Spondilite anchilosante: infliximab aiuta per l’uveite


I pazienti con spondilite anchilosante presentano uno spessore coroidale (ChT) dell’occhio maggiore: terapia con infliximab efficace per l’uveite

I pazienti con spondilite anchilosante presentano uno spessore coroidale (ChT) dell'occhio maggiore: terapia con infliximab efficace per l'uveite

I pazienti con spondilite anchilosante (SA) presentano uno spessore coroidale (ChT) dell’occhio maggiore, stando ai risultati di uno studio pubblicato su Archives of Rheumatology. Lo studio ha anche dimostrato una riduzione significativo di questo parametro dopo terapia con infliximab, a suggerire che il farmaco utilizzato con successo nel trattamento della SA potrebbe esercitare, in questo modo, un’azione soppressiva degli attacchi di uveite.

Razionale e disegno dello studio
L’uveite rappresenta tra le manifestazioni extra-articolari più frequenti e di entità severa associate alla SA, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio: “Casi di uveite anteriore, infatti, sono presenti in una proporzione di pazienti affetta da SA compresa tra il 30% e il 50%”.

“Ad oggi, però – continuano i ricercatori – non è ancora stata chiaramente definita la natura casuale o causale della relazione tra attacchi di uveite e SA, anche se è stata suggerita la possibilità di un’associazione con la positività all’antigene HLA-B27. Alcuni studi, peraltro, hanno suggerito come gli attacchi di uveite si riducano nei pazienti in terapia con farmaci anti-TNF, anche se i meccanismi alla base di questo effetto non sono stati esaminati in dettaglio fino ad ora”.

La misurazione dello spessore coroidale (ChT), determinato nel corso di uno studio condotto dalla stessa equipe di ricerca in pazienti con SA, è stata invocata per monitorare lo stato dell’infiammazione sistemica, soprattutto in presenza di SA con coinvolgimento oculare.

“Dopo la terapia con farmaci anti-TNF – argomentano i ricercatori – una classe di farmaci frequentemente utilizzata per trattare la SA, è stata avanzata l’ipotesi di sviluppo di un’alterazione a carico della mielinazione (…). Per questo motivo, il trattamento con questi farmaci non andrebbe raccomandato nei pazienti con malattie demielinizzanti, come la sclerosi multipla e la neuropatia motoria multifocale. È stato suggerito, però, che i farmaci anti-TNF potrebbero comportarsi come una citochina protettiva nel contesto delle malattie demielinizzanti del SNC”.

L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare in modo quantitativo il profilo di ChT in pazienti con SA mediante tomografia a coerenza ottica (OCT) e di esaminare se le anomalie a carico del segmento dell’occhio posteriore fossero reversibili mediante trattamento con inflximab di pazienti con SA attiva.

I ricercatori hanno reclutato, tra la fine del 2014 e la prima metà del 2016, 31 pazienti con SA (22 uomini e 9 donne; età media= 39,6±12,3 anni; range= 22-68 anni) e 24 controlli in buone condizioni di salute (16 uomini, 8 donne; età media= 40,8±8,9 anni; range= 35-61 anni), registrando sia le caratteristiche cliniche che quelle demografiche.

Sono ricorsi, quindi, alla OCT per  effettuare misurazioni di ChT sei mesi prima e sei mesi dopo l’inizio della terapia con infliximab nei pazienti sottoposti a trattamento, e negli stessi tempi nei controlli sani.

Risultati principali
Al basale, i pazienti con SA si caratterizzavano per un ChT maggiore (media± deviazione standard: 347,5±114,4 μm) rispetto ai controlli sani (322,1±62,8 μm), pur non raggiungendo la significatività statistica (p=0,283). A 6 mesi dalla prima misurazione, si è avuta una riduzione statisticamente significativa del ChT medio (sotto terapia con infliximab: 326,5±99,7 μm vs. prima: 347,5±114,4 μm, p=0,018) nel gruppo SA, mentre non è stata documentata l’esistenza di una variazione significativa nel gruppo di controllo (p=0,102).

Non solo: anche lo spessore del layer della fibra nervosa retinica del gruppo SA si è ridotto in modo statisticamente significativo dopo 6 mesi di trattamento con infliximab (p=0,008).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno affermato che “…la possibile ragione per il minor riscontro di attacchi di uveite nei pazienti in terapia con farmaci anti-TNF risiederebbe nel minor coinvolgimento dei tessuti dell’uvea e, quindi, della coroide. La soppressione efficace dell’infiammazione potrebbe portare anche alla soppressione delle risposte secondarie all’infiammazione. Il risultato netto, pertanto, potrebbe essere quello di una ridotta migrazione di cellule infiammatorie e, anche, ad una riduzione dell’incremento dello spessore coroidale”.

Lo studio aveva alcuni limiti metodologici intrinseci: “In primis, la terapia a 6 mesi, basata sullo stato clinico di SA, risulta efficace mentre le variazioni strutturali a carico dell’occhio posteriore potrebbero prendere maggior tempo e potrebbero non essere intercettate in modo adeguato quando questi parametri sono valutati solo a 6 mesi dall’inizio della terapia. In secondo luogo, è stata rilevata solo una blanda correlazione tra i parametri di attività di malattia e i parametri del segmento dell’occhio posteriore considerati. Va anche detto, però, a parziale spiegazione di questa osservazione, che i parametri di attività di malattia sono stati misurati nel sangue sistemico e, pertanto, potrebbero non riflettere lo stato infiammatorio locale a livello dell’occhio”.

Ciò detto, “i risultati ottenuti indicano che le variazioni a carico del segmento dell’occhio posteriore, associate con gli attacchi di uveite anteriore acuta, con un coinvolgimento oculare che si manifesta in una proporzione di pazienti con SA del 30-40% nel corso di malattia, sono reversibili con la terapia a base di infliximab”.

Bibliografia
Karkucak M et al. Infliximab therapy provides beneficial effects for choroidal thickness increase in patients with active ankylosing spondylitis: A possible mechanism mediating the suppressing of uveitis attacks. Arch Rheumatol. 2020 Sep 4;36(1):56-62. doi: 10.46497/ArchRheumatol.2021.7806. PMID: 34046569; PMCID: PMC8140873.
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