Online il video de “L’Ultima Mano” dei Barabba


Online su Youtube il nuovo video dei Barabba estratto da “Primo Tempo”, album di debutto del progetto elettronico marchigiano

Cover barabba un altro

In anteprima esclusiva su Sentireascoltare dallo scorso 15 marzo, il video è stato presentato con queste parole dal giornalista Fabrizio Zampighi: “[…] mood trip-hop che indaga con toni notturni e inquietanti un testo che parla di relazioni personali. […]“.

L’Ultima Mano è una riflessione amara su quanto le ferite inferte dalla vita possano condizionarci fino addirittura a definirci. L’io narrante del testo è un personaggio profondamente segnato da vicende negative nei propri rapporti interpersonali, a tal punto da rifugiarsi nella solitudine e nei ricordi per evitare ulteriori sofferenze. Un giudizio senza via d’uscita sul cinismo del destino: non c’è spazio per la speranza, che altro non è che un’illusione. Ciò che viene generalmente identificato con la maturità, nel caso del protagonista consiste nel prendere atto della fine verso cui è diretta ogni relazione umana” dichiara Barabba.

“Primo Tempo” è il primo album ufficiale a nome Barabba uscito il 14 gennaio 2022, sei tracce in cui confluiscono tre brani già editi come singoli tra dicembre 2020 e settembre 2021 (“Bianco Natale”“Un Altro” e “Bastare a me stesso”), affiancati da altrettanti inediti, tra cui “Quei Due”, che vede la partecipazione alla voce di Giovanni Succi dei Bachi Da Pietra su un testo dello scrittore Marco Drago. Cifra, questa delle collaborazioni, che contraddistingue un lavoro impreziosito da numerosi interventi esterni (Serena AbramiCaterina TrucchiaPaco SangradoTommaso Uncini). Il titolo, “Primo Tempo”, allude a un’introduzione all’universo Barabba e alla sua poetica, facendo riferimento a una certa narrativa “cinematografica” delle storie che racconta e presagendo un auspicabile “Secondo Tempo”.
Beat elettronici e ambientazioni noir caratterizzano il sound del progetto Barabba, tra sinistre pulsazioni downtempo e soluzioni ritmiche prese con disinvoltura dal linguaggio urban e dalle evoluzioni della black music. Sui beat si innesta una voce grave che si muove tra spoken word e una sorta di rap anemico e primordiale, accennando qua e là melodie soul, I testi alternano sottile lirismo e crudo realismo, dipingendo storie il cui protagonista, Barabba, personaggio cinico e disilluso, anima tormentata che fatica a confrontarsi con la “normalità”, mette in scena i propri psicodrammi in una specie di continuo flusso di coscienza, raccontando di ansie, fantasmi personali e quotidiane miserie emotive. Il risultato è una sorta di trip hop esistenziale aggiornato all’era della trap e del cantautorato indie, ma dalle tinte decisamente più cupe, poco avvezzo a indulgere nei cliché di genere e altrettanto poco incline al lieto fine, per quanto non esente da una certa cinica ironia di fondo.