Simit: anticorpi monoclonali e vaccino complementari


Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit), fa il punto su anticorpi monoclonali e vaccini Covid

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“Noi stiamo usando gli anticorpi monoclonali da circa due mesi ma voglio sottolineare che sono completamente diversi dalla vaccinazione. La campagna di vaccinazione è infatti una campagna di prevenzione dell’infezione e serve a ridurre la circolazione del virus, quindi l’emergenza eventuale anche di nuove varianti. L’anticorpo monoclonale, invece, è curativo, serve cioè a curare le persone infettate e che quindi possono sviluppare una patologia grave”. Lo precisa alla Dire Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. Andreoni prosegue spiegando che “stiamo utilizzando gli anticorpi nei soggetti fragili che, una volta infettati, corrono un alto rischio di sviluppare un patologia grave. L’anticorpo monoclonale, però, non sostituisce il vaccino e il vaccino non sostituisce l’anticorpo monoclonale. Uno è curativo, uno è di prevenzione e profilassi. Si tratta di due cose complementari”.

Il direttore scientifico della Simit aggiunge alla Dire (www.dire.it) che “l’Aifa ha messo a disposizione un grande numero di anticorpi monoclonali, forse in una quantità eccedente la richiesta. L’anticorpo monoclonale non preclude il vaccino e viceversa. Voglio dunque dire che la vaccinazione è fondamentale e il monoclonale è utile per curare chi ha contratto il virus”.
Andreoni afferma inoltre che “in questo momento i monoclonali devono essere fatti per via endovenosa e funzionano solo se dati molto precocemente. Ritengo molto più sicuro il vaccino perché vaccinare significa proteggersi dall’infezione ed evitare di prenderla, soprattutto in forma grave. Il vaccino, infatti, protegge bene non tanto dall’infezione ma dalla malattia”.

Andreoni informa poi che “i monoclonali sono potenzialmente per tutti, a qualsiasi età, ma anche per loro valgono le regole della sperimentazione”. In questo momento i monoclonali possono essere utilizzati soprattutto da quanti sono a rischio di sviluppare una malattia grave, “altrimenti- dice l’esperto- non non è necessario il loro uso. Sono dunque per i soggetti fragili, per quelli immunodepressi o per quanti soffrono di patologie che li espongono al rischio, una volta infettati, di sviluppare la malattia in forma grave. Al soggetto giovane che sta bene non verrà certo somministrato il monoclonale perché ha una bassa probabilità di sviluppare una patologia grave”, conclude l’esperto della Simit.