C: PrEP per l’HIV non aumenta il rischio


Nuovo studio: l’introduzione della profilassi pre-esposizione (PrEP) per l’HIV in Australia non avrebbe aumentato il numero di infezioni da epatite C

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Uno studio pubblicato su Clinical Infectious Disease evidenzia che l’introduzione della profilassi pre-esposizione (PrEP) per l’HIV in Australia non avrebbe aumentato il numero di infezioni da epatite C.

L’uso della profilassi pre-esposizione (PrEP) per la prevenzione dell’HIV ha sollevato preoccupazioni per l’aumento dei comportamenti sessuali a rischio. Questi comportamenti possono essere associati a una maggiore incidenza di epatite C sessualmente acquisita (HCV) tra gli uomini omosessuali e bisessuali (GBM).

Lo studio EPIC-NSW ha prodotto alcuni importanti risultati in passato, tra cui il fatto che l’introduzione della PrEP nello stato del New South Wales ha portato a un rapido declino delle nuove infezioni da HIV. Altri risultati dello studio suggeriscono che la connessione tra PrEP e infezioni sessualmente trasmissibili (STI) potrebbe essere sovrastimata.

L’esposizione e l’incidenza precedenti al virus dell’epatite C erano basse tra gli omosessuali e bisessuali che hanno partecipato a uno studio australiano.
“Nell’implementazione del lancio della PrEP, c’era incertezza sull’impatto che ciò avrebbe avuto sulla trasmissione del virus dell’epatite C nella comunità di uomini omosessuali e bisessuali nel New South Wales”, ha evidenziato Janaki Amin, epidemiologo e professore di salute pubblica presso La Macquarie University di Sydney, in Australia.

“Si pensava che la PrEP per l’HIV potesse comportare un cambiamento nei comportamenti a rischio associati a un aumento del rischio di HCV”, ha affermato Amin. “Nei paesi con una prevalenza maggiore rispetto all’Australia di HCV tra gli uomini omosessuali e bisessuali HIV-negativi, c’è un’incidenza preoccupante di HCV per gli uomini in PrEP”.

EPIC-NSW, acronimo che sta per Expanded PrEP Implementation in Communities–New South Wales, è stato uno studio di coorte che ha reclutato 9.596 persone ad alto rischio di HIV da 31 cliniche nel New South Wales e nell’Australian Capital Territory.

Secondo Amin e colleghi, almeno un risultato del test HCV era disponibile per 8658 partecipanti (90,2%). Questi individui avevano un’età media di 34 anni (IQR 28-43), la maggior parte dei quali erano maschi (8530, 98,5%), identificati come omosessuali (7944, 91,8%) e nati in Australia (51,8%). Una precedente esposizione all’HCV al basale è stata rilevata nello 0,9% dei partecipanti (IC al 95%, 0,7%-1,2%) e solo a 20 partecipanti è stata diagnosticata un’infezione da HCV incidente, un tasso di 0,2 per 100 persone-anno (IC al 95%, 0,1-0,3).

Secondo lo studio, i partecipanti con diagnosi di HCV incidente erano significativamente più anziani (età mediana di 41 anni contro 34 anni, p=0.044) e più propensi a riferire l’uso di metanfetamina al basale (rapporto tasso di incidenza=2,7; IC 95%, 1-7.2) rispetto a quelli senza infezione incidente.
Nello studio EPIC-NSW per la PrEP sono stati utilizzati tenofovir disoproxil fumarato ed emtricitabina co-formulati quotidianamente.

“Il lancio della PrEP non ha comportato alti livelli di incidenza di HCV nella nostra popolazione”, ha affermato Amin. “Con un buon impegno per la cura e un test appropriato per tale infezione, in un contesto di bassa prevalenza di epatite C con accesso al trattamento dell’HCV, l’epatite C potrebbe essere eliminata in questa popolazione”.

Janaki Amin et al., Low prior exposure and incidence of hepatitis C in HIV negative gay and bisexual men taking PrEP: findings from the EPIC-NSW prospective implementation study. Clinical Infectious Diseases, ciac231. leggi