Hikikomori: più casi con il ritorno alla socialità


Con il ritorno alla socialità dopo il lockdown i casi di Hikikomori sono aumentati: parla la psicoterapeuta Chiara Illiano

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“Adesso che si è tornati alla socialità, anche se con precauzioni, i casi di hikikomori sono aumentati. In linea, purtroppo, con l’ondata di disturbi dell’ansia e della depressione che hanno coinvolto molte persone. Il problema, però, è che è sempre più difficile individuarli, visto l’aumento di diverse patologie psicologiche post traumatiche che hanno colpito molti”. A parlare del fenomeno con la Dire (www.dire.it) è Chiara Illiano, psicoterapeuta e coordinatrice dell’area psicologica dell’associazione Hikikomori Italia.

“Abbiamo ricevuto molte segnalazioni da parte dei genitori, preoccupati per i propri figli colpiti dalla condizione ‘hikikomori’ che, durante il lockdown avevano reagito meglio perché era diminuita la pressione di realizzazione sociale, si erano rilassati. Gli hikikomori erano infatti tornati a sentirsi uguali agli altri, ma presto, con il riavvio di molte attività e della socialità in genere, c’è stato un tracollo, un vero contraccolpo psicologico – spiega Illiano – Alcuni di loro avevano migliorato anche i rapporti con la propria famiglia ma con il ritorno ad una quasi normalità c’è stato appunto un grande passo indietro e un notevole incremento di richieste di aiuto“. L’aumento del disagio psicologico ha colpito un po’ tutti “ma, nel caso degli hikikomori – spiega Illiano – si sono sommati anche nuovi disturbi psicologici”.

Un bilancio allarmante, aggravato anche dalla “segnalazione degli operatori dell’associazione – aggiunge la psicoterapeuta – di un peggioramento del quadro clinico degli stessi hikikomori che in alcuni casi sono arrivati fino allo sviluppo di psico-patologie psichiatriche serie che hanno richiesto l’intervento dei servizi sociali del territorio”. La pandemia ha generato nuovi casi di hikikomori a cui si sono associate anche altre patologie psicologiche. Ma quel che è ancora più preoccupante è che l’assenza di linee guida per la definizione di diagnosi di hikikomori impedisce una ricognizione reale, comporta una sottostima del fenomeno e il suo proliferare. “Noi stiamo chiedendo alla comunità scientifica un maggior coinvolgimento – sottolinea Illiano – abbiamo i dati da poter elaborare e sappiamo che stanno per essere pubblicate diverse ricerche internazionali di esperti e studiosi sul peggioramento delle condizioni degli hikikomori. Ma serve che anche l’Italia si attivi, a livello istituzionale, per affrontarlo: come associazione seguiamo migliaia di casi e le loro famiglie e abbiamo creato un’area ricerca per fare stime ufficiali ed intervenire al meglio. Faccio quindi un appello a società scientifiche, università ed istituzioni per analizzare scientificamente i dati delle ricerche della nostra associazione”.

Rispetto alla questione vaccino e relativo green pass obbligatorio, la psicoterapeuta Chiara Illiano, coordinatrice dell’associazione Hikikomori Italia, sottolinea come l’esitanza o meno degli hikikomori sia un falso problema: “Il tema è portarli a fare il vaccino, fare in modo che escano di casa per recarsi in un centro vaccinale perché questo è uno degli ostacoli caratterizzanti questa condizione. Uscire dalla propria stanza, entrare in contatto con il mondo, accogliere la sfida di interagire con l’altro. Pertanto – specifica Illiano – una possibile riluttanza o una particolare sensibilità coinvolge gli hikikomori alla stessa stregua degli altri cittadini. Certamente se un hikikomori uscisse volontariamente per fare un vaccino avremmo risolto una parte molto significativa del problema, sia della sua condizione, sia ovviamente di salute pubblica”.

In tema di socialità, dagli Europei 2020, conclusi da qualche settimana, ai Giochi olimpici di Tokyo in corso in questi giorni, ci si chiede se gli hikikomori possano sentirsi in qualche modo coinvolti: “Sappiamo che gli hikikomori usano molto il digitale, sono particolarmente informati e studiano a volte più dei loro coetanei che vivono regolarmente la socialità, a maggior ragione questa socialità ritrovata. Quindi potrebbero seguire con interesse le Olimpiadi che si stanno svolgendo a Tokyo – spiega la coordinatrice di Hikikomori Italia – Non credo però che seguire i giochi possa essere un mezzo per tornare a socializzare”.

Recentemente la scrittrice giapponese Randy Taguchi, che ha avuto un fratello hikikomori morto per auto consunzione, ha descritto l’indifferenza dei giapponesi per questi giochi, un disinteresse trasformatasi in rifiuto anche alla luce della ripresa di nuovi contagi in Giappone in concomitanza con l’avvio dei giochi olimpici: “In Giappone nell’ultimo periodo è aumentato il numero di hikikomori trovati morti nelle proprie abitazioni e vi sarà sicuramente uno studio accurato da parte del governo sul fenomeno – avverte Illiano – Ricordiamo che il Paese è stato il primo a istituire un ministero della Solitudine, perché la morte degli hikikomori è diventato un problema emergenziale. Ci auguriamo che non si debba arrivare anche da noi in Italia ad una situazione di questo tipo, fortunatamente abbiamo la capacità di intervenire con il supporto psicologico in tempi più brevi rispetto a quanto succede in Giappone, ma serve una politica della prevenzione – sottolinea Chiara Illiano – Una politica però che si costruisce a partire dall’analisi dei dati”.