Berlusconi al Quirinale, Letta attacca il centrodestra


Il centrodestra candida Berlusconi al Quirinale, il segretario dem Enrico Letta: “Presidente sia super partes, non è proprietà del centrodestra”

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Il centrodestra non ha alcun diritto di precedenza nell’indicare il presidente della Repubblica. Si è confuso un nostro atteggiamento rispettoso dell’istituzione con l’idea che il centrodestra abbia un diritto di prelazione, questo diritto non c’è, non ci sono i numeri in parlamento”. Lo dice il segretari Pd, Enrico Letta, alla direzione Pd.

La presidenza della Repubblica “non è di proprietà del centrodestra, la scelta di indicare Berlusconi è profondamente sbagliata così come questa logica dello scoiattolo, andare a cercare voto per voto, che non è quella legata al tempo che stiamo vivendo”.

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In Parlamento c’è una “unione di minoranze, a chi ce lo chiede dico che lanciare oggi nostri nomi vuol dire bruciarli, non è questo il nostro atteggiamento”, aggiunge Letta come riferisce la Dire (www.dire.it). Dalla scelta sul Quirinale “dipenderà il futuro del nostro Paese”. Nella riunione di oggi occorre “una delega da parte di tutti voi perché io possa, insieme ai capigruppo, seguire la fase delle trattative per arrivare al voto. Sapendo che, da oggi, i gruppi parlamentari e i delegati regionali sono convocati permanentemente“.

“Vogliamo eleggere un presidente o una presidente che domani, una volta svolte le elezioni del 2023, possa dare l’incarico di governo a qualunque leader di partito abbia vinto le politiche. Una condizione di normalità che parte da una scelta istituzionale e super partes“, continua il segretario dem. Letta parla proprio di “una personalita’ super partes, istituzionale, non un capo partito o una figura divisiva, ma una figura di unità che possa rappresentare tutti”, in continuità con il “modello straordinario di Sergio Mattarella”.

E’ sbagliato chiudere le porte al dialogo come ha fatto ieri il centrodestra, vogliamo riaprire quelle porte e quel dialogo per il bene del paese, la scelta passa per un accordo generale delle forze poltiche”, prosegue Letta, che propone “un patto di legislatura che consenta al nostro paese di completare la legislatura portando il paese al voto nel 2023 e all’elezione di un presidente o una presidente di garanzia per tutti”.

Sarebbe “una scelta forte per dare energia e forza perchè i prossimi 14 mesi dell’azione di governo trovino risposte efficaci in continuità con quanto stiamo facendo oggi”. Serve “un largo patto di legislatua in cui ognuno faccia un gesto di generosità verso il paese, che verrà ripagato dagli italiani”, sottolinea Letta. Bisogna “uscire dai propri fortini, altrimenti ci sarà una ulteriore condanna degli italiani nei confronti della politica”.

Nel patto di legislatura con tutte le forze di maggioranza dovrebbe rientrare la limitazione dei “cambi di casacca, del fenomeno del trasformismo parlamentare”. E c’è “la nostra disponibilità ad aggiustare la legge elettorale, che non è la più bella legge elettorale che potremmo avere”, spiega Letta.

La buona politica passa dalla responsabilità, proteggendo la figura di Mario Draghi. Non vorrei- dice il segretario dem- che alla fine ci giocassimo la carta fondamentale che ha ridato all’Italia credibilità: proteggere la sua figura è fondamentale”.

Letta delinea poi la strategia da tenere in aula: “Dovremo fare delle scelte se si dovesse andare alle prime tre votazioni senza un accordo e decidere insieme ai nostri alleati se votare scheda bianca o decidere di convergere tutti insieme su un nome con una asticella così alta. Poi dovremo decidere come comportarci se il centrodestra continuerà nella scelta sbagliata fatta ieri di candidare un capo politico, perchè loro hanno candidato il capo politico più divisivo, un atteggiamento che rende le cose ancor più difficili”.