Svolta rosa per i nomi delle strade di Aosta


Ad Aosta solo tre strade su 267 portano nomi di donne. Il 97,3% degli spazi pubblici è intitolato a uomini, ora si cambia

Svolta rosa per i nomi delle strade di Aosta

Strada della Consolata, piazza Ermelinda Ducler, via Aurora Vuillerminaz. Sono le uniche tre strade, su un totale di 267 strade, vie e piazze, intitolate a donne nella città di Aosta. Il 97,3% degli spazi pubblici è intitolato a uomini. Sempre ad Aosta, sono presenti solo due statue femminili: la fontana della Dora Baltea in piazza Émile Chanoux e il busto di Josephine Teppex Duc, in via Jean-Boniface Festaz. Fra tutti e 74 i comuni valdostani, solo 16 intitolazioni sono a donne, di cui otto a Madonne o Sante.

IL COMUNE SI MUOVE PER COLMARE DIVARIO DI GENERE

Il Comune di Aosta vuole porre rimedio a una situazione “sbagliata”, rivedendo in chiave di genere il regolamento per la toponomastica e la numerazione civica, impegnandosi a “intitolare in futuro vie, aree verdi, rotonde, sentieri, piste ciclabili, edifici pubblici, o parti di essi (aule, saloni) in percentuale maggiore a figure femminili, locali o nazionali” per “ridurre gradualmente l’attuale divario esistente“. Lo prevede un ordine del giorno, presentato a settembre dal gruppo di Rinascimento Valle d’Aosta e condiviso, nel Consiglio di ottobre, anche dai gruppi di maggioranza del Progetto Civico Progressista, dell’Union Valdôtaine e dell’Alliance Valdôtaine. L’iniziativa è stata approvata nella seduta di questa mattina, con 22 voti favorevoli della maggioranza e di Rinascimento Vda e le astensioni dei gruppi Lega e Forza Italia. Oltre alla revisione della toponomastica, il documento vuole promuovere una riflessione sul tema anche nelle scuole, attraverso “l’indizione di concorsi di idee tra studentesse e studenti”, per confrontarsi “sulle scelte di nomi femminili”.

Per Roberta Balbis, presentatrice del documento, bisogna “dare evidenza alle storie di donne che hanno dato il loro importante contributo alla crescita culturale, al progresso e al benessere della nostra città, della nostra regione e del nostro Paese”. L’assessora alle Pari opportunità, Clotilde Forcellati, ha sostenuto che “sono percentuali che gridano vendetta, come se le donne non avessero partecipato alla creazione della società che conosciamo, al progresso, alla politica. Pensiamo alle partigiane, a tutto il lavoro fatto dalle donne nei secoli. Non avere intitolazioni o averne così poche è un aspetto assolutamente negativo”.

Perplesso, spiega la Dire (www.dire.it), Sergio Togni, capogruppo della Lega. Il documento “non crea parità di genere, anzi ne sollecita una distinzione”, afferma. “La toponomastica- aggiunge- dovrebbe guardare esclusivamente al merito, non al genere. La storia non ha sicuramente dato il giusto merito alle donne, ma non si può andare a modificarne artificiosamente il corso”.