Airgun: sesto rapporto sugli effetti per l’ecosistema marino


Airgun: trasmesso alle Camere il sesto rapporto sugli effetti per l’ecosistema marino. Tra il 2020 e il 2021 non sono state realizzate attività di prospezione e ricerca di idrocarburi o per scopi scientifici utilizzando questa tecnica

Airgun: trasmesso alle Camere il sesto rapporto sugli effetti per l'ecosistema marino

Le tecniche di indagine più utilizzate per la caratterizzazione del fondale e della struttura e composizione del substrato sedimentario e roccioso utilizzano come sorgente di energizzazione l’airgun, una tecnologia basata sull’emissione in acqua di aria compressa. Con questa tecnologia, utilizzata per indagare attraverso le onde riflesse dagli strati della crosta terreste, la forma e la composizione del substrato, è possibile individuare l’eventuale presenza di gas o liquidi oppure acquisire nuove conoscenze scientifiche.

L’articolo 25, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145 “Attuazione della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi che modifica la direttiva 2004/35/CE”, prevede che, annualmente, il ministero della Transizione ecologica trasmetta alle Commissioni parlamentari un rapporto sugli effetti della tecnica dell’airgun sull’ecosistema marino.

Come previsto dalla normativa, il rapporto viene realizzato dalla Direzione generale per il mare e le coste, con il supporto scientifico dell’ISPRA e con il contributo della Direzione generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo.

Come emerge dal sesto Rapporto, nel periodo di riferimento (novembre 2020 – novembre 2021), non sono state realizzate attività di prospezione e ricerca di idrocarburi o per scopi scientifici, utilizzando la tecnica airgun nelle acque territoriali italiane.

Il Rapporto mette in luce lo stato di avanzamento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti negativi su organismi ed ecosistemi marini che derivano dall’impiego della tecnica airgun e da altre sorgenti di rumore impulsivo e continuo.

La comunità scientifica sta tuttora investigando questi effetti, anche allo scopo di individuare procedure e strumenti di mitigazione degli impatti negativi che tale tecnica produce sull’ambiente marino.

Sul sito istituzionale del MiTE sono consultabili i rapporti trasmessi dal ministero alle competenti commissioni di Camera e Senato.