Tumore al seno e Pma: nessun rischio in più


Tumore al seno e Pma, rischio aumentato dopo la stimolazione? Gambini (Policlinico di Milano): “Trattamenti sono sicuri”

Studio americano ha identificato un nuovo punto debole del tumore del seno triplo negativo: è la proteina MAPK4

Esiste una correlazione tra la stimolazione ovarica in corso di Procreazione medicalmente assistita (PMA) e il tumore al seno? E’ un tarlo più che una domanda che l’esercito silenzioso di donne, che si avviano ad un percorso molto complesso, sia dal punto fisico che emotivo, si pongono. Insomma le cure ormonali che prevedono l’assunzione di certi farmaci possono aumentare o meno il rischio di neoplasie al seno? O la diagnosi di tumore mammario è legata all’età avanzata delle pazienti piuttosto che alla procedura di Pma? E poi guardando all’altra faccia della medaglia: come una giovane donna, in età fertile, che non ha ancora avuto figli e deve essere sottoposta a chemioterapia, può ‘mettere in banca’ i suoi ovociti ‘concedendosi’ la possibilità di diventare mamma terminate le cure? L’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha rivolto questi quesiti a Donatella Gambini, oncologa del Policlinico di Milano.

‘TRATTAMENTI PMA SONO SICURI’

Stili di vita, la carriera, le conseguenze di malattie sessualmente trasmesse possono incidere profondamente sulla fertilità di una donna. Non è infrequente tra le italiane over 30 e 40 anni ricorrere ai trattamenti di Pma per infertilità. I cicli prevedono quelli che in molti definiscono ‘bombardamenti ormonali’: in questi casi c’è un rischio aumentato di poter sviluppare una neoplasia e in particolare il tumore al seno?

“Direi che questi trattamenti sono stati studiati e sono sicuri. Il ‘bombardamento’ ormonale è molto limitato nel tempo e non c’è evidenza che questi protocolli possano aumentare significativamente il rischio di tumori al seno. Prima di iniziare i percorsi di Pma la paziente viene sottoposta ad una ecografia al seno e viene raccolta una anamnesi dettagliata. Mentre dopo le procedure si può in genere seguire il normale percorso di screening per età”.

L’IMPORTANZA DI CRIOCONSERVARE OVOCITI SE C’E’ UN TUMORE

– Una giovane donna, in età fertile e che ancora non è mamma alla quale viene diagnosticato un tumore, cosa deve fare per mettere a riparo la sua fertilità?

“Quando noi trattiamo le donne in età fertile, che non sono mamme o che comunque non hanno espresso completamente il loro desiderio di maternità, prima dei trattamenti chemioterapici le avviamo a procedure per la crioconservazione degli ovociti in modo che se subentrasse, post trattamento chemioterapico, una sterilità da farmaci i loro sono congelati e al sicuro. Prima di iniziare la chemioterapia inoltre, le ovaie vengono messe a riposo con un ormone specifico, in modo da ‘proteggerle’ almeno in parte, dall’azione tossica dei farmaci. E’ una procedura ‘standard’ e viene effettuata anche nel nostro ospedale in collaborazione con i nostri ginecologi. Questi trattamenti ormonali sono sicuri anche nelle donne che hanno il tumore ‘ormone-sensibile’. Sebbene alcuni studi abbiano riscontrato un certo aumento di rischio di tumore mammario nelle donne meno giovani sottoposte a PMA, questo sembra legato più all’età che alla procedura”.