Notarstefano in libreria con “L’Orizzonte degli eventi”


Disponibile nei negozi fisici e online il libro “L’Orizzonte degli eventi”, firmato dal giornalista e scrittore Alessandro Notarstefano

libro notarstefano

Un titolo solenne: ‘L’Orizzonte degli eventi’. Così gli astrofisici chiamano il confine dei buchi neri, dove tutto si inabissa, il punto di non ritorno prima del buio assoluto. E lì si spinge Alessandro Notarstefano, sceglie quel perfetto confine del nulla per scrivere un libro che promette viaggi stellari e dimensioni cosmiche ma in realtà saccheggia l’universo per riportarlo all’uomo, al suo infinitesimo. Lavora di telescopio e di microscopio, cancella lo spazio e il tempo e fotografa istanti Notarstefano, nel suo terzo libro, scritto dopo molti anni in cui il giornalismo e la direzione della ‘Gazzetta del Sud’ lo hanno distratto dalla sua passione e vocazione di sempre: la letteratura. Un ritorno, con un progetto ambizioso, di superare il racconto lineare, la scansione temporale del prima e del dopo. La storia non c’è quindi, è “una non storia- come spiega l’autore- che diventa una storia universale, perché in realtà la storia c’è ed è quella delle emozioni umane”.

Il protagonista, senza nome, parla in prima persona, anche la città dove vive, pure descritta minuziosamente con il suo grattacielo di marzapane, il lungofiume, il parco dei cigni… non è identificata. Lui è un fotoreporter, mestiere perfetto per ogni ‘orizzonte’, cattura la vita più che le immagini, fruga in ogni cellula del corpo e ogni sospiro dell’anima, trova la poesia nello squallore di una sala da gioco, come nella curva del fianco della donna amata: “Le cose succedono solo se le fotografo”, sostiene.

Co-protagoniste sette donne che lo accompagnano nell’arco dell’intera vita, esplorate nelle loro esistenze diversissime: Amina, la madre del suo unico figlio, un’astrofisica che ‘sa tutto’, innamorata della scienza e degli spazi cosmici; Noemi, la pattinatrice ossessionata dai salti impossibili; Leonor che voleva fare la ballerina e sprofonda nel buio della depressione; Muriel, Ester, e le altre, che in realtà “sono un’unica donna”, immagini di un mosaico che compone istanti di umanità più che singole esistenze.

Gli uomini pochi e meno importanti, a parte il figlio Eric, rapper e ingegnere aerospaziale che riesce a rendere compatibili le due cose, progettando “strofe in grado di varcare l’atmosfera terrestre” e affascinato dalla “metrica dello spazio”, finché nello spazio Eric ci finisce davvero partecipando a una missione di quattro mesi. E ritorna sempre la scienza che, piegata al racconto dell’uomo, diventa un potente generatore di poesia, con la luce che svanisce nel buio, gli archi aurorali, il vento solare, la gravità e la leggerezza. Poi c’è il cielo, protagonista assoluto, scrutato allo sfinimento, in tutte le sue nuances, dall”azzurrino svogliato’, alle ‘vene bluastre’, al ‘celeste fiacco’.

La scienza regala poesia anche sulla terra, diventa la chimica dell’amore e del sesso, è la magia dei cocktail creati da Pussycat, dispensatrice di alcol e saggezza nel suo bar, che è, per il protagonista, un luogo dell’anima, un rifugio.

Il racconto ‘orizzontale’, il campo larghissimo in cui l’autore gioca servono anche a tenersi lontano da qualunque tentazione moralistica, il tono marca sempre una distanza abissale da impicci e impacci esistenziali, con uno sguardo da età adulta e senza illusioni, non più invischiata nella smania di bilanci della vita: “Occhieggio il cielo, l’indifferenza che è in ogni vera dismisura”, chiosa il fotoreporter ormai settantenne. E mantiene lo stesso atteggiamento anche davanti al tumore che lo ha colpito: “Non riesco più a vivere le cose: tutto in superficie e nessuno strato sotto, niente che palpiti e mi faccia felice o mi faccia incazzare. Non c’è passaggio di elettricità tra me e tutto il resto”, è il suo testamento spirituale.

Ha un menù ricchissimo l’ ‘Orizzonte degli eventi’ di Notarstefano, fatto di pensieri lunghi e scrittura densa, il respiro che si dilata e si comprime. Architetture concettuali e lessicali a volte un po’ spericolate, le parole tese e amplificate in significati che le sopravanzano, che le fanno diventare ‘suono’. Un pasto succoso e ricercato, un’abbuffata a tratti, ma è un bel mangiare e si gode.