Epilessia: la prevenzione comincia a tavola


Epilessia, l’importanza di una dieta varia ed equilibrata. Per le forme farmaco-resistenti la dieta chetogenica può ridurre le crisi nel 50% dei casi

La ricerca sull'epilessia punta sulle scienziate

Ridurre i fattori di stress, favorire uno stile di vita sano e praticare attività fisica anche moderata. A tavola scegliere un’alimentazione equilibrata, senza rinunce ma ricca di vitamine e sali minerali e con tanta frutta e verdura nel menù di tutti i giorni. Il benessere delle persone affette da epilessia, inizia a tavola. Anche se non esiste, salvo casi specifici, una dieta espressamente dedicata alle persone con epilessia, ci sono molti nutrienti che per il loro potenziale neuroprotettivo, possono essere considerati importanti per il benessere della persona che convive con questo disordine.

Ne è un esempio la vitamina B6, anche detta piridossina, essenziale per alcune funzioni del sistema nervoso, in particolare per l’intervento nella sintesi di molti neurotrasmettitori come la serotonina – mediatore chimico della trasmissione degli impulsi nervosi – l’istamina, la taurina e la dopamina. La vitamina B6 si trova principalmente legata alle proteine, sia in alimenti vegetali come verdura, legumi, frutta secca, sia in quelli di origine animale come uova, carni e pesce.

Ci sono poi altri nutrienti funzionali e che possono avere un ruolo di potenziale adiuvante nella gestione della frequenza critica: alcuni esempi sono gli Omega3, assimilabili con il salmone, il pesce azzurro e la frutta secca. E anche la vitamina D3 assimilabile principalmente da alimenti di origine animale quali pesce azzurro, uova, e latte e suoi derivati. La vitamina E è presente in grande quantità negli olii vegetali, ma anche nei cereali integrali, nelle uova e in alcune verdure come gli spinaci. La vitamina C è invece abbondante nella frutta fresca, alcune verdure come radicchio, spinaci, broccoletti, ortaggi come broccoli, cavoli, pomodori e peperoni, tuberi e patate.

“Tra i progressi fatti nello studio delle epilessie possiamo considerare, per le persone con epilessia che assumono una terapia farmacologica cronica, l’effetto positivo di un regime alimentare corretto ed equilibrato”, spiega Laura Tassi, presidente di LICE – Lega Italiana Contro l’Epilessia. “In generale, un’alimentazione varia, unitamente ad uno stile di vita che includa un’attività fisica moderata, può determinare un reale miglioramento della qualità di vita. Per il controllo delle crisi è importante evitare l’assunzione di droghe, non esagerare con l’alcol e, soprattutto, assumere regolarmente i farmaci”.

Non tutte le epilessie rispondono ai farmaci. Attualmente solo il 60% dei pazienti con epilessia ha un completo controllo delle crisi grazie alla terapia e al trattamento farmacologico, ma il restante 40% soffre di epilessia farmacoresistente, cioè non sensibile all’azione dei farmaci, o talora “intrattabile”. E per questi pazienti le opzioni sono limitate al trattamento chirurgico, all’utilizzo di alcuni dispositivi “palliativi” oppure, in alcuni casi, all’adozione di uno speciale regime alimentare, la dieta chetogenica. Si tratta di una dieta ricca in grassi (polinsaturi per tenere sotto controllo il colesterolo) e povera in carboidrati, che sfrutta alcuni aspetti particolari della fisiologia umana, cioè la formazione di corpi chetonici che l’organismo produce quando la quantità di zuccheri introdotta con il cibo è molto ridotta e le scorte a livello di fegato e tessuti sono pressocché esaurite e la maggior parte di organi e tessuti passa ad utilizzare gli acidi grassi come fonte di energia, favorendo quindi la formazione dei corpi chetonici.

Sembra che siano proprio i corpi chetonici a ridurre l’eccitabilità dei neuroni coinvolti nella genesi delle crisi epilettiche, modulando la produzione e l’azione di specifici neurotrasmettitori. L’efficacia della dieta chetogenica, strategica ed altamente efficace in alcuni specifici quadri clinici (quali la sindrome da deficit di GLUT1), sembra possa ridurre la frequenza delle crisi epilettiche in alcuni pazienti fino al 40-50%.

“Si tratta comunque di un intervento medico da considerare al pari del farmaco, per cui va intrapreso esclusivamente sotto controllo medico”, precisa la dott.ssa Valentina De Giorgis, responsabile del gruppo di studio sulle “Dietoterapie” della LICE. “La scelta di un intervento dietetico per il trattamento delle Epilessie farmacoresistenti deve seguire un’attenta valutazione della sua opportunità e sostenibilità nel tempo, individuando quei pazienti in cui la dieta può essere effettivamente utile, monitorandone in maniera costante la sua corretta applicazione, minimizzando così i potenziali effetti collaterali”.