Tumore ovarico: nemvaleukin alfa più pembrolizumab efficaci


Tumore ovarico resistente al platino: arrivano dati incoraggianti dal trattamento con nemvaleukin alfa più pembrolizumab

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La combinazione dell’anti-PD-1 pembrolizumab con nemvaleukin alfa, una variante ingegnerizzata dell’interleuchina-2 (IL-2), e ha mostrato un’attività clinica incoraggiante in pazienti con tumore ovarico resistente alla chemioterapia a base di platino, nello studio di fase 1/2 ARTISTRY-1. Alcuni risultati del trial sono stati presentati di recente durante l’Annual Meeting on Women’s Cancer della Society of Gynecologic Oncology (SGO).

Lo studio ARTISTRY-1
Lo studio ARTISTRY-1 (NCT02799095) ha valutato la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di nemvaleukin somministrato per via endovenosa come agente singolo e in combinazione con pembrolizumab in pazienti con svariati tumori solidi in stadio avanzato.

L’analisi dei risultati ottenuti in una coorte composta da 15 donne con cancro ovarico resistente al platino trattate con nemvaleukin alfa alla dose di 3 µg/kg associato a pembrolizumab ha mostrato un’importante espansione delle cellule T CD8+ e delle cellule natural killer (NK), con un impatto minimo sulle cellule T regolatorie (Treg). Inoltre, cinque pazienti hanno ottenuto un beneficio clinicamente significativo dopo il trattamento con l’associazione e quattro di queste sono rimaste in trattamento per oltre un anno. Inoltre, nella popolazione di pazienti trattate con nemvaleukin alfa 3 µg/kg associato a pembrolizumab il tasso di risposta obiettiva (ORR) è risultato del 28,6% e il tasso di controllo della malattia del 71,4%.

L’autore che ha presentato i dati, Ira Winer, del Karmanos Cancer Center e professore associato della Divisione di Oncologia Ginecologica della Wayne State University di Detroit, ha precisato che ci sono ancora tre pazienti in terapia e una di queste ha ottenuto una riduzione del volume del tumore del 100%.

Nemvaleukin alfa
«Nemvaleukin è una nuova citochina ingegnerizzata che si basa su una molecola di IL-2», ha spiegato Winer. La molecola «attiva specificamente e preferenzialmente le cellule T CD8+ e le cellule T NK con un’espansione minima delle cellule Treg, ed è stata progettata per sfruttare il noto pathway tumorale dell’IL-2, mitigando le tossicità associate» ha aggiunto l’autore.

Nella coorte di dose-finding dell’agente singolo dello studio ARTISTRY-1, nemvaleukin alfa è stato somministrato per via endovenosa con dosi a scalare da 0,1 µg/kg a 10 µg/kg.

Nella coorte assegnata al trattamento con la combinazione sono stati inclusi 162 pazienti con tumori solidi maligni, con l’’obiettivo di valutare il profilo di sicurezza dell’associazione e misurare l’ORR.

La coorte con tumore ovarico
La coorte delle pazienti con carcinoma ovarico comprendeva 16 pazienti che sono state trattate con nemvaleukin alfa 3 µg/kg nei giorni da 1 a 5 più pembrolizumab 200 mg il giorno 1 di ogni ciclo della durata di 21 giorni.

Le pazienti avevano un’età mediana di 63 anni (range: 48-83) e la maggior parte erano bianche (73%) e avevano un ECOG performance status pari a 1 (73%). Inoltre, l’80% delle pazienti presentava un carcinoma ovarico sieroso di alto grado.

Lo sperimentatore si è soffermato a descrivere i risultati ottenuti nelle due pazienti che hanno raggiunto una risposta completa con il trattamento con la combinazione. La prima paziente era una donna di 48 anni già trattata in precedenza con cinque linee di terapia. La prima risposta completa confermata è stata osservata durante il ciclo 10, con una riduzione massima delle lesioni target del 70%. A febbraio 2021, la paziente avevacompletato 2 anni di trattamento con pembrolizumab e al momento della presentazione dei dati era ancora in trattamento con nemvaleukin in monoterapia e continuava ad essere in risposta completa.

La seconda paziente, di 83 anni alla diagnosi e già trattata in precedenza con due linee di terapia, ha mostrato una risposta parziale durante il ciclo 4, con una riduzione massima del tumore pari al 55%, e ha raggiunto una risposta completa durante il ciclo 24. La donna era ancora in trattamento al momento della presentazione dei risultati.

I dati di sicurezza
Sul fronte della sicurezza, nell’intera popolazione dello studio ARTISTRY-1 gli eventi avversi di grado 3/4 più comuni associati a nemvaleukin alfa sono stati anemia (9,9%), neutropenia (9,3%) e diminuzione della conta dei neutrofili (9,3%).

Un evento avverso correlato al trattamento con nemvaleukin alfa ha avuto esito fatale in un paziente con tumore pancreatico pesantemente pretrattato.

Globalmente, il 96,3% dei pazienti ha manifestato un evento avverso di qualsiasi grado, mentre il 40,7% ha sviluppato eventi avversi seri. Gli eventi avversi di grado 1/2 legati al trattamento con nemvaleukin alfa hanno avuto un’incidenza dell’88,9% e quelli di grado 3/4 un’incidenza del 46,9%.

Inoltre, il 9,9% dei pazienti ha manifestato eventi avversi che hanno richiesto l’interruzione del trattamento,il il 3,7% dei quali correlati al trattamento con nemvaleukin alfa.

Nell’ottobre 2021, la combinazione nemvaleukin alfa più pembrolizumab in pazienti con cancro ovarico resistente al platino ha ottenuto da parte della Food and drug administration (Fda) la designazione ‘fast track’, che garantisce un iter di revisione del dossier registrativo accelerato, sulla base dei risultati dello studio di fase 3 ARTISTRY-7 (NCT05092360), nel quale si sta valutando la combinazione in pazienti con tumore ovarico, delle tube di Falloppio o peritoneale primario resistente al platino.

Bibliografia
I. Winer. Clinical outcomes of ovarian cancer patients treated with the novel engineered cytokine nemvaleukin alfa in combination with the PD-1 inhibitor pembrolizumab: recent data from ARTISTRY-1. 2022 SGO Annual Meeting on Women’s Cancer.