I tumori in Italia: presentato il nuovo Rapporto


Tumori: presentato il rapporto annuale con i dati aggiornati al 2021 su mortalità e sopravvivenza, in un’edizione particolarmente segnata dalla pandemia

I tumori in Italia: presentato il nuovo Rapporto

Cala la mortalità e migliora la sopravvivenza per molti tumori in Italia, con dati in genere migliori rispetto a quelli della media europea, ma ci sono anche alcuni aspetti meno positivi, che fanno scattare campanelli di allarme e sottolineano l’importanza dell’impegno di tutti – ricercatori, medici e cittadini – per rendere il cancro sempre più curabile.

Sono questi i messaggi principali emersi nel corso della presentazione del volume I numeri del cancro in Italia 2021, un rapporto arrivato quest’anno alla sua undicesima edizione. Alla stesura, influenzata notevolmente dalla pandemia di Covid-19, hanno collaborato l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), l’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), la Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (SIAPEC-IAP), la Fondazione AIOM, PASSI (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), PASSI d’Argento e l’Osservatorio nazionale screening (ONS).

“Le informazioni contenute in questo rapporto sono fondamentali, poiché ci permettono di disporre in modo tempestivo di numeri chiari, raccolti e analizzati sempre secondo la metodologia scientifica. E questo è importante per i ricercatori, per chi si occupa di politiche sanitarie e anche per i singoli cittadini” ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (ISS), in apertura dell’incontro di presentazione del volume.

Ci sono alcune differenze strutturali importanti tra l’edizione 2021 e le precedenti: la prima è il fatto che quest’anno è stato realizzato un unico volume e non due come negli anni precedenti (a partire dal 2017 erano state sempre prodotte due versioni, una rivolta ai pazienti e l’altra agli operatori). La seconda riguarda invece i dati di incidenza di malattia, ovvero il numero di casi previsti nel corso dell’anno, il cui aggiornamento non è stato possibile a causa della pandemia e del suo impatto anche sull’oncologia. “Sarebbe stato un esercizio di equilibrismo troppo difficile sulla base delle informazioni di cui disponevamo” ha detto Giordano Beretta, presidente AIOM, spiegando che fornire numeri imprecisi avrebbe comportato un aumento di confusione e di incertezza.

Di cancro si muore un po’ meno: lo dicono i numeri

Pur senza i dati di incidenza, il volume porta con sé una quantità enorme di informazioni aggiornate, a partire da quelle che riguardano la mortalità, con una stima di 181.330 decessi nel 2021: 100.200 uomini e 81.100 donne, un calo di 1.870 morti rispetto al 2020.

I tassi di mortalità per tutti i tumori in Italia nel 2021 sono decisamente più bassi rispetto alla media europea, e nel corso degli ultimi sei anni sono diminuiti del 9,7 per cento negli uomini e dell’8 per cento nelle donne. Risultati particolarmente positivi si sono registrati per il tumore dello stomaco (-18,4 per cento negli uomini e -25 per cento nelle donne) e del colon-retto (-13,6 per cento e -13,2 per cento in uomini e donne, rispettivamente). Andamento opposto invece tra i due sessi per i tumori legati al fumo: il tasso di mortalità per tumore del polmone ha fatto registrare un calo del 15,6 per cento negli uomini e un aumento del 5 per cento nelle donne, per le quali sono aumentati anche i decessi per tumore della vescica (+5,6 per cento). “Queste differenze sono legate a cambiamenti in abitudini e comportamenti che si sono verificati negli ultimi anni (in particolare l’aumento delle donne che fumano) e che manifestano i loro effetti a lungo termine. Per questa ragione la tendenza sarà verosimilmente confermata anche nel prossimo futuro” ha commentato Beretta.

Infine, il tumore del pancreas si conferma come uno dei più difficili da trattare, con tassi di mortalità che restano stabili negli uomini e crescono di quasi 4 punti percentuali nelle donne.

Sopravvivenza in crescita

Come hanno spiegato gli esperti, i dati di sopravvivenza mettono in luce la qualità dell’assistenza oncologica nel nostro Paese. A cinque anni dalla diagnosi di tumore è ancora in vita il 59,4 per cento degli uomini (la stima del 2020 era del 54 per cento) e il 65 per cento delle donne (63 per cento nel 2020). I dati mostrano che per alcuni tumori il tasso di sopravvivenza supera il 90 per cento (tiroide e melanoma nelle donne; testicolo, tiroide e prostata negli uomini) e che anche per i tumori abitualmente più difficili da curare (polmone, esofago, mesotelioma e pancreas) ci sono stati comunque miglioramenti superiori al 2 per cento. Per i tumori pediatrici il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è pari all’84,3 per cento, rispetto a una media europea del 78 per cento.

Inoltre, dall’analisi emerge l’importanza di un contesto di cura adeguato e della tempestività degli interventi di diagnosi e trattamento. “La probabilità di sopravvivere per almeno cinque anni al cancro sale notevolmente per chi supera il primo anno dalla diagnosi, e raggiunge il 77,7 per cento negli uomini e l’80,4 per cento nelle donne” ha spiegato Diego Serraino, del Centro di riferimento oncologico di Aviano e direttore del Registro tumori del Friuli-Venezia Giulia.

Il segno del Covid

Non ci sono dubbi: la pandemia di Covid-19 ha lasciato un’impronta profonda in oncologia sotto diversi punti di vista. I risultati di un’indagine condotta in 19 anatomie patologiche italiane ha mostrato nel 2020 riduzioni, rispetto all’anno precedente, del 12 per cento circa degli interventi chirurgici per tumore della mammella e del 13 per cento per quelli del colon-retto. “I risultati di questa indagine fanno emergere, in generale e per entrambe le patologie, una diminuzione dei tumori in situ (meno 11 per cento per la mammella, meno 32 per cento per il colon-retto), caratterizzati da alte probabilità di guarigione, che può essere la conseguenza della temporanea riduzione degli screening oncologici nel 2020” ha specificato Anna Sapino, presidente di SIAPEC-IAP.

Proprio il ritardo negli screening è uno dei temi affrontati in questa edizione del rapporto. A causa della pandemia, infatti, nei primi mesi del 2020 sono state sospese le attività di screening e questo ha causato l’accumulo di ritardi importanti sia nell’invio degli inviti (fino a meno 33 per cento per lo screening del tumore della cervice), sia nell’esecuzione dei test di diagnosi, con una riduzione del 45,5 per cento per lo screening colorettale. In totale si parla di circa 2 milioni e mezzo di screening non effettuati. Senza contare che, anche quando gli inviti sono stati inviati, i pazienti stessi, in molti casi, non hanno voluto partecipare per paura del contagio. “I mesi di ritardo in media sono stati 5,5 per lo screening colorettale, 5,2 per quello cervicale e 4,5 per le mammografie” spiega Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio nazionale screening. “È importante sottolineare che, per tutti e tre i programmi, nell’autunno 2020 alcune regioni sono riuscite a erogare più test rispetto al 2019, mettendo in evidenza una notevole capacità strategico-organizzativa” ha aggiunto.

La pandemia si è però fatta sentire anche a livello psicologico, come riportano i risultati di uno studio condotto da Fondazione AIOM su 500 pazienti tra aprile e maggio 2020. “Lo studio mette in luce la necessità di garantire una presenza strutturata di psiconcologi nelle oncologie per fornire assistenza ai pazienti, ai familiari e caregiver e al personale sanitario” ha dichiarato Stefania Gori, presidente di Fondazione AIOM.

Uno sguardo agli stili di vita

Ultimo, ma non certo meno importante, il capitolo dedicato agli stili di vita, che hanno un ruolo di primo piano nella prevenzione dei tumori. Dai numeri raccolti dai sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, emerge che poco meno del 30 per cento dei cittadini che vivono in Italia ha uno stile di vita sedentario, con tassi in aumento nel tempo, soprattutto al Sud. In quest’area queste percentuali sono passate dal 35 per cento del 2018 al 45 per cento del 2019. Sovrappeso e obesità restano problemi importanti, tanto che il 31,5 per cento dei cittadini è in sovrappeso e il 10,8 per cento è obeso. Altri fattori di rischio da tenere particolarmente d’occhio sono il fumo di sigaretta e il consumo di alcol.

In seguito alla pandemia, il progressivo calo dei fumatori registrato nel decennio precedente (2008-2019) sembra abbia rallentato, a causa soprattutto dell’aumento dell’abitudine al fumo tra le donne con più di 35 anni. Si è per fortuna ridotta invece la percentuale di persone che consumano alcol fuori pasto o che praticano il cosiddetto “binge drinking” (bere molto in poco tempo, una sorta di “abbuffata di alcol”), probabilmente anche a causa delle limitazioni alla socialità imposte dal Covid. Sono però aumentate le donne anziane che bevono alcolici, forse come gesto “consolatorio”. “Serve grande cautela nell’analizzare i dati e le differenze prima e dopo la pandemia” ha sottolineato Maria Masocco, responsabile scientifico dei progetti PASSI e PASSI d’Argento, ricordando l’importante lavoro di raccolta dati svolto dai dipartimenti di prevenzione delle ASL anche in corso di pandemia.

In conclusione, il rapporto AIRTUM parla dell’importanza di un approccio olistico alla malattia, come ha spiegato Brusaferro: “L’approccio One Health, che parte dal presupposto che la salute è una sola per ambiente, uomini e animali, è la chiave di lettura secondo noi da prediligere anche per il cancro”, soprattutto pensando al legame tra tumori e fattori di rischio associati ad abitudini, comportamenti e all’ambiente che ci circonda.

FONTE: AIRC