L’UE chiede più trasparenza fiscale alle multinazionali


Fiscalità, stretta dell’UE sulle multinazionali: sarà obbligatorio rivelare pubblicamente quante tasse pagano in ciascun Paese dell’Unione

Nemmeno la Stasi aveva una capacità di controllo come il nostro fisco, la CGIA: siamo controllati da 161 banche dati fiscali

Il Parlamento europeo ha votato un accordo provvisorio con il Consiglio che inserisce l’obbligo per le imprese con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro e con attività in più paesi a dichiarare gli utili realizzati, l’imposta sul reddito pagata e il numero di dipendenti in ciascun paese dell’UE per l’anno finanziario precedente.

Le società saranno tenute inoltre a pubblicare profitti, tasse e costi del personale versati in alcuni paesi extra UE, compresi i paesi che non cooperano con l’UE in materia fiscale e quelli che non soddisfano tutti gli standard ma si sono impegnati a riformare. L’UE dispone di una lista delle giurisdizioni appartenenti alle due categorie che viene aggiornata regolarmente.

Le nuove regole puntano a svelare dove le multinazionali pagano le tasse e a rendere più difficile l’elusione fiscale.

Quale importanza riveste la trasparenza fiscale?

Gli eurodeputati invocano l’introduzione per le aziende di una rendicontazione pubblica paese per paese. Tale richiesta avviene poiché, a partire dal 2010, diversi scandali finanziari hanno rivelato la pratica messa in atto da molte multinazionali, ovvero il trasferimento dei profitti in paesi che consentono di beneficiare di un regime di tassazione preferenziale con pochi dipendenti e una bassa soglia di operazioni.

In termini pratici, questo si traduce in una tassazione minore per le multinazionali, a scapito dei paesi che lottano per finanziare i propri investimenti e per difendere le prestazioni sociali.

L’introduzione di norme che aumentano la trasparenza fiscale, dovrebbe implicare una riflessione per le grandi aziende, in termini di approccio al pagamento delle tasse.

Tempi di preparazione lunghi

Nel 2015 il Parlamento aveva già formulato alcune raccomandazioni sull’obbligo per le aziende di rivelare sia i propri profitti che il pagamento delle imposte paese per paese.

A tal proposito, nel 2016 la Commissione europea ha formulato una proposta di normativa. Tuttavia, mentre il Parlamento ha provveduto ad adottare la propria posizione nel luglio 2017, i negoziati tra i colegislatori sono potuti iniziare solo nel 2021 a causa della lentezza nelle trattative del Consiglio dei ministri. Nel giugno 2021, è stato raggiunto un accordo provvisorio.

“Questo risultato costituisce un grande successo per il Parlamento europeo, poiché è stato proprio il Parlamento europeo a richiederlo e a portarlo sul tavolo”, ha affermato la correlatrice Evelyn Regner (S&D, AT)  commentando l’accordo provvisorio. L’eurodeputata ha poi sottolineato l’importanza delle suddette regole per i cittadini, dal momento che potrebbero portare a una maggiore giustizia fiscale, rivelando dove vengono pagate le tasse.

Le nuove regole non obbligheranno le multinazionali a rivelare i propri profitti e il versamento delle imposte in ogni paese del mondo. Le società potranno comunque divulgare i dati aggregati per paesi che non sono membri dell’UE, pur non apparendo negli elenchi dell’UE indicanti i paesi non cooperativi e di paesi che si sono impegnati nella riforma fiscale. Tuttavia, i negoziatori del Parlamento affermano che le regole potrebbero essere ulteriormente rafforzate una volta che la Commissione avrà effettuato la revisione dell’impatto della legislazione, a quattro anni dalla sua attuazione.

“Questo è solo l’inizio del viaggio, non la fine… rappresenta una pietra miliare, dal terreno conquistato possiamo continuare ad andare avanti”, ha affermato l’altro correlatore per conto del Parlamento Ibán García Del Blanco (S&D, ES).