Tumore alla prostata: orteronel e bicalutamide a confronto


Tumore alla prostata: secondo nuovi studi orteronel ritarda la progressione di malattia ma non allunga la vita rispetto a bicalutamide

Tumore alla prostata ormono-sensibile metastatico: la tripla combinazione con abiraterone può cambiare la pratica clinica

Nei pazienti con cancro alla prostata metastatico ormono-sensibile, non trattato in precedenza, l’aggiunta dell’inibitore della sintesi degli androgeni orteronel alla terapia di deprivazione androgenica (ADT) migliora in modo significativo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e i tassi di risposta dell’antigene prostatico specifico (PSA) rispetto all’antagonista degli androgeni bicalutamide più l’ADT. Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 SWOG-1216 (NCT01809691), pubblicati di recente sul Journal of Clinical Oncology (Jco). Tuttavia, i risultati di sopravvivenza globale (OS), che rappresentavano l’endpoint primario dello studio, sono risultati simili con i due trattamenti.

Nel braccio trattato con orteronel, la PFS mediana è risultata superiore di oltre 2 anni (24,6 mesi) rispetto al braccio trattato con bicalutamide. Inoltre, nel braccio sperimentale si è osservato un miglioramento significativo dei tassi di risposta del PSA (o risposta biochimica) a 7 mesi rispetto al braccio di confronto.

Invece, il tasso di OS a 5 anni è risultato del 59,7% con orteronel contro 57,9% con bicalutamide.

Lo studio SWOG-1216
Lo studio SWOG-1216 (NCT01809691) è un ampio studio multicentrico statunitense, randomizzato, in aperto, nel quale sono stati inclusi 1279 pazienti con carcinoma della prostata metastatico ormono-sensibile, assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con l’ADT, più orteronel (638 pazienti) oppure bicalutamide (641 pazienti).

La maggior parte dei pazienti al basale presentava metastasi ossee (74% nel braccio orteronel e 75% nel braccio bicalutamide). L’età mediana era rispettivamente di 67,6 anni e 68,1 anni e il livello mediano di PSA era pari a 27,2 ng/ml e 31,8 ng/ml, rispettivamente, nel braccio sperimentale e in quello di confronto.

L’endpoint primario era l’OS, e come obiettivo era stato stabilito un miglioramento della sopravvivenza mediana del 33%. Gli endpoint secondari erano, invece, la PFS, il livello di PSA a 7 mesi e il profilo degli eventi avversi.

Altri risultati
A un follow-up mediano di 4,9 anni, l’OS mediana è risultata di 81,1 mesi contro 70,2 mesi, rispettivamente con orteronel e con bicalutamide (HR 0,86; IC al 95% 0,72 -1,02; P = 0,040).

L’aggiunta di orteronel all’ADT ha migliorato in modo significativo la PFS rispetto a bicalutamide. Infatti, la mediana di PFS è risultata di 47,6 mesi nel braccio sperimentale, a fronte di 23 mesi nel braccio di confronto (HR 0,58; IC al 95% 0,51-0,67; P < 0,001).

Nel braccio trattato con orteronel si è osservato anche un miglioramento significativo della risposta biochimica a 7 mesi rispetto al braccio trattato con bicalutamide: 58% contro 44% (P < 0,0001).

Inoltre, si è visto che, completato lo studio, i pazienti trattati con bicalutamide avevano maggiori probabilità di dover ricevere una terapia successiva, con l’obiettivo di prolungare la sopravvivenza, rispetto ai pazienti trattati con orteronel (77,4% contro 61,3%, rispettivamente).

Orteronel si è dimostrato anche meno tollerato rispetto a bicalutamide. Infatti, gli eventi avversi di grado 3/4 sono risultati più frequenti nel braccio trattato con orteronel rispetto al braccio di confronto: 43% contro 13%, rispettivamente.

In conclusione
«La mancanza di correlazione tra i risultati di PFS e del PSA con quelli di OS desta preoccupazioni riguardo al fatto che possano essere considerati validi surrogati dell’OS quando i pazienti devono ricorrere a una terapia prolungata dopo il protocollo in studio, in questo setting», scrivono gli autori nell’articolo.

«Questi risultati indicano che orteronel probabilmente non è un inibitore efficace dell’asse degli androgeni rispetto agli agenti recentemente approvati in questa indicazione» dichiarano gli sperimentatori. Inoltre, osservano, un valore di OS più alto nel braccio di confronto rispetto a quello che era atteso riflette i progressi compiuti nell’ultimo decennio nelle terapie per i pazienti con cancro alla prostata metastatico.

Bibliografia
N. Agarwal, et al. Orteronel for metastatic hormone-sensitive prostate cancer: A multicenter, randomized, open-label phase III trial (SWOG-1216). J Clin Oncol. 2022; doi: 10.1200/JCO.21.02517. Link