Obesità: semaglutide più efficace di liraglutide


Semaglutide riduce peso e desiderio di cibo nelle persone con obesità ed è più efficace di liraglutide secondo nuovi dati dai trial STEP

Aumento di peso, obesità

Nei pazienti con obesità, semaglutide ha confermato la sua efficacia nel favorire la perdita di peso fino a 2 anni e ha ridotto il desiderio di alcuni cibi, oltre a dimostrarsi più efficace di liraglutide, già approvato per ridurre il peso corporeo. Sono i risultati di un’analisi dei trial clinici STEP 5 e STEP 8, presentata al congresso ObesityWeek 2021.

Secondo i ricercatori c’è tuttavia ancora molto da imparare su questa classe di farmaci, in quanto il follow-up è ancora relativamente breve per una malattia cronica e molti pazienti manifestano effetti collaterali gastrointestinali.

I risultati principali sono stati:

  • In STEP 5, in combinazione con un intervento sullo stile di vita (dieta a ridotto contenuto calorico e consigli sull’attività fisica), l’iniezione settimanale di 2,4 mg di semaglutide ha comportato:
    • il 15,2% di perdita di peso contro il 2,6% con il placebo a 2 anni (p<0,0001)
    • il 77% dei pazienti ha perso almeno il 5% del proprio peso in 2 anni, rispetto al 34% dei pazienti nel gruppo placebo (p<0,0001);
    • in un sottogruppo di pazienti semaglutide ha comportato un miglioramento significativamente superiore nel controllo generale del desiderio di cibo e degli alimenti salati, anche se i punteggi del questionario per il buon umore e il desiderio di cibi dolci erano simili in entrambi i gruppi.
  • In STEP 8, il peso corporeo medio a 68 settimane era inferiore del 15,8% con semaglutide 2,4 mg e cambiamenti dello stile di vita rispetto al 6,4% con liraglutide 3,0 mg/giorno sottocute più cambiamenti dello stile di vita (p<0,001).

Efficacia e sicurezza di semaglutide nella perdita di peso a 2 anni
STEP 5 era uno studio di fase IIIb nel quale 304 adulti di Stati Uniti, Canada, Ungheria, Italia e Spagna, di età pari o superiore a 18 anni, con un indice di massa corporea (BMI) ≥27 kg/m2 e almeno una comorbidità correlata al peso (ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno o malattia cardiovascolare) o un BMI ≥ 30 senza diabete di tipo 2, sono stati randomizzati a ricevere semaglutide o placebo in combinazione a un intervento sullo stile di vita.

La maggior parte dei partecipanti erano donne (78%) e di razza bianca (93%). In media avevano 47 anni, pesavano 106 kg, avevano un BMI di 38,5, una circonferenza della vita di 115,7 cm ed emoglobina glicata (HbA1c) del 5,7%. Hanno completato lo studio l’87% dei pazienti nel gruppo semaglutide e il 73% di quelli nel gruppo placebo.

Dopo 104 settimane i pazienti avevano maggiori probabilità di perdere ≥10%, ≥15% e ≥20% del peso corporeo con semaglutide vs placebo (rispettivamente 61,8% vs 13,3%, 52,1% vs 7,0% e 36,1% vs 2,3%, p<0,0001 per tutti).

I soggetti nel gruppo semaglutide hanno ottenuto miglioramenti maggiori nei fattori di rischio cardiovascolare (circonferenza della vita, pressione sanguigna sistolica e diastolica e proteina C-reattiva) e nei fattori di rischio metabolico (HbA1c, glicemia a digiuno, insulina sierica a digiuno e trigliceridi) rispetto a quelli nel gruppo placebo (p<0,05 per tutti).

Sicurezza e tollerabilità erano coerenti con quanto già osservato con questa classe di farmaci, senza nuovi segnali di sicurezza.

Il mantenimento dell’efficacia sulla perdita di peso nei dati di 2 anni è un risultato promettente» ha affermato Timothy Garvey, direttore del centro di ricerca sul diabete presso l’Università dell’Alabama a Birmingham. «Penso che questa sia una nuova era nella cura dell’obesità. Di fatto semaglutide raddoppia l’efficacia nella perdita di peso rispetto alle altre terapie farmacologiche approvate per l’obesità».

Con questo livello di potenziale perdita di peso i medici possono utilizzare il peso come biomarcatore e trattare avendo come obiettivo un determinato range di calo ponderale, ha aggiunto, osservando che, come affermato nelle linee guida di pratica clinica dell’American Association of Clinical Endocrinologists (AACE) e dell’American College of Endocrinology (ACE) del 2016 per l’assistenza medica ai pazienti con obesità, di cui ha è stato l’autore principale, «l’obiettivo della cura dell’obesità è migliorare la salute dei pazienti e prevenire o curare le complicanze». Semaglutide «può trattare una gamma di perdita di peso dal 10% al 20% nella maggior parte dei pazienti, associata a miglioramenti dei fattori di rischio cardiovascolari e metabolici».

Maggiore controllo del desiderio di cibo
In STEP 5 sono stati valutati i cambiamenti nelle risposte al questionario Control of Eating dal basale a 20, 52 e 104 settimane in pazienti provenienti da Stati Uniti e Canada (88 soggetti nel gruppo semaglutide e 86 nel gruppo placebo).

Il questionario consisteva di 19 domande raggruppate in quattro categorie: controllo del desiderio di cibo, desiderio di cibi salati (salati e piccanti, latticini o amidacei), desiderio di cibi dolci (cioccolato, cibi dolci o frutta/succhi di frutta) e umore positivo.

Alla settimana 104 i pazienti nel gruppo semaglutide mostravano miglioramenti significativamente maggiori nei punteggi per il desiderio di cibi salati e piccanti, latticini e amidacei e per la resistenza alla voglia di cibo in generale.

«Negli adulti con sovrappeso o obesità, con semaglutide 2,4 mg una sostanziale perdita di peso è stata accompagnata da miglioramenti a breve e a lungo termine nel controllo dell’alimentazione» ha dichiarato in un’altra presentazione Sean Wharton della Wharton Medical Clinic a Hamilton, Ontario, Canada. «La maggior parte dei soggetti obesi che stanno tentando di ridurre l’apporto calorico proveranno un desiderio di cibo, che varia da persona a persona».

Semaglutide vs liraglutide, efficacia e sicurezza a 68 settimane
Nello studio STEP 8, 338 adulti statunitensi senza diabete, un BMI ≥27 e una o più comorbidità legate al peso oppure un BMI ≥30 sono stati randomizzati a ricevere semaglutide 2,4 mg una volta a settimana, liraglutide 3,0 mg una volta al giorno o placebo in aggiunta a un intervento sullo stile di vita. La maggior parte dei partecipanti erano donne (78%), avevano un’età media di 49 anni, un peso corporeo medio di 104,5 kg e un BMI medio di 37,5.

Una maggior percentuale di soggetti ha raggiunto una perdita di peso ≥10%, ≥15% e ≥20% con semaglutide rispetto a liraglutide (rispettivamente 70,9% vs 25,6%, 55,6% vs 12,0% e 38,5% vs 6,0%, p<0,001 per tutti). Semaglutide ha migliorato la circonferenza della vita, la HbA1c e la proteina C-reattiva rispetto a liraglutide (p non aggiustato <0,001 per tutti).

«I partecipanti avevano significativamente più probabilità di raggiungere soglie di perdita di peso clinicamente significative con semaglutide rispetto a liraglutide, accompagnate da maggiori miglioramenti nei fattori di rischio cardiometabolico» ha affermato Domenica Rubino, direttore del Washington Center for Weight Management and Research, ad Arlington, in Virginia, nel presentare i risultati dello studio STEP 8. «Ad esempio i pazienti possono avere una migliore mobilità, che è importante per la qualità della vita».

Eventi avversi gastrointestinali sono stati segnalati dall’84% e dall’83% dei partecipanti che hanno ricevuto rispettivamente semaglutide e liraglutide. La maggior parte degli eventi era di grado lieve/moderato e transitoria, con una prevalenza in diminuzione nel tempo. Un numero inferiore di partecipanti ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi con semaglutide rispetto a liraglutide (3,2% vs 12,6%).

«Il programma STEP sembra dimostrare che ora l’obesità può essere considerata una malattia gestibile dal punto di vista medico, sulla base dell’esperienza con semaglutide» ha commentato Julie Ingelfinger del Massachusetts General Hospital di Boston e vicedirettore del New England Journal of Medicine. «I due trial possono suggerire che la perdita di peso sia sostenibile nelle persone in sovrappeso senza diabete con una o più comorbidità o nelle persone obese senza diabete. Tuttavia anche 2 anni nel caso di STEP 5 e circa 68 settimane in STEP 8 potrebbero non essere abbastanza lunghi per sapere se semaglutide sia realmente promettente come suggeriscono questi abstract».

«L’obesità è una condizione cronica e sono necessarie terapia e gestione a lungo termine» ha ammonito. «Inoltre è difficile generalizzare quando gli eventi avversi gastrointestinali sono così frequenti, sia con semaglutide che con liraglutide».