Idrosadenite suppurativa: la chirurgia soddisfa i pazienti


Idrosadenite suppurativa: il 75% dei pazienti si dice soddisfatto dopo la chirurgia nonostante il rischio di recidive

Nei pazienti con idrosadenite suppurativa da moderata a grave buoni risultati con l'uso di un nuovo inibitore orale sperimentale della Janus chinasi 1, noto come INCB054707

I pazienti affetti da idrosadenite suppurativa che si sottopongono a un intervento chirurgico per favorire la guarigione delle ferite si sono dichiarati molto soddisfatti, nonostante il frequente verificarsi di recidive. Sono i risultati di uno studio di coorte retrospettivo pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology.

I pazienti hanno affermato di essere molto soddisfatti dei risultati della chirurgia di deroofing (una tecnica di risparmio di tessuto, mediante la quale il “tetto” di una lesione viene rimosso elettrochirurgicamente) e delle procedure di escissione dei tessuti in tre quarti dei casi. L’intervento chirurgico è stato associato a un tempo mediano per tornare al lavoro o a scuola di 2 giorni, 10 giorni per la ripresa delle normali attività e 30 giorni per la guarigione completa delle lesioni cutanee.

Dopo quasi due terzi delle procedure, i pazienti hanno affermato che il dolore causato da una riacutizzazione della malattia era peggiore del dolore provato nel periodo postoperatorio e nel recupero.

«Nella nostra esperienza, durante le recidive spesso l’attività della malattia è più limitata rispetto a quella riscontrata prima dell’intervento chirurgico, conferendo pertanto un beneficio generale» hanno riferito l’autore senior Christopher Sayed e colleghi dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. «In questo studio la sola recidiva non sembrava essere un indicatore di fallimento del trattamento, dal momento che la soddisfazione è rimasta elevata».

In un’intervista Sayed ha affermato che molti pazienti con idrosadenite suppurativa sono preoccupati per l’intervento chirurgico mentre quelli che potrebbero trarne beneficio vengono spesso respinti. Su queste basi i ricercatori hanno cercato di affrontare tre questioni principali incentrate sul paziente: dopo quanto tempo era possibile tornare al lavoro o a scuola, riprendere le normali attività e quanto tempo per la guarigione delle ferite.

«Questi pazienti sono abituati a curarsi le lesioni cutanee e se dai loro la prospettiva di una guarigione completa anche in 4-6 settimane anziché avere una ferita che provoca dolore e che non guarisce mai, lo considerano comunque un beneficio importante» ha aggiunto.

Valutazione retrospettiva degli interventi in una singola clinica
L’analisi retrospettiva ha incluso i dati relativi a 194 procedure chirurgiche in 78 pazienti in una singola clinica da aprile 2014 a dicembre 2018. La popolazione in studio aveva un’età media di 35 anni e l’83% dei pazienti erano donne. Oltre l’80% delle procedure ha coinvolto pazienti in sovrappeso. La maggior parte (60%) degli interventi ha interessato pazienti con malattia in stadio avanzato (stadio 3 di Hurley) e oltre la metà era in trattamento con inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) e antibiotici al momento dell’intervento chirurgico, anch’essi indicatori di malattia avanzata.

Due terzi degli interventi chirurgici erano procedure di deroofing, il 27% consisteva in un’escissione locale con chiusura della ferita e il 6% in un’escissione locale senza chiusura. La sede dell’intervento chirurgico era l’ascella in un terzo delle procedure e l’area inguinale o pubica in un quarto.

Gli outcome primari erano le recidive riportate dai pazienti, la soddisfazione per l’intervento chirurgico e il dolore. In media, i pazienti hanno completato le indagini postoperatorie 13 mesi dopo l’intervento chirurgico.

Pazienti in generale molto soddisfatti dall’intervento
In totale si sono verificate 79 recidive (41% delle procedure), che sono risultate significativamente meno probabili nei soggetti di età superiore ai 35 anni rispetto a quelli di età inferiore ai 25 anni (OR 0,19, P=0,003) e significativamente più probabili dopo l’escissione chirurgica senza chiusura rispetto alle procedure di deroofing (OR 4,38, P=0,04). La probabilità di recidiva non era correlata a sesso, razza/etnia, indice di massa corporea, sito dell’intervento, stato del diabete o uso di inibitori del TNF.

Per quanto riguarda la soddisfazione per l’intervento chirurgico, i pazienti hanno affermato che lo avrebbero eseguito di nuovo e nell’84% dei casi l’avrebbero raccomandato a un amico. Si sono dichiarati soddisfatti di aver subito l’intervento nell’86% dei casi e hanno affermato che la procedura ha soddisfatto le aspettative per l’81% del tempo. Oltre a essere “estremamente” o “molto” soddisfatti dell’intervento chirurgico nel 76% dei casi, i pazienti erano contenti dell’aspetto della ferita guarita (58%) e dei tempi di guarigione (74%).

I fattori associati alla minore soddisfazione del paziente includevano l’attuale stato di fumatore (P<0,001), l’escissione locale senza chiusura (P=0,02), il sito chirurgico inguinale o pubico (P=0,048) e la recidiva (P=0,01).

Riguardo alla valutazione del dolore intraoperatorio su una scala da 0 (nessuno) a 10 (il peggiore in assoluto), i pazienti non hanno riportato dolore dopo il 31% delle procedure e hanno riferito punteggi del dolore da 1 a 4 dopo nel 45% dei casi. Durante la prima settimana di recupero hanno riportato livelli di dolore ≥8 dopo il 32% delle procedure, ma nel 65% dei casi i pazienti hanno affermato che il dolore causato da una riacutizzazione della malattia era peggiore rispetto a quello postoperatorio.

Bibliografia

Ravi S et al. Patient Impressions and Outcomes After Clinic-Based Hidradenitis Suppurativa Surgery. JAMA Dermatol. 2022 Feb 1;158(2):132-141. 

Leggi