Tra i tifosi della Roma boom di tatuaggi dopo la Conference League


Tra i tifosi della Roma è boom di tatuaggi dopo la Conference League. I meno scaramantici avevano fissato l’appuntamento già prima della finale vinta contro il Feyenoord a Tirana

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C’è chi già un mese fa, senza alcuna scaramanzia, si è tatuato la vittoria della Roma a Tirana. E chi invece, con un po’ più di cautela, aveva preso appuntamento per il giorno dopo la partita, perché ‘vediamo come va… nel caso mi tatuo altro’. Tra chi prima e chi dopo, ad ogni modo, è lunga la lista dei tifosi giallorossi che in questi giorni si stanno rivolgendo ai tatuatori della Capitale per farsi imprimere sulla pelle un ricordo del trofeo conquistato durante la finale della Conference League, disputata in Albania contro gli olandesi del Feyenoord.

D’altronde, si sa, il tifo in città è molto sentito. Così capita anche che, senza neppure prenotare, qualcuno spinto dall’entusiasmo per una partita finita bene entri in uno studio di tattoo e chieda un lupetto sul cuore o uno scudetto sul braccio, ma anche un’aquila sul polpaccio. Perché non è solo una questione di fede giallorossa, ovviamente, il tatuaggio piace anche ai tifosi biancocelesti.

“Proprio oggi – spiega alla Dire Francesco Cuomo, uno dei quattro proprietari dell’Eternal City Tattoo – è arrivato il primo ragazzo e ha chiesto che gli tatuassi il capitano della Roma, Pellegrini, che alza la coppa. Ma già da ieri molte persone hanno iniziato a chiamarci per prendere appuntamento e tatuarsi il trofeo della Conference League o la scritta ‘Tirana 2022’.

A dire il vero alcuni non hanno neanche aspettato la vittoria di Tirana: “Già un mese fa – dice Francesca Necco, responsabile dello studio ‘Cuore Sacro Tattoo’ – un cliente ha voluto un tatuaggio che ricordasse la futura vittoria della Conference. Senza alcun tipo di scaramanzia ha chiesto la scritta ASR con l’alloro e l’anno della vittoria. Da ieri comunque abbiamo già una lunga lista di prenotazioni”. Insomma al tifoso il tatuaggio che rievoca la propria squadra del cuore piace molto.

“Chiaramente tra gli sport ‘tatuati’ il calcio in Italia la fa da padrone – aggiunge Cuomo – Quando ci sono partite importanti o quando c’è di mezzo lo scudetto i tifosi si fanno sempre vedere. Anche se quando ci fu l’addio di Valentino Rossi al motociclismo furono tanti i tatuaggi fatti in suo onore. Se dovessi fare una classifica, direi calcio al primo posto e subito dopo motociclismo“.

Quindi se il tennista Matteo Berrettini dovesse vincere Wimbledon, nessuno lo sceglierebbe come tattoo? “Un conto è tatuarsi un club che dura per sempre – risponde Cuomo – un altro un atleta che poi è destinato a smettere”. Intanto oggi il tatuaggio, anche quello sportivo, appare totalmente sdoganato e amato da chiunque senza alcuna distinzione di sesso o di appartenenza sociale. “Riguarda un po’ tutti – continua Cuomo – dall’avvocato al muratore”.

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Anche se qualche problema per chi desidera un tatuaggio a tema sportivo esiste. Spiega infatti Francesca Necco: “Non è facile individuare un tatuatore che realizzi tattoo di questo genere; un altro problema che molti lamentano è trovare centri in cui i proprietari siano della stessa fede calcistica. Insomma i clienti vogliono essere sicuri di andare in un posto dove possano trovare tatuatori che tifano per la loro stessa squadra“.

La fantasia dei tifosi non ha limiti e, oltre ai tradizionali scudetti, simboli delle squadre e date di vittorie, alcuni lasciano sfogo all’immaginazione. “Il tatuaggio sportivo più bizzarro che mi sia mai capitato di fare – rivela infine Cuomo – è sicuramente la ‘vignetta’ in cui Chiellini dava del ‘mentiroso’ (bugiardo) al capitano della Spagna durante la semifinale degli Europei“.

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ROMANELLO (CONFEDERAZIONE TATUATORI): “OCCHIO AGLI ABUSIVI”

“Boom di tatuaggi legati al calcio dopo una vittoria? Parlerei piuttosto del ‘boom di abusivi’ che fanno i tatuaggi, anche legati allo sport”. Ha risposto così Haiva Romanello, segretario nazionale della Confederazione nazionale tatuatori e piercer (Cntp), interpellato dalla Dire sul tema. “Il problema del nostro settore è proprio questo – ha proseguito – c’è una stima nazionale che parla di un tatuatore professionista contro cinque che esercitano la professione in modo abusivo, con tutte le conseguenze sanitarie che questa pratica si porta dietro. Perché se qualcuno decide di andarsi a fare un tatuaggio nel garage o in casa di un amico, sappiamo benissimo che le norme igienico-sanitarie non vengono seguite come invece accade in uno studio“.

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Haiva Romanello

Esistono infatti “tantissimi” rischi sanitari legati ad un tatuaggio ‘abusivo’, come ha spiegato ancora Romanello: “In questi due anni ci siamo concentrati tutti sulla pandemia da Covid, ma in realtà ci sono molte malattie trasmissibili per via ematica o per contagio incrociato. E mentre in uno studio professionale il cliente ha una grandissima tutela, questo non può accadere nella cucina di ‘zia Pinuccia’ mentre prepara il sugo. Purtroppo per risparmiare anche solo 50 euro la gente fa queste cose ed è sempre più incentivata a farle“. Non bisogna quindi mai dimenticare che tra tatuaggi e salute c’è una stretta connessione e che i due temi, come sottolineato da Romanello, dovrebbero “andare a braccetto”. La raccomandazione è dunque quella di “affidarsi sempre a un professionista, per fermare questa piaga dell’abusivismo”.

D’altronde, oggi “più che mai”, vista anche la circolazione del Covid, la pratica del tatuaggio abusivo ha delle “connotazioni igienico-sanitarie pericolose”, ha rimarcato alla Dire il segretario nazionale della Confederazione nazionale tatuatori e piercer. “Ci sono stati abusivi che dal 2020 ad oggi non hanno mai smesso di tatuare in casa, anche durante la pandemia“. Ma il problema è anche un altro, cioè che contro l’esercizio abusivo di questa professione spesso “non si può fare nulla” e se si va a fare una denuncia dal Nas “i carabinieri non possono entrare nel domicilio privato se non nel caso in cui ci sia una denuncia per lesioni personali – ha spiegato Romanello alla Dire (www.dire.it) – da parte del cliente che si è tatuato in casa”. Di fatto, i tatuatori abusivi vivono allora “nella bambagia, diciamo in una bella bolla di sapone”, ha concluso.