Infortuni in agricoltura: trend in calo costante


Dati Inail: nel quinquennio 2016-2020 si registra un trend in calo costante per gli infortuni sul lavoro in agricoltura

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Grazie all’introduzione di tecnologie innovative nei processi di raccolta e lavorazione, nel quinquennio 2016-2020 il trend delle denunce di infortunio sul lavoro in agricoltura è sempre stato decrescente. L’analisi dell’andamento infortunistico in questo settore, che rappresenta storicamente un’eccellenza nel complesso delle attività produttive italiane e dà lavoro a quasi un milione di persone, è contenuta nel nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che si apre con un focus sull’andamento dei prezzi delle derrate agricole, che tra il 2020 e il primo semestre 2021 sono aumentati mediamente del 4,8%, con picchi sopra la media per energia e lubrificanti (+8,0%), concimi e ammendanti (+6,8%) e mangimi (+12,9%) e ricadute sui prezzi al consumo di diversi generi alimentari.

Per i casi mortali un andamento altalenante. La flessione degli infortuni sul lavoro registrata nel settore agricolo lungo tutto il periodo è stata del 26,3%, da 36.199 casi nel 2016 a 26.696 nel 2020. Anche escludendo l’ultimo anno, fortemente influenzato dalla chiusura delle attività dovuta al contenimento dei contagi da Covid-19, la diminuzione degli infortuni denunciati è stata dell’8,6%. I casi mortali, invece, nell’arco dei cinque anni in esame hanno avuto un andamento altalenante. Nel confronto con il corrispettivo anno precedente, infatti, si rileva un aumento dei decessi in corrispondenza del 2017 (+9,4%) e del 2019 (+13,2%), mentre nel 2018 e nel 2020 la variazione è stata rispettivamente del -7,4% e del -21,6%, per un complessivo calo del 10,1% nel quinquennio.

L’Emilia Romagna al primo posto tra le regioni con il 12,8% degli incidenti denunciati. Dal punto di vista territoriale, e considerando l’insieme delle denunce registrate in agricoltura fra il 2016 e il 2020, l’Emilia Romagna risulta essere la regione in cui si è verificato il maggior numero di casi (12,8%), seguita da Veneto (8,7%), Lombardia (8,6%), Toscana (8,5%) e Puglia (7,9%). Aggiungendo anche il Piemonte (6,8%) si nota come oltre il 50% degli infortuni si concentri in queste sei regioni. La stessa analisi effettuata per i casi mortali vede al primo posto la Puglia (12,8%), seguita da Emilia Romagna (12,0%), Piemonte (9,0%), Sicilia (8,6%), Lombardia (7,0%) e Toscana (6,8%).

Netta prevalenza maschile: oltre l’80% riguarda gli uomini. In media oltre il 95% degli infortuni avviene durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, percentuale che scende all’84,1% per i casi mortali, con il restante 15,9% dei decessi occorso in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. In ottica di genere, e concentrando l’attenzione sui casi definiti positivamente, emerge invece una netta prevalenza maschile. In tutti gli anni del quinquennio 2016-2020, infatti, oltre l’80% degli infortuni in agricoltura ha costantemente riguardato gli uomini. Nel 2020, anno in cui si registra la quota più alta, pari all’81,8%, su un totale di 20.346 infortuni riconosciuti sul lavoro, i casi registrati per i lavoratori sono stati 16.648 e quelli per le lavoratrici 3.698.

Dal 2017 in diminuzione anche le malattie professionali. Gli sforzi dell’Inail per una diffusione sempre più capillare della cultura della prevenzione in questo settore, che ha sempre presentato un rischio di esposizione alle malattie professionali sopra la media rispetto ad altre tipologie di attività, si è tradotto in una riduzione delle patologie denunciate. Dopo anni di costante incremento, infatti, nel 2017 si è assistito a un calo del 10% delle malattie professionali protocollate rispetto all’anno precedente, da 12.500 a 11.200 casi, valore che si è mantenuto più o meno costante nei due anni successivi. Sul dato del 2020, anno in cui sono state denunciate 7.514 patologie lavoro-correlate, in diminuzione del 33% rispetto al 2019 e del 40% rispetto al 2016, come per gli infortuni hanno inciso le restrizioni per il contenimento della pandemia.

La quota delle patologie riconosciute positivamente è superiore alla media. Su un totale di 54.154 denunce presentate nel quinquennio 2016-2020 in agricoltura, sono state riconosciute sul lavoro 28.647 malattie professionali, pari al 52,9%, una quota significativamente più alta rispetto al 43,5% dell’insieme delle gestioni assicurative. Di queste oltre il 69% riguarda gli uomini, a conferma che i lavoratori rappresentano una quota nettamente prevalente rispetto alle donne in questo settore di attività. Dal punto di vista territoriale, le malattie definite positivamente sono distribuite equamente tra Centro (29,6%), Nord-est (28,2%) e Sud (27,2%), con percentuali molto inferiori invece nelle Isole (8,9%) e nel Nord-ovest (6,2%).

Più di tre quarti sono a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo. Nel quinquennio tre malattie professionali su quattro (75,6%) sono state codificate come patologie a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo. Tra queste il 50% è relativo a malattie della colonna vertebrale mentre, tra i disturbi dei tessuti molli, oltre il 65% è rappresentato da lesioni alla spalla, che con 6.958 casi rappresentano la patologia più frequente (oltre il 24% del totale). Seguono le malattie del sistema nervoso (17,6%), la cui quasi totalità è rappresentata dalle sindromi da tunnel carpale (4.686 casi su 4.942 complessivi), e le ipoacusie (4,7%). I tumori, con 286 casi nei cinque anni presi in considerazione, rappresentano l’1% delle patologie.

La riprogettazione ergonomica delle attività per una prevenzione più efficace. Come segnalato nell’approfondimento dedicato agli aspetti ergonomici del lavoro nei campi, per quanto oggi l’agricoltura sia notevolmente meccanizzata, permane un’ampia serie di operazioni svolte manualmente, che comportano il sollevamento, il trasporto, il traino e la spinta di carichi, movimenti ripetuti degli arti superiori e assunzione di posture incongrue, esponendo i lavoratori a rischi da sovraccarico biomeccanico, che possono condurre all’insorgenza di patologie a carico del rachide (dorsopatie) e degli arti superiori (malattie dei tessuti molli, sindrome del tunnel carpale). Di qui la necessità di prestare una particolare attenzione nella valutazione dei rischi e nella successiva pianificazione delle misure di prevenzione. La conoscenza puntuale dell’entità dei fattori di rischio, alla base dell’attività di riprogettazione ergonomica delle attività, è il passo fondamentale che guida le attività tecniche svolte dall’Inail, anche nell’ottica della valutazione dell’efficacia dei finanziamenti per il sostegno alle imprese e dei progetti per il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro.