Asta deserta per il Casinò dell’Aurora


Asta deserta per il Casinò dell’Aurora, dove si ammira l’unico murale di Caravaggio. L’ipotesi di acquisto per il momento è congelata, fino al 7 aprile

Asta deserta per il Casinò dell'Aurora

Il Casinò dell’Aurora non ha acquirenti, per ora. L’edificio, scrigno di opere d’arte, da Guercino a Domenichino, da Paul Bril a Caravaggio,  è l’unica struttura  superstite della  seicentesca Villa Ludovisi, che si estendeva nei pressi di Via Veneto. L’asta che si è tenuta nella giornata di ieri è andata deserta.  Per la vendita si partiva da un prezzo base di 471 milioni di euro.

All’interno dell’immobile  è custodito il raro  e unico dipinto murale di Caravaggio, raffigurante  la triade alchemica Giove Nettuno e Plutone con i segni zodiacali, scena realizzata per abbellire il camerino del cardinale del Monte, protettore dell’artista lombardo e appassionato di alchimia.

‘Giove, personificazione dello zolfo e dell’aria, Nettuno del mercurio e dell’acqua, Plutone del sale e della terra’ compongono l’allegoria realizzata da Caravaggio tra il 1597 e il 1600 nel Casino di Villa Ludovisi a Roma. Il dipinto è l’unico su intonaco realizzato dall’artista lombardo. L’opera pittorica che allude al processo di trasmutazione dei metalli, è carica di fascino non solo per il soggetto rappresentato ma anche perché Caravaggio vi sperimenta la tecnica ad olio, usata solitamente per i supporti in tela o su tavola. La vendita all’asta ha suscitato molte polemiche sull’opportunità di ‘consegnare’ a privati un bene che al di là del valore meramente economico, rappresenta un patrimonio di tutti.

La soluzione della vendita  derivava dal mancato accordo tra gli eredi del principe  Nicolò Boncompagni Ludovisi morto nel 2018. Ad avere già manifestato interesse per questo gioiello architettonico  sono stati Bill Gates e un emiro del Qatar.

L’ipotesi per il momento è congelata, fino al 7 aprile quando l’asta si aprirà di nuovo. Intanto su Change.org è stata lanciata una petizione intitolata “Sos cultura in svendita” che ha raccolto oltre 35mila firme per convincere il ministero dei Beni Culturali a esercitare il suo diritto di prelazione sul bene. Un diritto che si tradurrebbe nell’ esborso pari a circa un quarto del  budget annuale del Ministero.