Il progetto MIO-PRO su npj Regenerative Medicine


Sulla rivista npj Regenerative Medicine il progetto MIO-PRO della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del Centro protesi Inail

mio-pro

Quando la bioingegneria e la robotica incontrano la biologia cellulare e molecolare si aprono varie possibilità. Nell’articolo di review pubblicato sulla rivista npj Regenerative Medicine, che fa parte della famiglia Nature, si discutono lo stato attuale e le future possibilità dell’utilizzo di cellule staminali pluripotenti indotte, differenziate in cellule di muscolo scheletrico, con potenziali applicazioni cliniche.

Identificati gli stimoli che favoriscono la ricostruzione del tessuto muscolare. “Il nostro studio analizza lo stato dell’arte sul differenziamento di cellule staminali pluripotenti indotte in muscolo scheletrico”, spiega Federica Iberite, post-doc dell’Istituto di BioRobotica e prima autrice dello studio frutto di una collaborazione tra Scuola Superiore Sant’Anna e Inail. “Inoltre, analizzando i vari passi del differenziamento muscolare – aggiunge – identifica i diversi stimoli biofisici, come la stimolazione elettrica, ultrasonica, o biochimica derivante da co-colture con altri fenotipi cellulari, che possono favorire la ricostruzione di un tessuto muscolare in vitro”.

In prospettiva una nuova generazione di interfacce uomo-macchina. “Questo lavoro è il primo passo di una nuova collaborazione tra il nostro gruppo, che si occupa di biomateriali e tecnologie per la medicina rigenerativa, e il prestigioso Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio”, sottolinea Leonardo Ricotti, coordinatore del “Regenerative Technologies Lab”, presso l’Istituto di BioRobotica. “Il nostro obiettivo è provare a mettere insieme cellule staminali e protesi robotiche, esplorando una nuova generazione di interfacce uomo-macchina, oggetto del progetto di ricerca MIO-PRO. Ci aspettiamo nel prossimo futuro una serie di risultati interessanti e multidisciplinari”.

Gruppioni: “ll tema delle interfacce bioniche richiede un investimento in ricerca di base”.“Certamente è una ricerca di base, inconsueta quanto entusiasmante per il Centro protesi, che di norma lavora a tecnologie piuttosto vicine allo scenario applicativo”, commenta Emanuele Gruppioni, direttore tecnico dell’Area ricerca del Centro protesi Inail. “D’altra parte, nel corso degli ultimi anni, assieme ai partner della ricerca, abbiamo contribuito allo sviluppo di molte tecnologie robotiche, poi calate nel campo protesico-riabilitativo. Vi sono sempre prospettive interessanti da portare avanti nella robotica ma è arrivato il momento di guardare anche oltre, e il tema delle interfacce bioniche richiede un investimento soprattutto in ricerca di base”.