Il long Covid mette a rischio anche il fegato


Il long Covid è associato a un maggiore rischio di steatosi epatica metabolica, secondo un’analisi dei pazienti di una singola clinica in Canada

variante omicron zero-17 remdesivir

La sindrome Covid post-acuta, uno stato infiammatorio persistente a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2, è associata a un maggiore rischio di steatosi epatica metabolica, secondo un’analisi dei pazienti di una singola clinica in Canada pubblicata sulla rivista Open Forum Infectious Diseases.

La steatosi epatica metabolica (MAFLD), nota anche come steatosi epatica non alcolica (NAFLD), è considerata un indicatore di salute generale ed è a sua volta legata a un maggiore rischio di complicanze cardiovascolari e mortalità. Può essere un disturbo multisistemico con varie cause sottostanti.

La sindrome Covid post-acuta (PACS) include sintomi che colpiscono vari sistemi di organi, con cluster neurocognitivi, autonomici, gastrointestinali, respiratori, muscoloscheletrici, psicologici, sensoriali e dermatologici. Si stima che il 50% -80% dei pazienti affetti da Covid-19 presenti uno o più gruppi di sintomi 3 mesi dopo aver lasciato l’ospedale.

«Ma i problemi al fegato compaiono anche nella fase acuta» ha commentato Paul Martin, responsabile della salute dell’apparato digerente e delle malattie del fegato e professore di medicina all’Università di Miami. «Fino a circa la metà dei pazienti durante la malattia acuta può avere test epatici elevati, ma sembra esserci un sottogruppo di pazienti in cui l’anomalia persiste. E poi ci sono alcuni rapporti in letteratura di pazienti che hanno sviluppato lesioni a lungo termine ai dotti biliari, apparentemente come conseguenza dell’infezione. Questo studio suggerisce che potrebbero esserci alcuni squilibri metabolici associati all’infezione da Covid, che a loro volta possono accentuare o eventualmente causare la steatosi epatica».

«Evidenzia la necessità di vaccinarsi contro il virus e di prendere le dovute precauzioni, perché contrarre l’infezione può portare a molteplici conseguenze, oltre alla sindrome respiratoria» ha aggiunto.

Analisi retrospettiva canadese a singolo centro
In un’analisi retrospettiva i ricercatori hanno identificato 235 pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19 tra luglio 2020 e aprile 2021. Il 69% erano uomini e l’età media era di 61 anni, il 19,2% è stato sottoposto a ventilazione meccanica e la durata media del ricovero è stata di 11,7 giorni. Sono stati osservati i sintomi PACS in media 143 giorni dopo l’inizio dei sintomi legati all’infezione, con il 77,5% dei soggetti che presentava sintomi di almeno un cluster PACS. Di questi cluster, il 34,9% era neurocognitivo, il 53,2% respiratorio, il 26,4% muscolo-scheletrico, il 29,4% psicologico, il 25,1% dermatologico e il 17,5% sensoriale.

Alla successiva visita clinica per sintomi PACS, tutti i pazienti sono stati sottoposti a screening per MAFLD, che è stata definita come la presenza di steatosi epatica più sovrappeso/obesità o diabete di tipo 2. La steatosi epatica è stata determinata in base a un parametro di attenuazione controllata mediante elastografia transitoria. L’analisi ha escluso i pazienti con assunzione significativa di alcol o epatite B o C. Tutti i pazienti con steatosi epatica avevano anche MAFLD, e questo includeva il 55,3% della popolazione dello studio.

Il doppio della prevalenza rispetto alla popolazione generale
L’ospedale è stato in grado di ottenere punteggi dell’indice di steatosi epatica (HSI) per 103 su 235 pazienti. In base a questo criterio, il 50% di questi aveva la MAFLD al momento del ricovero per Covid-19 acuto e il 48,1% al momento della dimissione. Alla visita PACS di follow-up, al 71,3% è stata diagnosticata la steatosi epatica metabolica. Non vi era alcuna differenza statisticamente significativa nell’uso di glucocorticoidi o tocilizumab durante il ricovero tra quelli con e senza MAFLD e l’uso di remdesivir era insignificante nella popolazione di pazienti.

Dato che la prevalenza della MAFLD nella popolazione in studio è risultata più che doppia rispetto alla popolazione generale, gli autori suggeriscono che potrebbe essere un nuovo fenotipo a grappolo della PACS, che potrebbe portare a complicanze metaboliche e cardiovascolari a lungo termine. Una possibile spiegazione è la perdita di massa corporea magra durante il ricovero per Covid, seguita dall’accumulo di grasso nel fegato durante il recupero.

Anche altre infezioni hanno mostrato un’associazione con una maggiore incidenza di MAFLD, inclusi Hiv, Helicobacter pylori ed epatite virale. Gli autori temono che l’infezione da Covid-19 possa esacerbare le condizioni sottostanti a una steatosi epatica metabolica più grave.

«La storia naturale della MAFLD nel contesto della PACS in questo momento è sconosciuta ed è necessario un attento follow-up di questi pazienti per comprendere le implicazioni cliniche di questa sindrome nel contesto dei lunghi postumi del Covid» hanno concluso gli autori. «Ipotizziamo che la MAFLD possa essere considerata un fenotipo indipendente del cluster PACS, che potenzialmente influisce sulla salute metabolica e cardiovascolare di questi pazienti».

Bibliografia

Milic J et al. Metabolic associated fatty liver disease is highly prevalent in the post-acute COVID syndrome. Open Forum Infectious Diseases, 2022; ofac003.

Leggi