Evolocumab riduce rischio cardiovascolare dopo l’infarto


Dopo un infarto, evolocumab riduce il rischio cardiovascolare a breve e a lungo termine secondo i risultati di un nuovo studio scientifico

Dopo un infarto, evolocumab riduce il rischio cardiovascolare a breve e a lungo termine secondo i risultati di un nuovo studio scientifico

L’utilizzo di evolocumab nel setting di real world in pazienti con elevata colesterolemia LDC (LDL-c) e storia recente o remota di infarto miocardico (IM) consente una importante riduzione del rischio relativo e del rischio assoluto di nuovi eventi cardiovascolari a breve e lungo termine.

Lo evidenziano i risultati di uno studio di simulazione basato sui dati dell’HUYMANS, un registro di pazienti che hanno iniziato la terapia con evolocumab e studiati nella pratica clinica di routine in 12 paesi europei, da agosto 2015 con follow-up fino a luglio 2020.

“Dallo studio FOURIER che ha incluso 22.351 pazienti con una storia di IM e un valore di LDL-c medio di 2,4 mmol/l (circa 93,6 mg/dl), è emerso come la riduzione del colesterolo LDL con evolocumab abbia ridotto il rischio di eventi cardiovascolari (CV) maggiori dell’1,3%, in termini assoluti, in un periodo di 2,2 anni”, ha dichiarato Kausik K. Ray, Department of Primary Care & Public Health, Imperial College London, London, principal investigator dello studio di simulazione.  “Non è, tuttavia, noto se benefici simili possano essere osservati con l’uso di evolocumab. in un contesto di real world”.

Gli autori hanno quindi voluto valutare mediante simulazione del rischio CV la potenziale riduzione di questo rischio in un’ampia coorte europea di pazienti utilizzatori di evolocumab con una storia di IM.

Caratteristiche dell’analisi di simulazione
“Per questa analisi, abbiamo utilizzato i dati provvisori del registro HEYMANS”, spiega Ray.”Le caratteristiche demografiche e cliniche, la terapia ipolipemizzante (LLT) e i valori lipidici sono stati raccolti dalle cartelle cliniche di routine (6 mesi prima dell’inizio di evolocumab fino a 30 mesi dopo l’inizio). Sono stati considerati i pazienti con una storia di IM e sono state create due sottocoorti: IM recente (MI ≤ 1 anno prima dell’inizio di evolocumab) e IM remoto (MI > 1 anno prima dell’inizio di evolocumab)”.

Per ogni paziente è stato simulato il rischio CV utilizzando tre diverse modelli predittivi e correggendo per età e colesterolo LDL:

  1. l’equazione REACH,
  2. i dati dello studio FOURIER,
  3. uno studio osservazionale real-life che includeva pazienti con caratteristiche simili a quelli inclusi nel FOURIER

I ricercatori hanno calcolato per ogni paziente la riduzione assoluta del LDL-c con evolocumab e hanno simulato la riduzione del rischio relativo (RRR) sulla base di un campionamento casuale della distribuzione di probabilità inversa del rate ratio per 1 mmol/L avendo come riferimento l’endpoint secondario principale dello studio FOURIER. Inoltre sono stati calcolati la riduzione assoluta del rischio (ARR) e il numero necessario da trattare (NNT) in 2 anni (IM recente) o 10 anni (IM remoto).

Risultati dello studio
L’analisi ha incluso 90 pazienti con IM recente e 489 pazienti con IM remoto che hanno iniziato evolocumab nella pratica clinica secondo criteri di rimborso locali, con un follow-up fino a 24 mesi. L’età mediana (intervallo inter quartile) era di 59 (53-67) e 61 (53-68) anni nei pazienti con infarto miocardico recente e remoto, rispettivamente. Il valore di LDL-c prima di evolocumab era 3,8 (3,2-4,6) e 3,6 (3,0-4,5) mmol/l. La riduzione assoluta del LDL-c con evolocumab è stata nelle 2 coorti di 2,2 (1,4-2,8) e 2,2 (1,6-2,8) mmol/l, il che significa una riduzione relativa della colesterolemia LDL del 60% (44%-73%) e del 62% (47%-72%), rispettivamente.
Nella coorte con IM recente, il rischio CV annualizzato al basale oscillava tra il 5% e il 9% a seconda dei modelli predittivi e quindi a 2 anni era compreso tra il 9,70% e il 17,5%. Dopo terapia con evolocumab, il rischio CV a 2 anni variava tra il 5,9% e l’11,1%, con una RRR dalla riduzione di LDL-c di 2,2 mmol/l (!,4-2,8) del 34,5%. L’ARR a 2 anni variava tra il 3% e il 5,7%, mentre l’NNT in 2 anni era compreso tra 33 e 16. (vedi tabella 1)

Nella coorte con IM remoto, il rischio CV annualizzato al basale variava tra il 3,4% e il 4,7%, con rischio CV a 10 anni compreso tra il 29,6% e il 38,2%. Dopo evolocumab, il rischio CV a 10 anni era compreso tra il 20% e il 26,6% a seconda dei modelli predittivi, con una RRR dalla riduzione del LDL-c di 2,2 mmol/l  del 35. L’ARR a 10 anni era compresa tra il 8,7% e il 10,8% e l’NNT in 10 anni variava tra 11 e 9. (vedi tabella 2)

Commento degli autori
“È da sottolineare che le coorti di utilizzatori di evolocumab nella pratica clinica di real life presentavano un rischio CV e valori di colesterolemia LDL al basale più elevati rispetto ai pazienti arruolati nello studio FOURIER”, commenta Ray. “La riduzione del colesterolo LDL e la RRR erano molto simili nei pazienti con IM recente e in quelli con IM remoto. Tuttavia, i pazienti con un recente infarto miocardico presentavano un rischio CV a breve termine più elevato e quindi mostravano un ARR maggiore con evolocumab”.