Inail vince lo Smart Working Award 2021


Pubblica amministrazione digitale: l’Inail vince lo Smart Working Award 2021. L’Istituto premiato per il percorso di rinnovamento avviato negli ultimi anni

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L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha assegnato all’Inail lo Smart Working Award 2021 nella categoria pubblica amministrazione, in cui l’Istituto era finalista insieme alla Banca d’Italia. Dal 2012 il riconoscimento premia aziende e istituzioni che realizzano iniziative di organizzazione del lavoro in modalità agile fondate sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, con l’obiettivo di generare un meccanismo virtuoso di condivisione delle esperienze di eccellenza, dando visibilità a quelle di maggior successo.

Nel “digital workplace” strumenti e software per la comunicazione e la collaborazione da remoto. L’Istituto, in particolare, è stato premiato per il percorso di rinnovamento avviato negli ultimi anni attraverso l’adeguamento delle infrastrutture e la realizzazione di un piano di change management, per accompagnare i dipendenti verso un nuovo modo di lavorare orientato alla collaborazione, al lavoro per obiettivi, alla comunicazione veloce e trasversale e all’utilizzo efficace di strumenti digitali innovativi. Nella prima fase di questo percorso, le postazioni di lavoro sono state ripensate in ottica smart, attraverso l’introduzione del “digital workplace”, il luogo di lavoro digitale dotato di nuovi strumenti e software per la comunicazione e la collaborazione da remoto. Nella fase successiva è stato invece necessario agire sulla cultura aziendale, attraverso iniziative di formazione che comprendono anche la nuova sezione Intranet InailAgile, articolata in canali con contenuti normativi, istruzioni, tutorial, webinar e interviste, e l’assistente virtuale basato su intelligenza artificiale “chiedi a Inail”, addestrato a rispondere alle domande più frequenti sull’utilizzo degli strumenti digitali.

La continuità operativa assicurata fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Grazie all’esperienza maturata a partire dal 2018, l’Inail è riuscito a far scattare lo smart working per gran parte dei propri dipendenti già dagli inizi dell’emergenza Covid-19, garantendo la continuità operativa e mantenendo un’elevata efficienza nell’erogazione dei servizi. Anche con la quasi totalità dei dipendenti da remoto – circa cinquemila con computer o tablet forniti dall’ente e circa quattromila con propri dispositivi abilitati all’accesso alla rete aziendale – è stato inoltre possibile affrontare le nuove competenze attribuite all’Istituto per il contrasto della pandemia.

Nella transizione verso la “nuova normalità” rinnovati anche gli spazi di lavoro nelle sedi. Il lavoro da remoto in emergenza ha messo in luce la necessità di proseguire il percorso intrapreso con l’obiettivo di diffondere ulteriormente il “digital workplace”, per supportare la transizione dell’esperienza del dipendente verso la “nuova normalità” con l’introduzione di una cultura per obiettivi basata sulla pianificazione per priorità e sul dialogo tra responsabile e collaboratore. Nel luglio 2020 il programma di rinnovamento degli ambienti fisici e degli spazi di lavoro presenti nelle sedi ha portato all’introduzione della logica del “desk sharing” e della prenotazione delle postazioni di lavoro tramite app. Nel febbraio 2021, inoltre, è stata creata un’area di lavoro di coworking presso la direzione generale e attualmente è in corso anche la riprogettazione degli spazi della Direzione centrale organizzazione digitale (Dcod) in ottica smart.

A un anno dal lockdown nella Pa i lavoratori agili erano quasi un milione e mezzo. Il premio assegnato all’Inail è stato ritirato a Milano da Stefano Tomasini, direttore centrale della Dcod, e Francesca Mammoliti, business relationship manager, in occasione del convegno “Rivoluzione Smart Working: un futuro da costruire adesso”, durante il quale sono stati presentati i risultati della ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che ha monitorato la diffusione di iniziative di lavoro agile in Italia, approfondendo gli impatti e le evoluzioni dell’emergenza sanitaria sui modi di lavorare e sugli stili di vita delle persone. L’Osservatorio stima che a marzo 2021, a un anno dal primo lockdown, gli smart worker italiani fossero 5,37 milioni, di cui 1,95 milioni nelle grandi imprese, 830mila nelle Pmi, 1,15 milioni nelle microimprese e 1,44 milioni nella pubblica amministrazione. Nel secondo trimestre dell’anno il numero ha iniziato progressivamente a diminuire fino a toccare quota 4,71 milioni, con il calo più consistente registrato proprio nel settore pubblico.

È una novità destinata a restare. Secondo la ricerca, lo smart working è destinato a proseguire o a essere introdotto nell’89% delle grandi aziende, dove aumenteranno sia i progetti strutturati sia quelli informali, nel 62% delle Pa, in cui prevalgono le iniziative strutturate, e nel 35% delle Pmi, fra le quali è più diffuso un approccio informale. La scelta di proseguire con il lavoro agile è motivata dai benefici riscontrati da lavoratori e aziende. Per oltre un terzo degli smart worker sono migliorati l’equilibrio lavoro-vita privata e la produttività, ma il 28% ha sofferto di tecnostress e il 17% di overworking. Grandi imprese e pubbliche amministrazioni evidenziano, inoltre, un deciso miglioramento di efficacia ed efficienza, tanto che il 55% delle prime e il 25% delle seconde ha avviato interventi di modifica degli spazi per adattarli al nuovo modo di lavorare.