Osteoporosi: nuovo studio sui benefici dei bisfosfonati


Osteoporosi: i benefici dell’uso dei bisfosfonati superano l’aumento del rischio di fratture atipiche al femore nelle donne in età avanzata

Osteoporosi: i benefici dell'uso dei bisfosfonati superano l'aumento del rischio di fratture atipiche al femore nelle donne in età avanzata

La riduzione del rischio di fratture osteoporotiche e all’anca, ottenuta grazie all’impiego dei bisfosfonati (BSF) supera l’aumento del rischio di fratture atipiche al femore nelle donne in età avanzata. Questo il responso di uno studio recentemente pubblicato su Bone che rassicura sull’impiego di questi formaci di provata efficacia, ribadendone il buon profilo di safety, e suffraga l’eventuale ricorso alle vacanze terapeutiche.

Razionale e disegno dello studio
“L’impiego dei BSF nell’osteoporosi, farmaci di provata efficacia, ha portato all’insorgenza di problemi di accettazione della terapia nelle pazienti affette da OP post-menopausale a causa dei timori di insorgenza di fratture atipiche di femore a seguite del loro impiego prolungato – spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio”.

“Ciò nonostante – continuano – un corpus crescente di evidenze provenienti da studi osservazionali di ampie dimensioni numeriche, ben disegnati, mostra che, nella grande maggioranza dei casi, i benefici della riduzione delle fratture all’anca, di quelle cliniche e di quelle al rachide superano di gran lunga i rischi di fratture atipiche di femore. Di qui la necessità di approfondire il tema dei fattori di rischio clinici di fratture atipiche di femore, al fine di mettere a punto terapie mirate e di durata più appropriata”.

A tal scopo, i ricercatori hanno analizzato i dati (demografici, relativi all’impiego di farmaci e alla storia di fratture) relativi a 196.129 donne ultra50enni, utilizzatrici di BSF da almeno 3 mesi, reclutate nel the Kaiser Permanente Southern California Osteoporosis Cohort Study (53,3% di etnia Caucasica, 24% di etnia Ispanica, 13,5% di etnia Asiatica, 5,9% di etnia Afro-Americana).

Risultati principali
Nel corso del follow-up, durato 10 anni (2007-2017), sono stati rilevate 277 fratture atipiche di femore. Dopo aggiustamento dei dati per la presenza di fattori confondenti, è emerso che le donne di età compresa tra i 65 e i 74 anni (aHR= 2,76; IC95%= 1,62-4,72; p<0,001) e quelle di età compresa tra i 75 e gli 84 anni (aHR= 2,5; IC95%= 1,47-4,23; p=0,001) erano a maggior rischio di andare incontro a fratture atipiche di femore rispetto a quelle ultra85enni.

Considerando l’etnia delle partecipanti allo studio, i dati hanno mostrato che le donne Asiatiche erano a maggior rischio di insorgenza di questa tipologia di fratture rispetto a quelle di etnia Caucasica (aHR = 4,84; IC95%=3,57-6,56; p < 0,001).

La durata d’impiego dei BSF è risultata associata ad un innalzamento del rischio di fratture atipiche di femore: questo innalzamento del rischio è aumentato gradualmente.

Nello specifico, l’ hazard ratio aggiustato di frattura atipica associato all’impiego di BSF è stato pari a:
– 8,86 (IC95%=2,79-28,2; p < 0,001) dopo 3-5 anni di trattamento
– 19,88 (IC95%= 6,32-62,49; p < 0,001) dopo 5-8 anni
– 43,51 (IC95%= 13,7-138,15; p < 0,001 dopo più di 8 anni di trattamento

Inoltre, l’incidenza di fratture all’anca è risultata significativamente più elevata dell’incidenza di fratture atipiche di femore, con un aumento della differenza di incidenze nel gruppo di pazienti ad età più avanzata.

Un tasso più elevato di incidenza di fratture all’anca è stato osservato in tutti i gruppi etnici considerati rispetto ai tassi di incidenza di fratture atipiche di femore.
La differenza è risultata meno pronunciata nelle donne di etnia Asiatica (6 fratture atipiche di femore per 10.000 persone-anno e 20,4 fratture d’anca per 10.000 persone-anno) rispetto a quelle di etnia Caucasica (1,1 fratture atipiche di femore per 10.000 persone-anno e 81,2 fratture di anca per 10.000 persone-anno).

Considerazioni conclusive
“Pur in presenza di una relazione confermata tra il trattamento con BSF e l’incidenza di fratture atipiche di femore – notano i ricercatori – il bilancio rischio-beneficio rimane decisamente favorevole relativamente all’incidenza di fratture d’anca e alle altre fratture cliniche osteoporotiche vs. le fratture atipiche di femore”.

“Le fratture atipiche di femore – ribadiscono – sono estremamente rare, mentre quelle all’anca e le altre fratture osteoporotiche sono molto più comuni e possono essere prevenute con successo mediante la terapia farmacologica”.

Ruolo delle vacanze terapeutiche 
Gli autori dello studio hanno anche valutato l’effetto delle vacanze terapeutiche sulla riduzione del rischio di incidenza di fratture atipiche di femore.
Anche qui è emersa una relazione tempo-dipendente (ma di segno inverso) sulla base della durata della sospensione del trattamento.

In pratica, si è osservato che l’incidenza di fratture atipiche di femore è ridotta e si riduce rapidamente dopo sospensione del trattamento con BSF.

Nello specifico, l’hazard ratio aggiustato di frattura atipica è stato pari a:
– 0,52 (IC95%= 0,37-0,72; p<0,001) a seguito di una sospensione pari a 1,25 anni
– 0,21 (IC95%= 0,13-0,34; p<0,001) dopo sospensione pari a 1,25-4 anni
– 0,26 (IC95%= 0,14-0,48; p<0,001) per vacanza terapeutica superiore ai 4 anni

“La riduzione drastica del rischio di insorgenza di fratture atipiche di femore dopo sospensione del trattamento con BSF – scrivono i ricercatori – accoppiata con il mantenimento dei benefici di riduzione delle fratture nei primi anni successivi all’interruzione del trattamento, suffraga il razionale del ricorso alle vacanze terapeutiche”.

“I risultati di questo studio, pertanto – concludono – potranno rivelarsi utili nelle decisioni cliniche (da adattare al singolo paziente) relative all’inizio e alla durata della terapia con BSF e al ricorso alle vacanze terapeutiche”.

Bibliografia
Black DM et al. Bisphosphonates and the risk of atypical femur fractures. Bone. 2021;doi:10.1016/j.bone.2021.116297. Leggi