Lupus: ecco su quali attività di malattia è efficace anifrolumab


Anifrolumab per la cura del Lupus: i risultati di un’analisi post-hoc degli studi registrativi TULIP-1 e 2, pubblicata su Lancet Respiratory Medicine

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Muscoloscheletrico, mucocutaneo, immunologico: questi i domini di lupus specificamente interessati dalla riduzione di attività di malattia osservata con anifrolumab. Lo dimostrano i risultati di un’ulteriore analisi post-hoc degli studi registrativi TULIP-1 e 2, pubblicata su Lancet Respiratory Medicine, che suffragano l’efficacia d’impiego di questo farmaco nel lupus, recentemente ufficializzata dalla Commissione Europea con l’approvazione del farmaco per il trattamento di adulti con lupus eritematoso sistemico (LES) da moderato a grave che stanno ricevendo una terapia standard.

Informazioni su anifrolumab e sugli studi TULIP 1 e 2
Anifrolumab è un anticorpo monoclonale completamente umanizzato che si lega alla sottounità 1 del recettore dell’interferone di tipo I, bloccando l’attività di tutti gli interferoni di tipo I. Gli interferoni di tipo I come IFN-alpha, IFN-beta e IFN-kappa sono citochine coinvolte nella regolazione dei percorsi infiammatori interessati dal lupus. La maggior parte dei pazienti adulti con lupus ha un aumento di attività a livello della via dell’IFN di tipo I che ha dimostrato essere correlata all’attività e alla gravità della malattia.

Il farmaco, sviluppato da AstraZeneca, è il primo anticorpo antagonista del recettore dell’interferone di tipo I, capostipite della classe.

Il programma di Studi clinici di Fase III TULIP (Treatment of Uncontrolled Lupus via the Interferon Pathway) include due Studi, TULIP-1 e TULIP-2, che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di anifrolumab rispetto al placebo. Entrambi gli studi erano randomizzati, in doppio-cieco, controllati con placebo, in pazienti con LES da moderato a grave sottoposti a trattamento standard. Il trattamento standard comprendeva corticosteroidi orali (OCS), antimalarici e immunosoppressori (metotrexato, azatioprina o micofenolato mofetile, conosciuto come MMF).

Nello studio TULIP-1, 457 pazienti sono stati randomizzati (1:2:2) e hanno ricevuto una dose fissa di 150mg con anifrolumab, 300mg con anifrolumab o placebo ogni 4 settimane somministrata per via intravenosa, in aggiunta allo standard di cura. Lo studio non ha raggiunto il proprio l’endpoint primario, basato sulla misurazione composita dello LES Responder Index 4 (SRI4).

Lo studio TULIP-2 ha valutato l’effetto di anifrolumab nel ridurre l’attività della malattia valutata in base alla scala BILAG-Based Composite Lupus Assessment (BICLA). TULIP-2 ha dimostrato la superiorità di anifrolumab rispetto al placebo nei multipli endpoint di efficacia per entrambi i bracci che hanno ricevuto la terapia standard. Nello studio, 362 pazienti sono stati randomizzati (1:1) e hanno ricevuto una dose fissa di 300 mg di anifrolumab somministrata per via intravenosa o placebo ogni 4 settimane.

Al di là delle differenze tra i due trial, anifrolumab ha migliorato l’attività di malattia nei pazienti con LES in entrambi gli studi TULIP.

Razionale e obiettivi dell’analisi
“Il controllo incompleto di malattia nel lupus, come è noto, comporta la progressione del danno d’organo, una cattiva qualità della vita e un incremento della mortalità – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio  -. Quasi la metà di tutti i pazienti con LES vanno incontro, infatti, a danno d’organo a 10 anni dalla diagnosi di malattia”.

Di qui le ricerche volte a sondare l’effettiva capacità dei vari trattamenti farmacologici di migliorare l’attività di malattia in diversi modi, risultando potenzialmente in grado di prevenire il danno d’organo.

L’analisi post-hoc appena pubblicata si è proposta di valutare l’efficacia di anifrolumab sull’attività di malattia specifica per il dominio d’organo considerato.

Nel dettaglio, i ricercatori hanno messo in pool i dati dei due trial TULIP, per un totale di 726 pazienti. Di questi, 360 erano stati sottoposti a trattamento con anifrolumab e 366 con placebo.

I pazienti avevano un’età media di 41,8 anni (±11,9), erano quasi tutti di sesso femminile (93%) e 479 (66%) di etnia Caucasica

Tra i pazienti inclusi, i domini d’organo maggiormente colpiti dalla malattia lupica al basale erano quello muscoloscheletrico (89% dei casi) e quello mucocutaneo (86% dei casi), rispettivamente in base al punteggio BILAG-2004.

Sono state prese in considerazione le variazioni, dal basale ad un anno, dei seguenti parametri:
– Punteggi di dominio d’organo BILAG-2004 (British Isles Lupus Assessment Group 2004) e SLEDAI-2K (SLE Disease Activity Index 2000)
– Punteggio CLASI-A (Cutaneous Lupus Erythematosus Disease Area and Severity Index activity)
– Conta articolazioni tumefatte e dolenti
– Quadro ematologico
– Quadro sierologico

Risultati principali
I pazienti in trattamento con anifrolumab sono quelli che hanno sperimentato miglioramenti di entità maggiore dell’attività di malattia organo-specifica rispetto al placebo.
Passando alle proporzioni di pazienti con miglioramento dei punteggio di attività di malattia organo-specifica, considerando il sistema muscoloscheletrico, si è avuto un miglioramento del punteggio BILAG-2004 nel 56% dei pazienti trattati con anifrolumab rispetto al 44%  dei pazienti del gruppo placebo (49% vs. 40% considerando il punteggio SLEDAI-2K)].

Considerando il sistema muco-cutaneo, il miglioramento del punteggio BILAG-2004 è stato osservato nel 54% dei pazienti del gruppo anifrolumab vs. 38% dei pazienti del gruppo placebo (55% vs. 39% considerando il punteggio SLEDAI-2K).

Considerando il sistema immunologico, invece, il miglioramento del punteggio SLEDAI-2K è stato documentato nel 19% dei pazienti trattati con anifrolumab vs. 11% dei pazienti trattati con placebo.

I domini di malattia meno frequentemente interessati nella popolazione di pazienti considerata hanno mostrato una diversità di risposte al trattamento assegnato.

Tra i partecipanti inclusi nell’analisi con un punteggio CLASI-A pari o superiore a 10 al basale, il 46% dei pazienti trattati con anifrolumab è andato incontro ad una riduzione pari o superiore al 50% del punteggio CLASI-A ad un anno rispetto al 25% dei pazienti del gruppo placebo.

Infine, tra i pazienti con almeno 6 articolazioni tumefatte, si è avuta una riduzione pari o superiore al 50% della conta articolare ad un anno rispetto al basale, rispetto ad una riduzione del 46% rilevata nel gruppo placebo.

La differenza tra gruppi non ha raggiunto, invece, la significatività statistica relativamente alla conta delle articolazioni dolenti.

Riassumendo
Nel complesso “…i dati in pool degli studi TULIP 1 e 2 hanno dimostrato che il trattamento con anifrolumab di pazienti con LES di grado moderato-severo si associa, rispetto al placebo, a miglioramenti ad un anno dell’attività di malattia specifica per alcuni organi/apparati, come misurato dai punteggi organo-specifici BILAG-2004 e SLEDAI-2K – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro -. Inoltre, una proporzione più ampia di pazienti in terapia con anifrolumab, rispetto a quanto osservato nel gruppo placebo, è andata incontro a riduzioni della conta di articolazioni tumefatte e dolenti, nonostante l’evidenza di una ridotta esposizione ai glucocorticoidi”.

“Tali risultati – aggiungono i ricercatori – forniscono ulteriori evidenze del beneficio di anifrolumab in termini di riduzione dell’attività di malattia specifica per alcuni organi/apparati nei pazienti con Lupus attivo”.

Bibliografia
Morand EF et al. Efficacy of anifrolumab across organ domains in patients with moderate-to-severe systemic lupus erythematosus: a post-hoc analysis of pooled data from the TULIP-1 and TULIP-2 trials. Lancet Rheumatol. 2022;doi:10.1016/S2665-9913(21)00317-9.
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