Inquinamento: la ong Oceana accusa Amazon


L’Ong Oceana contro Amazon: “Nel 2020 oltre 10mila tonnellate di imballaggi in mare”. I rifiuti del colosso dell’e-commerce hanno raggiunto quota 270mila tonnellate

Apre centro Amazon a Colleferro, 500 posti di lavoro

Un mare di imballaggi di plastica. Scarti e resti di pacchetti consegnati dalla multinazionale americana dell’e-commerce Amazon. Rifiuti che nel 2020 hanno raggiunto quota 270mila tonnellate, un terzo in più rispetto all’anno precedente, finendo spesso proprio in mare. Le stime sono state diffuse da Oceana, una ong impegnata nella salvaguardia degli ecosistemi costieri. Secondo i suoi dati, nel 2020 circa 10.700 tonnellate di imballaggi di Amazon sono finite in mare. Si tratta di cuscinetti a bolle d’aria, pluriball o buste plastificate, per un volume equivalente a un furgone pieno che ogni 67 minuti finisce in acqua.

I dati di Oceana, spiega la Dire (www.dire.it), sono stati contestati da Amazon, che ha denunciato una sovrastima del 300 per cento. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, che oggi ha rilanciato la notizia, la multinazionale non ha però fornito alcuna stima alternativa.