Sindrome di Sjogren: benefici con ianalumab


Sindrome di Sjogren: il trattamento con ianalumab, un farmaco biologico attualmente in fase di sviluppo clinico, è efficace e sicuro in fase 2

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Il trattamento con ianalumab, un farmaco biologico attualmente in fase di sviluppo clinico, è efficace e sicuro in fase 2, stando ai risultati di un trial pubblicato su The Lancet.

Nello specifico, il trial ha documentato una riduzione dose-dipendente dell’attività di malattia dall’inizio dello studio a 24 settimane nei pazienti in trattamento attivo vs. placebo. Inoltre, non sono stati registrati eventi avversi seri fino alla massima dose di 300 mg, con un buon profilo di tollerabilità osservato nei partecipanti allo studio.

Razionale e disegno dello studio
La sindrome di Sjogren è una malattia autoimmunitaria caratterizzata dalla presenza di xerostomia e secchezza e “occhio secco”, coinvolgimento sistemico e ridotta qualità della vita.

Ad oggi, non esistono trattamenti in grado di modificare il decorso della malattia.

Ianalumab è un nuovo farmaco biologico in corso di sviluppo clinico, che si caratterizza per un duplice meccanismo di soppressione delle cellule B, essendo un anticorpo monoclonale umano (mAb) di tipo IgG1/κ che si lega al recettore attivante delle cellule B (BAFF-R).

In pratica, ianalumab è un anticorpo monoclonale di deplezione delle cellule B che blocca contemporaneamente il  recettore del fattore che attiva queste cellule.

Attualmente, sono in corso diversi programmi di ricerca clinica per saggiarne l’efficacia in diverse condizioni cliniche, dall’epatite autoimmune alla sclerosi multipla, dal pemphigus vulgaris all’artrite reumatoide, dal lupus alla sindrome di Sjogren.

La presenza di dati preliminari di efficacia di ianalumab nella sindrome di Sjogren ha sollecitato la messa a punto di questo studio di fase 2, un trial clinico randomizzati di ricerca dei dosaggi più efficaci e sicuri di questo anticorpo monoclonale sperimentale, somministrato sottocute, in pazienti affetti da Sjogren primario.

Entrando nei dettagli del disegno dello studio, randomizzato e controllato vs. placebo e in doppio cieco, sono stati reclutati 190 pazienti con Sjogren primario e randomizzati, secondo uno schema di trattamento 1:1:1:1 a trattamento mensile per 6 mesi con:
– Placebo (n=49)
– Ianalumab 5 mg (n=47)
– Ianalumab 50 mg (n=47)
– Ianalumab 300 mg (n=47)

La quasi totalità dei pazienti era di sesso femminile (95%) e aveva un’età media approssimativa pari a 50 anni.

L’outcome primario dello studio era rappresentato dall’attività di malattia espressa in base al punteggio ESSDAI (EULAR Sjögren’s Syndrome Disease Activity Index) e all’indice di valutazione globale dello stato di salute fatto dal medico (PtGA).

La severità di malattia percepita dai pazienti, invece, è stata registrata utilizzando l’indice di valutazione globale dello stato di salute fatto dai pazienti (PaGA) e il punteggio ESSPRI (EULAR Sjögren’s Patient Reported Patient Indexed) che misura alcuni sintomi (dolore, secchezza e fatigue).

Tra gli outcome secondati valutati vi sono stati il tasso di flusso salivare e la misurazione obiettiva delle lacrime, come pure altre scale di misurazione della qualità della vita.
La valutazione clinica del singolo paziente è stata condotta a cadenza mensile, dall’inizio dello studio fino a 24 settimane.

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emersa una riduzione dose-dipendente del punteggio ESSDAI nel corso delle 24 settimane di durata dello studio. Dopo aggiustamento dei dati in base alla riduzione osservata anche nel gruppo placebo, è emerso che il gruppo sottoposto al dosaggio maggiore di ianalumab (300 mg) ha mostrato una variazione quadratica media del punteggio ESSDAI rispetto al basale pari a -1,92 punti (IC95%= -4,15; 0,32, p=0,093). Al contrario, non sono state documentate variazioni significative rispetto al placebo in relazione al punteggio ESSPRI.

I ricercatori hanno osservato anche una riduzione dell’indice PhGA pari a -8,4 (p=0,022) e di PaGA pari a -4,77 (p=0,32).

Il flusso lacrimale non ha subito variazioni significative, mentre il trattamento con ianalumab 300 mg ha migliorato in modo significativo il flusso salivare stimolato, con una variazione quadratica media pari a 0,2 ml/min (p=0,037).

Passando alla safety, nel gruppo trattato con l’anticorpo monoclonale al dosaggio maggiore si è avuta una maggiore incidenza di leucopenia (13%) rispetto a quanto osservato nel gruppo sottoposto a trattamento con ianalumab 50 mg o con placebo (4% in entrambi i casi). Ad ogni modo, gli eventi avversi osservati non sono stati di grado severo in base ai criteri CTC.

Da ultimo, non è stato osservato un incremento del numero di eventi avversi seri tra i gruppi in trattamento.

Limiti e implicazioni dello studio
Nonostante l’importante effetto placebo osservato, di cui si dovrà tener conto nella prosecuzione del programma di studi clinici registrativi sull’impiego di ianalumab nella sindrome di Sjogren,  i risultati del trial hanno dimostrato, nel complesso, il raggiungimento dell’obiettivo primario, con una riduzione dose-dipendente dell’attività di malattia misurata in base al punteggio ESSDAI a 24 settimane.

Ianalumab è risultato ben tollerato e sicuro e il suo impiego non è risultato associato ad un incremento di incidenza di infezioni.

A conoscenza dei ricercatori, il trial da loro condotto è il primo studio di ampie dimensioni, randomizzato e controllato, ad aver soddisfatto l’endpoint primario in pazienti con sindrome di Sjogren.

Ciò supporta la convinzione di proseguire nel programma di studi clinici sull’impiego di questo anticorpo monoclonale sperimentale nei pazienti affetti da questa condizione clinica.

Bibliografia
Bowman SJ et al. Safety and efficacy of subcutaneous ianalumab (VAY736) in patients with primary Sjögren’s syndrome: a randomised, double-blind, placebo-controlled, phase 2b dose-finding trial. Lancet 2022 Leggi