La chiesa Ortodossa italiana vicina all’Ucraina


Guerra in Ucraina: la chiesa Ortodossa italiana vicina a Kiev. La risposta di Reggio Calabria all’accorato appello che arriva da chi fugge

padre elia

Onore a quelle giovani donne che vanno in trincea. Considerare che nell’Europa new age pensano al beauty center, oppure tik tok  che le rende premier femme. C’è la guerra donne!

Non armi, ma opere di bene. Risponde Reggio Calabria all’accorato appello dei migranti Ucraini e la chiesa Ortodossa.

Reggio Calabria diventa il punto d’incontro, sono pronti a ricevere qualsiasi cosa da generi di prima necessità alimentari. Soprattutto medicine, garze mediche, antibiotici, disinfettanti, anestetici, plasma per trasfusioni. Anche pannolini, latte e tutto ciò che serve per la prima infanzia. Si, anche un giocattolo in questa momento è di grande aiuto.

Un’iniziativa che parte da Reggio Calabria, supportata dalla Chiesa Ortodossa che ha molti fedeli non solo in città, vista la grande presenza dei lavoratori che da anni risiedono in zona. La bella chiesa di San Paolo dei Greci diventa anche contenitore di speranza, divulgatore di fede. E, l’attesa di un’unica comunità è congiunta da un esclusivo denominatore: la pace. All’infuori della religione, razza…le guerre partoriscono conflitti, ma c’è anche quella parte in cui germoglia la fiducia “del mondo migliore”.  La comunità, guidata da Padre Daniele Castrizio ha accolto con grande fiducia l’ospitalità dei piccoli spazi offerti dalla diocesi.

Irina con le lacrime agli occhi grida aiuto, quell’aiuto che “non viene colto da chi dice di essere amico”.  

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A distanza di poco tempo non bastano più gli spazi. “Ci vuole un capannone per contenere tutte le donazioni che arrivano da tutte le parti della zona”, chiedono gli organizzatori. In via Calabria quindi, è nato in pochissimo tempo un punto di raccolta. Diventato, incredibilmente sempre più carico di tante cose pronte a essere consegnate ai fratelli. L’Ucraina è diventata un bene comune da difendere. Per Irina, coordinatrice spontanea  della solidarietà “si ha bisogno di sentire l’Italia vicina”. Da ventuno anni a Reggio Calabria è sposata con un ragazzo del posto, pensa a sua sorella che da qualche giorno è nascosta nei sotterranei, dove soffre la fame. E rischia anche la vita. I bambini, piangono e gridano sotto quei bunker dai quali il mezzo respiro serve a risparmiare l’aria. Dove il covid non esiste. Ha preso il posto il terrore del crimine contro l’umanità.

Le donne in trincea come la prima guerra mondiale

I contatti sono diventati molto difficili nelle città Ucraine. Si sente odore di bruciato. Tutto brucia anche i sogni di quei giovani costretti a stringere un kalashnikov. Quei padri di famiglia che hanno lottato da insidie quotidiane. Onore a quelle giovani donne che vanno in trincea. Riflettere che nell’Europa new age pensano al beauty center, o buttate in tik tok  che le rende premier femme. E con la depressione si fanno le tette o una siringata di botox. Mentre loro,  prese da una forte maternità, difendono la loro “famiglia”.E’ guerra baby!

Irina con le lacrime agli occhi grida aiuto, quell’aiuto che “non viene colto da chi dice di essere amico”.  Intanto, arrivano i bambini a Reggio. Accompagnati dalle loro madri. I loro papà sono rimasti a lottare per difendere la loro patria. Per combattere una battaglia di esaltati della guerra e del potere. Sprezzanti della vita. Quella degli altri.

Partono dei camion da Reggio Calabria, accompagnati dalle preghiere di connazionali e con la speranza che ciò che parte sia di ristoro ai bisognosi. E, che un miracolo sopravvenga.

Anche la chiesa italiana Ortodossa manda un messaggio ai fedeli. Monsignor Filippo Ortenzi organizza dei momenti di “preghiera per ricordare i figli di Dio. E che la pace sia tra tutti noi”. Intanto, fra Elia, ieromonaco, non si allontana dai gruppi di raccolta nella città metropolitana, per dare voce con il suo contributo alla comunità.