Peste suina: boschi “in lockdown”, stop a caccia e turismo


Peste suina africana: stop alla caccia e alle attività turistiche nei boschi. Forte preoccupazione per il futuro delle attività all’aria aperta, turistiche, sportive e amatoriali

Abbattimenti dei cinghiali in Toscana: la Corte Costituzionale, con sentenza n. 21 depositata il 17 febbraio, ha rigettato il ricorso delle associazioni animaliste

Sono saliti a 114 (78 in Piemonte e 36 in Liguria) i Comuni inseriti dal Ministero della Salute nella “zona infetta” da Peste suina africana alla luce dei nuovi casi confermati (al momento quattro) e in riferimento alle indicazioni della Commissione Europea. Ma la situazione preoccupa anche la Liguria.

Il “lockdown dei boschi” stabilito con ordinanza dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura in 114 Comuni interessati dalla peste suina africana, di cui 36 liguri, fa discutere tutti, addetti ai lavori e non. Se, da un lato, le prime reazioni dal mondo dell’agricoltura sono positive per le misure che preservano l’ambiente, ma tutelano anche le attività economico-commerciali, dall’altro c’è forte preoccupazione per il futuro delle attività all’aria aperta, turistiche, sportive e amatoriali.

In Liguria, dove al momento è stato riscontrato un solo caso, in zona di confine con il Piemonte, è in corso un vertice in Alisa, l’azienda regionale sanitaria, per decidere i prossimi passi immediati da intraprendere, dal momento che l’ordinanza nazionale, che vieta non solo la caccia, ma qualsiasi attività nei boschi che non riguardi la cura di piante e animali, lascia ampio margine di deroga ai “servizi regionali competenti”, compresa la possibilità di aprire alla caccia selettiva.

Intanto, le reazioni della politica sono contrastanti. Il vicepresidente della giunta, con delega a Caccia e Agricoltura, l’assessore Alessandro Piana, contattato dall’agenzia Dire, si dice “soddisfatto del provvedimento che ha recepito tutte le nostre osservazioni per quanto riguarda l’aspetto agricolo. Ringrazio i ministri, il sottosegretario Andrea Costa e i parlamentari liguri della Lega, Lorenzo Viviani e Francesco Bruzzone, che in questi giorni sono stati a stretto contatto con noi, ma anche l’istituto zooprofilattico e Alisa per la proficua collaborazione”. E annuncia che la Regione sta già predisponendo la richiesta al governo di una serie di ristori per le attività che dovessero subire danni economici dall’ordinanza dei due ministeri.

In ogni caso, Piana (Lega) è convinto che il divieto di accesso ai boschi potrebbe durare solo poche settimane e non sei mesi, “se nel frattempo non dovessero essere rinvenute altre carcasse. Intanto, l’ordinanza di chiusura consente a tecnici e addetti ai lavori di controllare il territorio con tranquillità e pensare di restringere progressivamente la zona rossa”. Poi, detta la linea, “in un secondo momento, dovremo pensare a nuove misure di contenimento degli ungulati perché nell’attuale zona rossa ligure ci saranno circa 20.000 capi ed è impensabile aspettare solo di recuperare le carcasse per morte naturale. Dovremo studiare degli abbattimenti selettivi, magari senza cani, coinvolgendo i professionisti con appostamenti fissi e nuove tecniche ormonali, in collaborazione con le forze dell’ordine. E’ un’ipotesi già al vaglio del ministero”.

Di tutt’altro tenore le parole dell’assessore al Turismo, Gianni Berrino (Fdi), fortemente preoccupato per le ripercussioni della decisione del governo sul settore di sua competenza. “Turisticamente è una follia – si sfoga all’agenzia Dire (www.dire.it) – non solo si fanno morire i parchi, ma anche i paesi dell’entroterra in cui non andrà più nessuno. Una delle peculiarità del nostro turismo è proprio quella di essere attrattivo 365 giorni all’anno grazie alle molte opportunità offerte dalle attività outdoor”.

Per l’assessore si tratta di “un provvedimento salomonico che preoccupa molto per un settore che è già in difficoltà. Peraltro, se è vero che la peste suina non è pericolosa per l’uomo, così si trasmette un’immagine sbagliata all’esterno perché la gente pensa che nei boschi non ci si possa andare perché è pericoloso”.

Peste suina africana

Raccomandazioni

Chiunque provenga da aree in cui la malattia è presente può rappresentare un veicolo inconsapevole di trasmissione del virus agli animali. Informarsi sui canali ufficiali sulla diffusione della malattia.

Anche i cinghiali, liberi di avvicinarsi alle zone antropizzate, oramai rappresentano uno dei mezzi di diffusione del virus, qualora entrino in contatto con allevamenti che non rispettano le norme di biosicurezza o con rifiuti alimentari abbandonati o con lavoratori del settore domestico.

E’ indispensabile adottare una serie di comportamenti corretti e di precauzioni per prevenire la diffusione della malattia.

Per tutti

  • Non portare in Italia, dalle zone infette comunitarie, prodotti a base di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, che non siano etichettati con bollo sanitario ovale
  • Smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e chiusi e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali
  • Non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali
  • Informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale

Per i cacciatori

  • Pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia; eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate; evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato

Per gli allevatori

  • Rispettare le norme di biosicurezza, in particolare il cambio di abbigliamento e calzature quando si entra o si lascia l’allevamento e scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti; notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala

Materiale informativo

Il ministero della Salute ha favorito la divulgazione del video realizzato da EFSA, Autorità europea per la sicurezza alimentare, e dall’OIE Organizzazione mondiale della sanità animale per sostenere e diffondere comportamenti corretti e giuste precauzioni da adottare.

Nell’ottica di prevenzione della malattia e sensibilizzazione degli attori coinvolti il ministero ha, inoltre, prodotto materiale informativo chiaro, multilingue e di rapida consultazione: