Tromboembolismo: la fibrina è la chiave per ridurre il rischio


La fibrina ricoprirebbe un ruolo strategico nella stabilizzazione del coagulo di sangue originale e nell’impedire il distacco dei frammenti

La fibrina ricoprirebbe un ruolo strategico nella stabilizzazione del coagulo di sangue originale e nell’impedire il distacco dei frammenti

Prende il nome dal fibrinogeno, una proteina plasmatica sintetizzata dal fegato, e ha un ruolo strategico nel processo di coagulazione del sangue. Stiamo parlando della fibrina, fondamentale nel creare insieme alle piastrine la “maglia” sopra il luogo di una ferita.

Oltre che per contenere le emorragie, la fibrina avrebbe un ruolo prezioso anche nel prevenire coaguli di sangue letali all’interno dei polmoni. È quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori delle università di Leeds e Sheffield, nel Regno Unito, e pubblicato sulla rivista PNASL’insorgenza di tromboembolia venosa, inclusa l’embolia polmonare, rappresenta un problema sanitario significativo che colpisce più di un milione di persone ogni anno in tutto il mondo. Un coagulo di sangue si forma a seguito della rottura di un vaso sanguigno e la sua funzione è contenere l’emorragia. Spesso può crearsi all’interno del vaso stesso in assenza di lesioni, generando così una trombosi. I ricercatori britannici, studiando sui topi, sono riusciti a individuare il ruolo chiave della fibrina come proteina coagulante in quanto i collegamenti incrociati della catena γ le conferiscono la stabilità e la maggiore resistenza alla rottura e alla frammentazione del coagulo. Senza questi collegamenti incrociati, i coaguli risultano più instabili e a rischio di produrre frammenti con conseguenti embolie associate.

Non essendo perfettamente compresi i meccanismi alla base di questo fenomeno, è stato sviluppato un protocollo di tromboembolia: è supportato da un’imaging in vivo all’avanguardia e associato a un modello murino geneticamente modificato di ridotta forza del coagulo causata da mutazioni nei siti di reticolazione della fibrina. Nei topi è stata eliminata la reticolazione della catena γ mediante il fattore XIII attivato (FGG3X) e metodi applicati per studiare il tromboembolismo. I topi FGG3X hanno un fenotipo normale, con parametri di coagulazione complessivi e aggregazione piastrinica e funzione in gran parte inalterata, ad eccezione dell’inibizione totale della reticolazione della catena γ della fibrina. La reticolazione è essenziale per la stabilità del coagulo e riduce l’embolia: eliminandola si formano trombi con forza ridotta soggetti a frammentazione. L’analisi dell’embolia in vivo, utilizzando l’imaging ottico Xtreme e la microscopia a foglio leggero, ha dimostrato che senza la reticolazione della catena γ della fibrina l’embolizzazione aumentava senza influenzare la dimensione del coagulo o la lisi.

I risultati dello studio indicano che il mantenimento del coagulo originale durante il trattamento della trombosi è essenziale per prevenire il tromboembolismo. In più i ricercatori sono riusciti a identificare nuovi bersagli per farmaci che potrebbero essere sviluppati per fermare la rottura di frammenti di una trombosi che forma embolia nei polmoni o nel cervello.