Tumore al seno: abemaciclib riduce il rischio recidive


Tumore al seno: abemaciclib in combinazione con la terapia endocrina (ET) adiuvante standard, riduce del 30,4% il rischio di recidiva

Tumore al seno: abemaciclib in combinazione con la terapia endocrina (ET) adiuvante standard, riduce del 30,4% il rischio di recidiva

Abemaciclib in combinazione con la terapia endocrina (ET) adiuvante standard, riduce del 30,4% il rischio di recidiva del cancro al seno rispetto alla sola terapia standard. La novità riguarda i pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale ad alto rischio di ricaduta dopo intervento chirurgico, positivo al recettore ormonale (HR+) e negativo per il recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano (HER2-).

Circa il 65% di tutti i casi di tumore al seno sono casi con recettori ormonali positivi, pertanto i progressi in questo sottotipo di tumore hanno una particolare rilevanza. I nuovi risultati dello studio “monarchE” presentati nel corso della Virtual Plenary di ESMO, confermano i dati già condivisi nel 2020, migliorandoli: ad un periodo di osservazione più lungo (follow up mediano di 27.1 mesi), abemaciclib continua a dimostrare un beneficio clinicamente significativo nella riduzione del rischio di recidive nelle pazienti definite “ad alto rischio”.

Questo beneficio corrisponde a un miglioramento a tre anni del 5,4% nel tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva (IDFS) ovvero ricaduta di malattia al seno, ipsilaterale o controlaterale, a livello loco/regionale o a distanza, comparsa di un nuovo tumore o decesso: tasso di IDFS del 88.8% a tre anni nei pazienti trattati con Abemaciclib ed endocrinoterapia versus 83.4% nei pazienti trattati con la sola endocrinoterapia. Inoltre, l’aggiunta di Abemaciclib alla terapia endocrina, porta anche ad una riduzione del 31.3% del rischio di metastasi a distanza, ovvero dello sviluppo di malattia metastatica: i tassi di sopravvivenza libera da recidiva a distanza (DRFS) a tre anni sono del 90.3% nei pazienti trattati con Abemaciclib e dell’86.1% nei controlli, con un miglioramento del 4.2% a 3 anni per i pazienti trattati nel braccio sperimentale. Infine, i benefici osservati tendono a mantenersi anche oltre i 2 anni previsti del periodo di trattamento.

I nuovi dati dello studio monarchE, sono anche stati contemporaneamente pubblicati sulla rivista Annals of Oncology. La nuova indicazione di Abemaciclib è stata appena approvata da FDA negli Stati Uniti nei pazienti ad alto rischio di ricaduta e con espressione del Ki67 uguale o superiore al 20%.

“Questi dati sono di estremo interesse perché confermano la positività dello studio, e il beneficio clinico della combinazione di Abemaciclib e terapia ormonale ad un tempo di osservazione più lungo – spiega Valentina Guarneri, Professoressa Ordinaria Oncologia Medica, Direttore Unità Operativa Complessa di Oncologia 2, Istituto Oncologico Veneto IRCCS –.Il fatto poi che Abemaciclib riduca soprattutto le recidive a distanza rende ancora più solido il dato. Non secondario è poi l’aspetto della tossicità. L’analisi primaria aveva confermato il noto profilo di tossicità di Abemaciclib. La presente analisi, con quasi il 90% dei pazienti che ha terminato il trattamento, può dirsi conclusiva sul profilo di sicurezza del trattamento”.

“Era dagli inizi degli anni 2000, quando furono introdotti gli inibitori delle aromatasi, che non assistevamo a sostanziali miglioramenti clinici nella terapia adiuvante del tumore al seno con recettori ormonali positivi, vale a dire il tipo di tumore mammario più frequentemente diagnosticato – aggiunge Lucia Del Mastro, Direttore della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino e Professoressa di Oncologia dell’Università di Genova –. Circa il 65% di tutti i casi di tumore al seno sono casi con recettori ormonali positivi, pertanto i progressi in questo sottotipo di tumore, hanno una particolare rilevanza. I risultati dello studio clinico monarchE, sono di estrema rilevanza clinica sia per l’entità del beneficio indotto da Abemaciclib, sia perché questo beneficio riguarda le pazienti a più alto rischio di ricaduta dopo l’intervento. Pertanto, avremo un’importante arma in più da utilizzare contro il tumore al seno ad alto rischio. Il farmaco è stato appena approvato da FDA negli Stati Uniti per il trattamento adiuvante delle donne ad alto rischio e speriamo che sia presto disponibile anche in Italia”.

I risultati presentati alla Virtual Plenary di ESMO, che fanno seguito all’analisi dell’endopoint primario presentata al San Antonio Breast Cancer Symposium 2020, provengono da un un’analisi addizionale ad un follow up più esteso, condotta nella popolazione totale (ITT): ad oggi, sono stati osservati 565 eventi IDFS di cui 232 nel gruppo di pazienti trattati con Abemaciclib e 333 fra i controlli. Il follow-up mediano è stato di circa 27.1 mesi. I dati presentati oggi si aggiungono ai risultati positivi mostrati da Abemaciclib anche nel trattamento del tumore metastatico della mammella e vanno a confermare l’efficacia del farmaco nelle diverse fasi della malattia.

Lo studio monarchE 
MonarchE è uno studio di fase 3, multicentrico, randomizzato, in aperto che ha arruolato 5.637 pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale HR +, HER2-, con linfonodi positivi e ad alto rischio di ricaduta dopo intervento chirurgico. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere Abemaciclib (150 mg due volte al giorno per due anni o fino a soddisfare i criteri per l’interruzione del trattamento) più la terapia endocrina adiuvante standard o sola terapia endocrina adiuvante standard. Dopo il periodo di trattamento, tutti i pazienti continueranno la terapia endocrina per 5-10 anni, come clinicamente indicato. L’obiettivo principale è la valutazione della sopravvivenza libera da malattia invasiva (IDFS), definita secondo i criteri delle definizioni standard per gli endpoints di efficacia (criteri STEEP). Negli studi in adiuvante sul cancro al seno questo include il periodo di tempo prima che il cancro si ripresenti, si sviluppi un nuovo cancro o si abbia il decesso. Gli obiettivi secondari includono la sopravvivenza libera da ricadute a distanza, la sopravvivenza globale, la sicurezza, la farmacocinetica e gli effetti sulla salute. L’alto rischio è stato specificamente definito come donne (in qualsiasi fase della menopausa) e uomini che presentino carcinoma mammario invasivo in fase iniziale HR + HER2- resecato, con ≥4 linfonodi ascellari (ALN) positivi o da 1 a 3 ALN positivi e almeno una delle seguenti caratteristiche di alto rischio: dimensione del tumore invasivo primario ≥5 cm, tumore di grado istologico 3 o espressione del Ki-67 valutata centralmente ≥20%. Se applicabile, i pazienti devono anche aver completato la chemioterapia adiuvante e la radioterapia prima dell’arruolamento e devono essersi ripresi da tutti gli effetti collaterali acuti. L’analisi dell’endopoint primario (l’IDFS) presentata nel 2020 al San Antonio Breast Cancer Symposium aveva dimostrato, con un follow up mediano di 19.1 mesi, che l’aggiunta di Abemaciclib alla ET standard riduceva del 28.7% il rischio di recidiva del cancro rispetto alla sola ET (HR: 0.713; 95% CI: 0.583, 0.871; p = 0.0009), con un miglioramento del 3% nel tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva a due anni (92.3% vs 89.3%); l’aggiunta di Abemaciclib alla terapia endocrina aveva registrato anche una riduzione clinicamente significativa, pari al 31.3 %, del rischio di ricadute di malattia a distanza (HR: 0.687; 95% CI: 0.551, 0.858).