Linfoma di Hodgkin classico: brentuximab vedotin aggiunto alla chemioterapia in prima linea migliora la sopravvivenza
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Nei pazienti con linfoma di Hodgkin classico in stadio avanzato, brentuximab vedotin aggiunto alla chemioterapia in prima linea migliora in modo significativo la sopravvivenza globale (OS). Lo dimostrano i nuovi dati dello studio ECHELON-1, annunciati in una nota.
Dopo un follow-up mediano, di circa 6 anni, i pazienti trattati con brentuximab vedotin in combinazione con doxorubicina, vinblastina e dacarbazina (regime A+AVD) hanno mostrato una riduzione del 41% del rischio di decesso (HR 0,59; IC al 95% 0,396-0,879) rispetto ai pazienti trattati con il regime ABVD (doxorubicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina).
Risultati più dettagliati dello studio saranno presentati in uno dei prossimi congressi del settore.
Lo studio ECHELON-1
ECHELON-1, è uno studio multicentrico internazionale di fase 3, randomizzato, in aperto, in cui si sono confrontate efficacia e sicurezza della combinazione con brentuximab vedotin (il regime A + AVD) e della chemioterapia (il regime ABVD), come trattamento di prima linea, in 1334 pazienti adulti con linfoma di Hodgkin classico in stadio III o IV.
I partecipanti sono stati assegnati in rapporto 1:1 al trattamento con il regime A + AVD oppure il regime ABVD nei giorni 1 e 15 di un ciclo di 28 giorni, per un totale di sei cicli.
L’OS era l’endpoint secondario chiave dello studio. L’endpoint primario era rappresentato dalla sopravvivenza libera da progressione (PFS), che il regime A + AVD ha già dimostrato di migliorare in modo significativo rispetto alla sola chemioterapia.
I dati dello studio pubblicati nel 2018 sul New England Journal of Medicine, con un follow-up mediano di circa 15 mesi, hanno evidenziato, infatti, che il trattamento con brentuximab vedotin più la chemio ha ridotto del 23% il rischio di progressione della malattia o decesso.
Brentuximab vedotin
Sviluppato congiuntamente da Seagen e Takeda, brentuximab vedotin è già stato approvato dalle agenzie regolatorie, proprio sulla base dei risultati dello studio ECHELON-1, per il trattamento di prima linea dei pazienti con linfoma di Hodgkin classico in stadio avanzato, in associazione con la tripletta AVD, ed è attualmente disponibile in oltre 75 Paesi, Italia compresa, con varie indicazioni.
Questo agente è un coniugato anticorpo-farmaco (ADC) costituito da un anticorpo monoclonale anti-CD30 legato mediante un linker scindibile dalle proteasi all’inibitore della polimerizzazione dei microtubuli monometil auristatina E (MMAE). Il linker è disegnato in modo da essere stabile nella circolazione sanguigna, ma permettere l’internalizzazione e il rilascio della MMAE nelle cellule che esprimono l’antigene CD30.
Il prodotto è attualmente in fase di valutazione in oltre 70 studi clinici come trattamento per il linfoma, in diversi setting, e anche per altre neoplasie ematologiche.