HIV: nuovi dati sulla combinazione BIC/FTC/TAF


HIV: nei pazienti bassa conta dei CD4, il regime BIC/FTC/TAF è risultato efficace sia in prima che in seconda linea secondo un nuovo studio

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Nelle persone che vivono con l’HIV e bassa conta dei CD4, il regime BIC/FTC/TAF è risultato efficace sia in prima che in seconda linea, con tossicità e semplificazione della terapia come ragioni principali del fallimento terapeutico, secondo i risultati di uno studio osservazionale di real life presentato all’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR) 2021.

I trial registrativi hanno dimostrato che il regime bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide (BIC/FTC/TAF) è efficace sia in combinazione con gli inibitori dell’integrasi sia con i boosted PI nei pazienti con precedente esperienza di terapia antiretrovirale (ART experienced) virologicamente soppressi, è ben tollerato in entrambi i gruppi e può essere anche utilizzato in una strategia di rapid start, hanno premesso gli autori.

Attualmente sono disponibili pochi dati in real life su popolazioni chiave come i late presenters e i soggetti con bassa conta dei CD4 al momento dello switch a BIC/FTC/TAF. Per supplire al fatto che sono scarsamente rappresentati nei trial registrativi, è stato realizzato lo studio “BIC ICONA” e uno dei suoi sotto studi è stato oggetto di questa presentazione al congresso.

Sotto studio del trial BIC ICONA
Questo studio osservazionale ha coinvolto pazienti arruolati nella coorte ICONA sottoposti al regime (BIC/FTC/TAF) come terapia di prima linea o come switch da una precedente terapia antiretrovirale.

Le persone con HIV e naïve al trattamento sono state definite come “late presenters” (LT) se avevano una conta dei CD4 <350 e/o AIDS e “very late presenters” (VLP) se avevano una conta dei CD4 <200 e/o AIDS. I soggetti virologicamente controllati che hanno cambiato ART sono stati valutati in base alla conta delle cellule CD4 allo switch.

Scopo di questa prima analisi era valutare l’efficacia e la tollerabilità di FTC/TAF/BIC nei pazienti ART naïve, in particolare nei LT, nei VLP e nei soggetti virologicamente soppressi (HIV-RNA <50 copie) che passano a questo regime, con un focus sul ruolo della conta basale dei CD4 al momento dello switch.

L’endpoint primario era il fallimento del trattamento definito come interruzione della terapia per qualsiasi motivo e/o fallimento virologico definito come 2 HIV-RNA consecutivi >200 copie/ml o, per gli ART-naïve, 1 HIV-RNA >1.000 copie/ml dopo 6 mesi. Sono stati analizzati anche i motivi dell’interruzione.

Le analisi statistiche includevano statistiche descrittive e analisi di sopravvivenza standard. Sono stati utilizzati modelli di regressione di Cox per studiare il ruolo dei LP/VLP (naïve all’ART) e il ruolo della conta dei CD4 allo switch (negli ART experieced) sul rischio di fallimento del trattamento.

Fallimenti terapeutici accettabili in un contesto di vita reale
Lo studio ha coinvolto 310 pazienti naïve all’ART e 1.115 con esperienza di ART virologicamente controllati.

Nei soggetti ART-naïve (n=310): mediana HIV-RNA 4,96-log10 copie/ml, conta mediana CD4 290 cellule/mm3, 178 soggetti LP (57,4%) e 124 VLP (40,0%).

Nel follow-up mediano di 7,5 mesi, il fallimento del trattamento si è verificato in 38 pazienti (12,2%): 21 nei LP (11,8%) vs 17 nei non-LP (12,9%) p=0,77 e 16 nei VLP (12,9%) vs 22 nei non-VLP (11,8%), p=0,78.

Su 38 fallimenti del trattamento, 4 erano dovuti a fallimento virologico e 34 erano interruzioni della terapia, dovute prevalentemente a tossicità/intolleranza (4,2%) e semplificazione della terapia (3,5%).

La probabilità complessiva a 1 anno di fallimento della terapia era del 13,2%. Dopo gli aggiustamenti per HIV-RNA, sesso e modalità di trasmissione dell’HIV non sono emerse differenze significative nel rischio di fallimento sia per i LP (vs non-LP aHR=1,24, non statisticamente significativo) e VLP (vs non-VLP aHR=1,76, non statisticamente significativo).

Nei soggetti ART-experienced (n=1.115): conta mediana CD4 703 cellule/mm3, 120 pazienti con conta CD4 <350 (10,8%).

In un follow-up mediano di 13,3 mesi, il fallimento del trattamento si è verificato in 89 soggetti (8,0%). Gli eventi sono stati 11 tra i soggetti con conta CD4 <350 al basale (9,2%) e 78 (7,8%) tra quelli con conta CD4 >=350, p=0,61.

Su 89 fallimenti del trattamento, 12 erano dovuti a fallimento virologico e 77 erano interruzioni della terapia, dovute prevalentemente alla semplificazione (2,8%) e alla tossicità (2,0%).

Complessivamente la probabilità a 1 anno di fallimento della terapia era del 4,9%. Nei modelli di regressione di Cox, dopo aggiustamento per anno solare della prima cART, nadir CD4 e durata della soppressione virale, avere una conta delle cellule CD4 <350 allo switch non ha influenzato il rischio di fallimento del trattamento (aHR=1,29, non statisticamente significativo).

«In questo contesto osservazionale della vita reale BIC/FTC/TAF è stato somministrato ai LP in circa il 60% dei casi. Questo regime era efficace in PLWH con CD4 basso sia in prima che in seconda linea, ma è necessario un follow-up più lungo per confermare la sua efficacia per i VLP» hanno commentato gli autori. «In questi soggetti le stime di fallimento del trattamento a un anno sono del 12,3%, contro il 5% negli ART-experienced, abbastanza buone per un contesto real life. Tossicità e semplificazione sono le ragioni principali del fallimento della terapia in entrambe le linee dell’ART».

Bibliografia

d’Arminio Monforte A et al. BIC/FTC/TAF is effective on PLWH with low CD4 counts: real-life data from the Icona cohort.