Covid e gotta aumentano il rischio di morte nelle donne


La gotta è un fattore di rischio di morte per Covid-19, soprattutto nelle donne secondo uno studio britannico pubblicato su The Lancet

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La gotta è un fattore di rischio di morte per Covid-19, soprattutto nelle donne. Questa la conclusione di uno studio britannico pubblicato su The Lancet che suggerisce come l’aumento del rischio nel sesso femminile sia guidato da fattori di rischio indipendenti dalle comorbilità metaboliche associate alla malattia gottosa.

I presupposti e il disegno dello studio
La limitata disponibilità di dati relativi agli outcome dei pazienti affetti da gotta e da Covid-19 ha sollecitato la messa a punto di questo nuovo studio che, attingendo ai dati della UK Biobank, che includeva i dati relativi a 15.871 pazienti britannici affetti da malattia gottosa, si è proposto di verificare se la gotta è un fattore di rischio per la diagnosi di Covid-19 e la mortalità associata a quest’ultima, ponendo attenzione anche alla valutazione dell’esistenza di differenze specifiche in base al genere di appartenenza e ai farmaci specifici utilizzati.

A tal scopo, i ricercatori hanno condotto un’analisi di regressione logistica per valutare le associazioni sopra indicate in 4 set di dati caso-controllo.
Nello specifico:
• l’analisi A ha verificato l’esistenza di associazioni tra la gotta e la diagnosi di Covid-19 in una coorte di popolazione costituita da 16.898 pazienti e 442.939 controlli
• l’analisi B ha verificato l’esistenza di associazioni tra la gotta e la mortalità associata a Covid-19 in pazienti con diagnosi di Covid-19
• l’analisi C si  è focalizzata sull’associazione tra la gotta e la mortalità associata a Covid-19 in un gruppo di popolazione
• l’analisi D ha verificato l’esistenza di associazioni, all’interno del sottogruppo di pazienti della coorte UK Biobank con i dati relativi alle prescrizioni di colchicina e di farmaci ipouricemizzanti e il rischio di mortalità associata a Covid-19 nei pazienti gottosi

I modelli 1 e 2 di regressione logistica sono stati corretti in base all’età, all’etnia, al BMI, al genere, allo status di fumatore e all’indice di deprivazione di Townsend. Il modello 2, inoltre, è stato aggiustato anche per la presenza di 16 comorbilità associate alla gotta e per i fattori di rischio di mortalità associata a Covid-19.

Risultati principali
Considerando i 15.871 pazienti con gotta inclusi nella coorte UK Biobank (costituita da 459.837 partecipanti in totale), lo 0,9% di questi è deceduto per Covid-19 nel periodo marzo 2020-marzo 2021 rispetto, solo, allo 0,2% dei controlli.

Inoltre, i pazienti che erano deceduti si connotavano per una percentuale più elevata di comorbilità associate alla gotta di tipo metabolico – nefropatia cronica (19,1%), diabete (30,7%) rispetto ai controlli (3,2% e 7,3%, rispettivamente).

La gotta era associata ad una mortalità associata a Covid-19 nella coorte in toto (1,29; 1.06-1,56), con le pazienti di sesso femminile che si sono caratterizzate per un aumento del rischio (1,98; 1,34-2,94) rispetto ai pazienti dell’altro sesso (1,16, 0,93–1,45) – 1,3% vs 0,8%, rispettivamente.

Inoltre, le pazienti affette da gotta si caratterizzavano per un numero più elevato di comorbilità rispetto agli uomini, mentre gli uomini si caratterizzavano per un numero più elevato di comorbilità se si teneva in considerazione la coorte in toto.

Non sono state documentate, invece, differenze significative relativamente alla mortalità associata a Covid-19 in relazione al trattamento con farmaci ipouricemizzanti o con colchicina.
La diagnosi di Covid-19 è risultata significativamente più elevata nei pazienti che non erano vaccinati (1,21; 1,11-1,3) rispetto alla coorte di pazienti vaccinati (1,09; 0,65-1,85).

Limiti e valore aggiunto dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso tra i limiti metodologici intrinseci del loro lavoro l’impossibilità di generalizzare i risultati ottenuti, dato che la maggior parte dei pazienti considerati erano individui Britannici di mezza età di etnia Caucasica e residenti nel Regno Unito.

Non si escludono, inoltre, problemi di mancata identificazione di tutti i decessi associati a Covid-19, anche perché, prima del mese di agosto del 2020, il sistema sanitario pubblico inglese non aveva classificato la malattia Covid-19 come causa di morte in mancanza di risultato positivo al test per la presenza di infezione da SARS-CoV-2 (di qui la possibilità che alcuni di questi decessi non siano stati contabilizzati come legati alla malattia indotta da SARS-CoV-2.

Si ritiene, però, che le stime riportate abbiano un’accuratezza pari al 96%.

Da ultimo, lo studio non ha valutato altri possibili elementi in grado di influenzare, potenzialmente, i risultati ottenuti come l’attività di malattia, alcune modifiche comportamentali (vedi dieta e attività fisica) e l’aderenza alle terapie prescritte.

Ciò premesso, i risultati dello studio hanno dimostrato, nel complesso, che la gotta rappresenta un fattore di rischio di decesso per Covid-19, soprattutto nel sesso femminile.

Questa informazione, scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro, potrebbe rivelarsi utile ai clinici per ottimizzare il processo decisionale clinico da adottare nei pazienti gottosi con diagnosi di Covid-19 e per raccomandare il ricorso alla vaccinazione anti-Covid.

E’ auspicabile, concludono, che questi risultati vengano confermati in nuovi studi che prevedano anche un focus sulla comprensione dei fattori chiave che spieghino l’aumento della mortalità per Covid-19 nelle pazienti gottose.

Bibliografia
Topless RK, Gaffo A, Stamp LK, Robinson PC, Dalbeth N, Merriman TR. Gout and the risk of COVID-19 diagnosis and death in the UK Biobank: a population-based study. Lancet Rheumatol. 2022;4(4):e274-e281. doi:10.1016/S2665-9913(21)00401-X
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