Empagliflozin e insulina alleati contro il diabete


Diabete di tipo 1: secondo nuovi studi empagliflozin aggiunto a insulina migliora il controllo glicemico durante il giorno

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Nelle persone affette da diabete di tipo 1, empagliflozin aggiunto alla somministrazione automatizzata di insulina o a sistemi con sospensione dell’insulina predittiva dell’ipoglicemia ha apportato benefici significativi al controllo dei livelli glicemici diurni, senza alcun rischio aggiuntivo di ipoglicemia, secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes Technology & Therapeutics.

I sistemi a somministrazione automatizzata di insulina (AID) hanno migliorato la gestione della glicemia nelle persone con diabete di tipo 1. Negli studi clinici e nell’uso reale hanno ottenuto risultati migliori rispetto alle tradizionali strategie di sostituzione dell’insulina, in termini di una maggiore percentuale di glucosio nell’intervallo, un minor tempo in ipoglicemia e una ridotta variabilità dei livelli glicemici.

«Mentre la maggior parte di questi sistemi migliora costantemente il controllo notturno, gli studi condotti fino a oggi mostrano dei limiti nel raggiungimento di un controllo diurno ottimale» hanno premesso il primo autore Jose Garcia-Tirado e colleghi del Center for Diabetes Technology presso l’Università della Virginia. «Un risultato attribuito alle escursioni glicemiche diurne principalmente legate ai pasti e all’azione lenta dell’insulina somministrata per via sottocutanea, rispetto al tasso di comparsa della glicemia durante i pasti. Anche con i moderni analoghi dell’insulina ad azione rapida, l’azione dell’insulina esogena rimane troppo lenta per mitigare l’iperglicemia postprandiale».

Gli SGLT2 inibitori sono una nuova classe di agenti che agiscono in modo indipendente dall’insulina per migliorare il controllo del glucosio, che hanno dimostrato anche benefici cardiorenali significativi nel diabete di tipo 2. Tuttavia, nonostante i potenziali benefici glicemici nel diabete di tipo 1, non sono approvati per trattare questa condizione a causa del rischio di chetoacidosi diabetica (DKA).

Nello studio proof-of-concept di sicurezza e fattibilità, i ricercatori hanno valutato la possibilità di migliorare il controllo glicemico diurno utilizzando un sistema ibrido AID disponibile in commercio o un sistema con funzione di sospensione dell’insulina predittiva dell’ipoglicemia (Predictive Low Glucose Suspend, PLGS) insieme alla terapia adiuvante con empagliflozin a basse dosi (5 mg/die).

I microinfusori di insulina con funzione PLGS sono stati sviluppati per ridurre il rischio di episodi ipoglicemici nei pazienti con diabete di tipo 1. Questa funzione interviene interrompendo automaticamente l’erogazione di insulina del microinfusore quando i dati rilevati dal sensore per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) ad esso associato fanno prevedere che entro breve si verifichi un’ipoglicemia.

Con empagliflozin più tempo nell’intervallo glicemico corretto
Nello studio crossover, controllato e randomizzato della durata di 8 settimane, 39 soggetti adulti con diabete di tipo 1 sono stati assegnati in modo casuale a ricevere empagliflozin o nessun farmaco in aggiunta alla terapia insulinica. I partecipanti sono anche stati anche assegnati in modo casuale a utilizzare un sistema AID per 4 settimane o un sistema PLGS per 2 settimane. L’endpoint primario era il tempo diurno percentuale nell’intervallo glicemico 70-180 mg/dl durante la somministrazione automatizzata di insulina.

I soggetti dotati di un sistema AID e sottoposti a empagliflozin hanno mostrato un intervallo di tempo diurno più elevato rispetto a quelli che non hanno ricevuto il farmaco (81% contro 71%, differenza media stimata = 9,9%, P=0,04). Allo stesso modo, i pazienti assegnati a un sistema PLGS e trattati con empagliflozin hanno avuto un intervallo di tempo diurno più elevato rispetto a quanti non hanno ricevuto il farmaco (80% contro 63%, differenza media stimata = 16,5%, P<0,001).

Secondo i ricercatori, con uno studio di maggior durata, è possibile raggiungere un target di emoglobina glicata (HbA1c) inferiore al 6,5% combinando un inibitore SGLT2 con un approccio di somministrazione automatizzata di insulina. Hanno tuttavia fatto presente che si è verificato un episodio di DKA che ha richiesto il ricovero notturno, che hanno ritenuto innescato da un sito di inserimento della pompa per insulina non funzionante e correlato all’uso della terapia con SGLT2 inibitori. Sono stati segnalati anche casi di chetosi tra i partecipanti senza DKA in terapia con inibitori SGLT2.

«Questo evento evidenzia la necessità di ulteriori ricerche per sviluppare algoritmi di controllo a circuito chiuso più intelligenti, che aiuterebbero a mitigare i rischi di chetosi e chetoacidosi che questa classe di farmaci possiede» hanno concluso gli autori. «Tuttavia, considerato il beneficio cardiorenale di questa classe di farmaci, se il rischio di DKA verrà adeguatamente affrontato e mitigato con la prossima generazione di algoritmi di controllo a circuito chiuso, le terapie aggiuntive con SGLT2 inibitori potrebbero rappresentare un ulteriore vantaggio per le persone con diabete di tipo 1».

Bibliografia

Garcia-Tirado J et al. Automated Insulin Delivery with SGLT2i Combination Therapy in Type 1 Diabetes. Diabetes Technol Ther. 2022 Mar 14. 

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