Tumore alla prostata: abiraterone acetato e prednisolone efficaci


Tumore alla prostata non metastatico: migliori outcome con abiraterone acetato più prednisolone in aggiunta alla terapia standard

Tumore alla prostata non metastatico: migliori outcome con abiraterone acetato più prednisolone in aggiunta alla terapia standard

Il trattamento per 2 anni di pazienti con carcinoma della prostata non metastatico, ma ad alto rischio, con abiraterone acetato più prednisolone (AAP), in aggiunta alla terapia di deprivazione androgenica (ADT), con o senza enzalutamide (ENZ) ha migliorato gli outcome di sopravvivenza dei pazienti in un’analisi combinata del trial multistadio STAMPEDE (NCT00268476), presentata durante il Congresso ESMO 2021.

«I pazienti nei gruppi di trattamento basato su AAP hanno mostrato una migliore sopravvivenza libera da metastasi (MFS) rispetto a quelli del gruppo trattato con sola ADT (HR 0,53; IC al 95% 0,44-0,64; P = 2,9 × 10-11), con un miglioramento del tasso di sopravvivenza libera da metastasi (MFS) a 6 anni dal 69% all’82%», ha riportato il primo autore del trial, Gerhardt Attard, dello University College London Cancer Institute di Londra.

I pazienti con cancro prostatico non metastatico (M0) ad alto rischio sono generalmente trattati con ADT e, quando indicato, con radioterapia locale (RT). I risultati precedenti dello studio STAMPEDE hanno evidenziato che i pazienti con carcinoma prostatico metastatico hanno esiti migliori con l’aggiunta di AAP all’ADT; tuttavia, i dati nel contesto non metastatico erano ancora in fase di studio.

Lo studio STAMPEDE
«Il nuovo studio presentato all’ESMO è uno studio multi-braccio, multistadio che, in due confronti separati, ha suddiviso in maniera casuale pazienti affetti da cancro della prostata M0 con linfonodi positivi o linfonodi negativi, ma ad alto rischio (>1 T3/4, PSA ≥ 40ng/ml, Gleason 8-10 o recidivante) al trattamento in rapporto 1:1 con ADT (controllo) vs ADT con AAP (1000 mg di abiraterone acetato + 5 mg di prednisolone una volta al giorno) o ADT vs ADT con AAP + ENZ (160 mg una volta al giorno) per 2 anni», ha spiegato Attard.

L’endpoint primario era la MFS (tempo al decesso o alla comparsa di metastasi a distanza). I dati del sottogruppo di pazienti trattati con ADT ± AAP erano stati parzialmente riportati insieme a quelli dei pazienti metastatici nel 2017. La nuova analisi ha quindi continuato il follow-up a lungo termine nei pazienti non metastatici.

Caratteristiche dei pazienti
In totale, sono stati arruolati 1974 pazienti con carcinoma prostatico M0 in 113 centri nel Regno Unito e in Svizzera, 914 assegnati al trattamento con ADT ± AAP e 1060 al trattamento con ADT ± AAP + ENZ.

I gruppi erano ben bilanciati: l’età mediana era di 68 anni; il livello mediano di PSA era di 34 ng/ml, il 39% della popolazione aveva linfonodi positivi; il 79% aveva un Gleason score di 8-10, l’85% aveva una RT pianificata e il 3% aveva avuto una recidiva dopo il precedente trattamento.

Il follow-up mediano totale è stato di 72 mesi, ma il follow-up è stato più lungo per il confronto tra AAP e APP più ENZ (85 vs 60 mesi).

Risultati di efficacia
L’analisi prespecificata dei sottogruppi in funzione del periodo di randomizzazione non ha evidenziato alcuna differenza significativa di effetto tra il gruppo trattato con AAP più ADT (HR 0,54; IC al 95% 0,43-0,68; P = 3,2 × 10-7), quello trattato con AAP e quello trattato con ENZ più ADT (HR 0,53; IC al 95% 0,39-0,71; P = 2,1 × 10-5).

Non è stata osservata un’eterogeneità statisticamente significativa dell’effetto del trattamento tra i fattori di randomizzazione al basale, inclusi lo stato linfonodale, l’età al momento della randomizzazione, il performance status dell’OMS al momento della randomizzazione, l’uso regolare di FANS/aspirina al basale o l’uso della radioterapia come parte del trattamento.

L’analisi dell’OS ha documentato un beneficio significativo del regime basato su AAP rispetto alla sola ADT (HR 0,60; IC al 95% 0,48-0,73; P = 9,3×10-7), con un miglioramento del tasso di beneficio assoluto a 6 anni dal 77% all’86%.

Nessuna differenza di OS statisticamente significativa è stata osservata nell’analisi dei sottogruppi in funzione del periodo di randomizzazione tra i gruppi trattati con AAP vs AAP più ENZ, con HR di 0,63 (IC al 95% 0,48-0,82; P = 0,0005) e 0,54 (IC al 95% 0,39-0,76; P = 0,00043), rispettivamente.

Per quanto riguarda la sopravvivenza specifica per il cancro alla prostata, è stato osservato un beneficio nei bracci di trattamento basati su AAP rispetto alla sola ADT (HR 0,49; IC al 95% 0,37-0,65; P = 1,3 × 10-6). Per la PFS, i dati hanno favorito i regimi terapeutici basati su AAP (HR 0,44; IC al 95% 0,36-0,54; P = 5,2 × 10-15).

I dati di sicurezza
Nei primi 2 anni di trattamento, sono stati segnalati 118 eventi avversi di grado 3 nel gruppo trattato con sola ADT rispetto a 151 nel gruppo trattato anche con AAP. Gli eventi avversi di grado 4 o superiore sono stati osservati rispettivamente in 12 e 17 pazienti.

L’aggiunta di enzalutamide al trattamento con AAP ha aumentato la tossicità nei pazienti senza un miglioramento significativo dell’efficacia.

In conclusione
«Abbiamo mostrato che un trattamento per 2 anni a base di abiraterone acetato migliora in modo significativo la sopravvivenza libera da metastasi e la sopravvivenza globale dei pazienti con carcinoma prostatico non metastatico ad alto rischio in terapia iniziale di deprivazione androgenica. Questo approccio dovrebbe essere ora considerato un nuovo standard di cura», ha concluso Attard.

Fonte
Attard G, et al. Abiraterone acetate plus prednisolone (AAP) with or without enzalutamide (ENZ) added to androgen deprivation therapy (ADT) compared to ADT alone for men with high-risk non-metastatic (M0) prostate cancer (PCa): Combined analysis from two comparisons in the STAMPEDE platform protocol. Annals of Oncology (2021) 32 (suppl_5): S1283-S1346. 10.1016/annonc/annonc741. Link