Ipercolesterolemia familiare: i benefici delle statine


Ipercolesterolemia familiare: secondo un nuovo studio il trattamento precoce con statine aiuta a ridurre il rischio cardiovascolare

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I pazienti con ipercolesterolemia familiare (FH) che iniziano il trattamento ipolipemizzante in una fase più precoce della vita possono ridurre il proprio rischio cardiovascolare (CV) rispetto a quelli che non iniziano il trattamento precocemente. Sono questi i risultati di una recente meta-analisi, pubblicata online sul “Journal of Clinical Lipidology”.

Meta-analisi basata sulla misurazione dello spessore carotideo
Gli autori – guidati da Kika van Bergen en Henegouwen, dei dipartimenti di Pediatria ed Epidemiologia e scienza dei dati presso l’Amsterdam University Medical Center – hanno mostrato una differenza nello spessore intima-media carotideo (IMT) tra i pazienti con e senza FH che aumentava con l’età. C’era – però – anche una differenza nell’IMT osservato tra i pazienti con FH che avevano iniziato il trattamento precocemente, rispetto ai pazienti con FH non trattati.

«Il fatto che la differenza nell’IMT aumenti con l’età tra i pazienti con FH e i controlli non affetti dalla patologia, e che sia più pronunciata negli studi con pazienti con FH non trattati a confronto degli studi con pazienti trattati, suggerisce che è preferibile iniziare il trattamento già in giovane età nei pazienti con FH» scrivono i ricercatori. «Tuttavia, nonostante il trattamento, l’IMT nei pazienti con FH trattati è ancora maggiore rispetto ai soggetti senza FH» precisano.

Le differenze rilevate tra gruppi di pazienti e controlli sani
I ricercatori hanno identificato 42 studi con pazienti affetti da FH e gruppi di controllo con soggetti sani nei database MEDLINE, EMBASE e Trials.gov fino a una data limite dell’aprile 2020.

Di questi studi, 39 esaminavano specificamente la IMT carotideo, 2 studi valutavano l’IMT carotideo e femorale e 1 studio valutava il solo IMT femorale. Nel complesso, gli autori hanno esaminato le misurazioni IMT in 3.796 pazienti con FH e in 2.363 partecipanti al gruppo di controllo.

Seppure i dati sull’età e sul sesso per FH e gruppi di controllo non fossero disponibili in 6 studi, l’età media variava da 9 a 57 anni per i pazienti con FH e da 8 a 61 anni nel gruppo di controllo. Gli uomini comprendevano poco meno della metà sia dei gruppi FH che di quelli controllo.

La differenza media tra  gruppi in termini di IMT carotideo in 34 studi è stata di 0,11 mm ( intervallo di confidenza al 95%, 0,06-0,15 mm; P < 0,001) per i pazienti con FH, rispetto al gruppo di controllo, mentre la differenza media relativa all’IMT femorale in 3 studi è stata di 0,47 mm (IC 95%, 0,19-0,74 mm; P < 0,001) tra FH e gruppi di controllo.

In 13 studi in cui erano disponibili dati sulle differenze tra FH parzialmente trattata e FH non trattata, c’era una significativa differenza tra gruppi in termini di IMT carotideo nei pazienti con FH parzialmente trattati rispetto al gruppo di controllo (0,05 mm; IC 95%, 0,03-0,08 mm; P < 0,001). Vi era però una maggiore differenza media tra gruppi nell’IMT carotidea nei pazienti con FH non trattati rispetto a un gruppo di controllo (0,12 mm; IC 95%, 0,03-0,21 mm; P = 0,009).

I ricercatori hanno anche analizzato come l’età influisca sull’IMT carotideo e hanno scoperto che i pazienti con FH avevano un aumento medio di 0,0018 mm (IC al 95%, da -0,0007 a 0,0042 mm) rispetto a un gruppo di controllo in 34 studi.

Il messaggio chiave dello studio
Nei pazienti con FH parzialmente trattati, rispetto ai pazienti con FH non trattati, l’aumento medio tra gruppi all’anno è stato inferiore (0,0023 mm; IC 95%, 0,0021-0,0025 mm) rispetto al gruppo di controllo (0,0104 mm; IC 95%, 0,0100-0,0108 mm).

«Questo segno di rischio residuo potrebbe suggerire che sia necessario un trattamento più intenso per abbassare il colesterolo e raggiungere gli obiettivi di trattamento, o che occorra un inizio più precoce del trattamento stesso per ridurre la progressione dell’IMT verso condizioni “non FH”» sostengono i ricercatori. «Pertanto, è necessario individuare e diagnosticare questi pazienti e trattarli secondo le attuali linee guida».

Limiti intrinseci di carattere etico
I limiti delle meta-analisi includono l’eterogeneità tra gli studi, le differenze nei protocolli di misurazione dell’IMT e l’inclusione di studi con disegno in aperto.

Sebbene gli studi clinici randomizzati sarebbero preferibili per confrontare l’effetto del trattamento, «poiché la terapia con statine è indicata nei pazienti con FH per ridurre la malattia CV, non sarebbe etico avere un gruppo placebo» hanno specificato i ricercatori.

Riferimento bibliografico:
van Bergen En Henegouwen K, Hutten BA, Luirink IK, et al. Intima-media thickness in treated and untreated patients with and without familial hypercholesterolemia: A systematic review and meta-analysis. J Clin Lipidol. 2022 Feb 1. doi: 10.1016/j.jacl.2022.01.009. [Epub ahead of print] Link