Marte: il cratere Jezero era una antico lago


Le immagini del rover Perseverance della Nasa confermano che il cratere Jezero è un antico lago marziano. Tutti i dettagli su Science

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La prima analisi scientifica delle immagini scattate dal rover Perseverance della Nasa ha confermato che il cratere Jezero – che oggi appare come una depressione secca ed erosa dal vento – un tempo (presumibilmente circa 3.7 miliardi di anni) fa era un lago tranquillo, alimentato da un piccolo fiume. Le immagini mostrano inoltre le prove che il cratere deve aver subito inondazioni improvvise, abbastanza potenti da trasportare grandi massi per decine di chilometri da monte fino a valle, depositandoli nel fondo del lago, dove giacciono ancora oggi.

Questa nuova analisi, pubblicata oggi sulla rivista Science, si basa proprio sulle immagini di queste rocce che affiorano all’interno del cratere, sul suo lato occidentale. In precedenza, i satelliti avevano mostrato che questo affioramento, visto dall’alto, assomigliava ai delta fluviali presenti sulla Terra, dove si depositano strati di sedimenti a forma di ventaglio mentre il fiume confluisce in un lago.

Le nuove immagini di Perseverance prese dall’interno del cratere – catturate da Mastcam-Z e SuperCam Remote Micro-Imager – confermano che questo affioramento doveva essere davvero il delta di un fiume. Elaborando e combinando tali immagini, i ricercatori sono infatti stati in grado di identificare letti distinti di sedimenti lungo la collina Kodiak, con una risoluzione sorprendentemente alta. Hanno misurato lo spessore, la pendenza e l’estensione laterale di ogni strato, scoprendo che il sedimento deve essere stato depositato da acqua che scorreva verso un lago, piuttosto che dal vento, dalle inondazioni o da altri processi geologici.

Sulla base degli strati sedimentari nell’affioramento, sembra che il delta del fiume abbia alimentato un lago piuttosto calmo per gran parte della sua esistenza, fino a quando un drammatico cambiamento climatico ha innescato inondazioni episodiche, alla fine o verso la fine della storia del lago.

Quando i ricercatori hanno esaminato più da vicino le immagini dell’affioramento principale, hanno notato grandi massi e ciottoli incastonati negli strati più giovani e più alti del delta. Alcuni massi misurano fino a 1 metro di diametro e si stima che pesino fino a diverse tonnellate. Queste rocce massicce, ha concluso il team, devono provenire dall’esterno del cratere e probabilmente facevano parte del substrato roccioso situato sul bordo del cratere, oppure 60 o più chilometri a monte. A giudicare dalla loro posizione e dalle dimensioni attuali, il team afferma che i massi sono stati trasportati a valle e nel fondale del lago da un’inondazione che ha raggiunto i 9 metri al secondo e si è spostata fino a 3000 metri cubi di acqua al secondo. «Servono condizioni di piena molto energetiche per trasportare rocce così grandi e pesanti», sostiene Benjamin Weiss del Massachusetts Institute of Technology (Mit), tra gli autori del nuovo studio. «È una evidenza particolare che potrebbe essere indicativa di un cambiamento fondamentale nell’idrologia locale o forse nel clima regionale su Marte».

La causa di questa inversione di tendenza del clima è sconosciuta, sebbene Weiss affermi che i massi del delta potrebbero contenere alcune risposte. «La cosa più sorprendente che è emersa da queste immagini è la potenziale opportunità di cogliere il momento in cui questo cratere è passato da un ambiente abitabile simile alla Terra, a questo paesaggio desolato che vediamo ora», afferma. «Questi letti di massi potrebbero aver registrato questa transizione, che non si è vista in altri luoghi su Marte».

Mentre il rover continua a esplorare il cratere, gli scienziati sperano di scoprire ulteriori indizi sulla sua evoluzione climatica. Ora che hanno confermato che il cratere era un tempo un ambiente lacustre, credono che i suoi sedimenti potrebbero contenere tracce di antiche forme di vita acquatiche. Nel prossimo futuro, Perseverance cercherà luoghi per raccogliere campioni di sedimenti, che verranno inviati sulla Terra, dove gli scienziati potranno studiarli nel dettaglio, andando a caccia di eventuali forme biologiche.

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